Crescita del gioco d'azzardo in Italia e stagnazione del gettito fiscale
Dal 2019 al 2023, la spesa effettiva nel gioco d'azzardo in Italia è cresciuta del 14,5%; nello stesso periodo, il gettito fiscale derivante dal settore è però aumentato del solo 1,8%, complice soprattutto l'ascesa del gioco online. Contestualmente, il nostro Paese si colloca al quarto posto in Europa per propensione al gioco, con forti disparità sul territorio nazionale
Secondo il Libro Nero dellAzzardo di Federconsumatori, dal 2016 al 2024, la raccolta complessiva del gioco dazzardo in Italia ha registrato una crescita annua del 6,3%, passando dai 96,2 miliardi nel 2016 ai 157,4 miliardi nel 2024. La spesa, calcolata invece come la differenza tra la raccolta e le vincite, è aumentata del 2,3% lanno, raggiungendo i 23 miliardi nel 2024: a incidere sullapparente discrepanza le vincite, nello stesso periodo salite in media del 7,4% lanno.
Figura 1 Andamento della raccolta, vincite e spese nel gioco dazzardo in Italia
Fonte: elaborazioni di Federconsumatori su dati Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (dati provvisori)
È naturale supporre che a un incremento così marcato della raccolta e della spesa nel gioco dazzardo corrisponda una crescita proporzionale del gettito fiscale. Tuttavia, questo non accade più a partire dal periodo post-pandemico. Dal 2016 al 2019, infatti, ad aumento della raccolta del 14,8% è corrisposto un aumento del gettito del 12,9%. Questa correlazione positiva è diminuita di intensità con lo scoppio della pandemia e la relativa digitalizzazione, anche nel settore del gioco dazzardo. Dal 2019 al 2023, infatti, il gettito fiscale è aumentato dell1,8% a fronte di un aumento nella raccolta di ben 33,7 punti percentuali durante lo stesso periodo. Ciò riflette il fatto che la raccolta del gioco online è passata dai 36,3 miliardi nel 2019 (32,9% del totale) agli 82,1 miliardi nel 2023 (55,6% del totale) e che, in media, il gioco online è soggetto a una tassazione inferiore rispetto a quello fisico.
Questo problema è stato in parte arginato con il Decreto Legislativo 41/2024: le licenze per i casinò online, infatti, passeranno a 7 milioni di euro per 9 anni entro la fine del 2025, equivalenti a circa 800mila euro allanno (in precedenza, il costo di una licenza decennale era pari a 200mila euro). Inoltre, ogni casinò online sarà obbligato a versare il 3% del Ricavo Lordo di Gioco (prima era pari allo 0%), cioè le entrate nette trattenute dagli operatori dopo il pagamento delle vincite ai giocatori. A ciò si aggiunge un contributo dello 0,2% delle entrate lorde destinato ai programmi di gioco responsabile.
Figura 2 Andamento del gettito fiscale relativo al gioco dazzardo in Italia
Fonte: elaborazioni Itinerari Previdenziali su dati Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
Confrontando la spesa per il gioco dazzardo in Italia (quindi al netto delle vincite e considerando sia il gioco fisico sia quello online) con quella degli altri Paesi europei, emerge che il nostro Paese figura tra quelli con i livelli più elevati. In particolare, con riferimento al 2023, lItalia si colloca al quarto posto dopo Cipro, Islanda e Irlanda, con una spesa media annua per adulto di 436 euro; se però si considera la raccolta complessiva, il valore annuale per adulto raggiunge quasi i 3.000 euro. Osservando la spesa annua per adulto dei principali Paesi dellUnione Europea, il distacco risulta evidente: Spagna 271 euro, Francia 270 euro e Germania 216 euro.
Figura 3 Spesa annua in Europa per adulto nel gioco dazzardo nel 2023
Fonte: elaborazioni Itinerari Previdenziali su dati Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
La propensione al gioco dazzardo in Italia presenta una distribuzione territoriale fortemente disomogenea, con una marcata correlazione negativa rispetto al PIL pro capite. La raccolta media del gioco online si aggira intorno ai 1.400 euro per abitante, ma supera i 2.000 euro in Calabria, Sicilia e Campania che risultano essere le tre regioni con il PIL pro capite più basso. Al contrario, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia sono le uniche regioni in cui la raccolta per abitante scende sotto i 1.000 euro e corrispondono rispettivamente al primo, sesto e settimo posto per PIL pro capite.
Francesco Scinetti, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
4/12/2025
