Distribuzione della ricchezza e demografia: variabili essenziali per la sostenibilità dei Paesi
Anche eventi recenti come la pandemia di COVID-19 confermano la necessità di pensare allo Stato non più come a un semplice "attore economico" quanto piuttosto come a un promotore attivo di crescita inclusiva e attenta alle esigenze della popolazione: un contesto nel quale sia la distribuzione della ricchezza sia le sfide imposte dai cambiamenti demografici diventano variabili essenziali per classificare la sostenibilità dei diversi Paesi
Nel contesto di un'economia globale che si trova ad affrontare sfide importanti come quella demografica, la scarsità delle risorse naturali e il cambiamento climatico, gli Stati - in quanto attori principali dell'economia - giocano un ruolo chiave. Tuttavia, come evidenziato dall'analisi della sostenibilità dei Paesi, una ricerca unica nel suo genere che il team di DPAM svolge semestralmente già da parecchi anni, è essenziale adottare una visione olistica secondo la quale le nazioni sono sì attori economici, ma anche protagonisti dello sviluppo sostenibile. Sarà infatti essenziale che lo stimolo fiscale e altre manovre regolamentari non vadano a scapito di fattori quali la sanità, la distribuzione della ricchezza e l'istruzione poiché non ci può essere ripresa senza una crescita sostenibile e inclusiva per tutti.
Osservando più da vicino la dimensione sociale dei Paesi è possibile identificare alcune delle sfide più rilevanti nell'ambito della distribuzione della ricchezza, dellistruzione e dei fattori demografici. Questi elementi sono infatti fattori chiave per definire il grado di sostenibilità dei Paesi nel contesto attuale.
Popolazione, sanità e distribuzione della ricchezza
In questo secolo è emerso un nuovo cosiddetto "accordo" sociale. Tendenze dirompenti e contraddittorie si sono evolute con l'espansione delle opportunità di lavoro e l'aumento dei tassi di occupazione - fino a poco prima della pandemia - in una grande maggioranza di Paesi.
Tuttavia, mentre le condizioni sociali sono migliorate per gran parte della popolazione, diversi Paesi hanno dovuto affrontare problematiche legate al mondo del lavoro tra cui:
- Polarizzazione del lavoro. Esacerbata da un incremento delle attività nel settore dei servizi, caratterizzati da più elevati livelli di competenza rispetto a quelli manufatturieri, come risultato dell'automazione e della globalizzazione
- Stagnazione del reddito. Come conseguenza di una riduzione del numero di lavoratori coperti da contratti collettivi e quindi del loro potere di negoziazione salariale. Ciò potrebbe in parte spiegare la stagnazione salariale percepita nella grande maggioranza dei Paesi OCSE e di solito ampiamente al di sotto della crescita media annua del PIL osservata negli stessi Stati membri.
La combinazione di questi fattori con un sostanziale aumento del costo dei beni di prima necessità - l'alloggio in primis, ma anche l'assistenza sanitaria e l'istruzione - ha eroso il benessere, aumentato le disuguaglianze e aggravato la povertà relativa.
Figura 1 - Macro-aree considerate nellanalisi di popolazione, sanità e distribuzione della ricchezza
Fonte: DPAM, Sustainability Ranking Developed Countries, aprile 2020
L'invecchiamento della popolazione
Un'altra caratteristica chiave di questo nuovo "accordo" sociale e grande sfida per i governi, è la combinazione di una maggiore aspettativa di vita con il calo delle nascite. La maggioranza dei Paesi ha iniziato ad aumentare l'età pensionabile prevista dalla legge e persino a collegarla esplicitamente all'aspettativa di vita, come ad esempio in Danimarca, Finlandia o Svezia. Questo crescente indice di dipendenza dall'età sta anche mettendo sotto pressione la sostenibilità fiscale dei governi e il tasso netto che i lavoratori possono aspettarsi di ricevere una volta maturata la pensione. È ormai evidente che questo contributo dovrà essere compensato con il risparmio privato, in un contesto in cui però, il rischio di indebitamento delle famiglie è in aumento.
Obiettivi di uguaglianza ed equità sociale devono essere perseguiti, nonostante il mondo si trovi a una vera e propria svolta demografica: la silver economy è ormai una realtà. La popolazione sta invecchiando, i tassi di fecondità sono bassi e si registrano importanti variazioni delletà lavorativa.
La piramide demografica rovesciata incide sulla forza lavoro disponibile, nonché sulle politiche occupazionali e previdenziali, riflettendosi in scarsi miglioramenti della produttività.
Le nuove generazioni emergenti
Quasi un terzo della popolazione globale, (l86% della quale vive nei mercati emergenti) corrispondente a circa il 60% della forza lavoro mondiale è rappresentata dai millennials.
Questa generazione, caratterizzata da diversi schemi di consumo ed interessi, come ad esempio una maggiore attenzione alle tematiche ambientali, è maggiormente a rischio di povertà rispetto a quella dei loro nonni e genitori. Nel lungo termine, questo incide su crescita economica, abitazione, salute, istruzione, mercato del lavoro e finanze pubbliche. Le sfide principali, per entrambi i settori pubblico e privato, si svolgeranno in questi campi.
Figura 2 - Approccio olistico alle tre dimensioni - ambientale, sociale e di governance per
analizzare linterconnessione dei rischi
Fonte: World Economic Forum, Global Risk Report
In un contesto in cui l'intervento delle istituzioni è stato continuamente ridotto, la combinazione di questi fattori sta aumentando le tensioni e l'instabilità sociale. In questo senso linvestitore gioca un ruolo fondamentale nella scelta delle tipologie di settori ed aziende su cui puntare.
Perché operi una scelta consapevole, è essenziale considerare come i Paesi più sostenibili saranno proprio quelli in grado di sfruttare i più recenti progressi tecnologici e il progresso sociale per creare opportunità entusiasmanti e prosperità economica inclusiva per tutti.
Alessandro Fonzi CFA, Country Head Italy DPAM
7/10/2020