Fusioni tra Fondazioni di origine bancaria (e non), una necessità?

Il recente annuncio di fusione tra Fondazione Cuneo e Fondazione Bra invita a porsi un importante quesito: una perdita in termini di territorialità o, al contrario, un’occasione per rispondere ancora meglio alle attese del proprio territorio di riferimento?

Andrea Girardelli

Si era già parlato, anche in precedenti articoli, della possibità di fusione tra le Fondazioni di origine bancaria. Non c’era niente di reale. Era solo la supposizione di un cammino di sviluppo futuro. Quello che l’unione tra Fondazioni avrebbe finito con il generare era, in quel momento, solo ipotizzabile. 

Senonchè, soltanto qualche settimana dopo, è apparso su “La Stampa” di Torino, l’annuncio della fusione tra Fondazione Cuneo e Fondazione Bra. Fusione in attesa del timbro del Ministero dell’Economia, ma già benedetta  dal Presidente di ACRI Giuseppe Guzzetti e  da Giovanni Quaglia, Presidente di CRT. I perché dell’operazione sono tanti.

Vale allora proprio la la pena di riportare le considerazioni al quotidiano torinese dal Presidente della Fondazione Bra e Roero, Donatella Vigna, che forse più di tante ipotesi -  ipotesi che vanno comunque fatte perché, oltre a osservare l’oggi vale senpre la pena di pensare a quello che potrebbe esserci domani–  danno un’idea dei benefici che la fusione porterà al territorio: «I  patrimoni rendono sempre meno. Negli ultimi 10 anni le erogazioni sono diminuite La proposta di Crc ci è sembrata interessante. Mi sentivo impotente a non poter sostenere tante iniziative belle, senza scopo di lucro, ad esempio del mondo del volontariato. Ora Bra e Roero avranno una maggiore capacità di essere finanziati».Gian Domenico Genta, Presidente di CRC, da parte sua sostieneinvece che le Fondazioni possono fare squadra e unirsi, per rispondere meglio alle attese del territorio di riferimento. 

Il frazionamento delle fondazioni italiane, bancarie e non, può essere toccato con mano. Solo quelle di origine bancaria sono 88, in attesa per l’appunto del timbro del ministro Tria che dovrebbe portarle a 87. Molte di loro sono associate allo European Foundation Center, organizzazione dai natali europei (con sede a Bruxelles) ma operativa  in tutto il mondo, che fornisce utili dati sulle organizzazioni filantropiche che la patrocinano o che la appoggiano in quanto suoi membri.

Membri di European Foundation Center

Oggi, i “soci” di European Foundation Center sono 197, di cui 34 italiani inclusi 7 membri non facenti parte degli associati ACRI. Il patrimonio gestito dai membri di EFC era al 31/12/2017 di 200 miliardi. Circa 1 miliardo ciascuno. Le erogazioni del 2017, secondo l’Annual Report a firma del Presidente Massimo Lappucci, anche segretario generale di CRT – sono state di circa 22 miliardi di euro, cioè l’11% del patrimonio. Le 88 fondazioni bancarie italiane, secondo i dati ACRI aggiornati al 31/12/2017, hanno un patrimonio di circa 40 miliardi, cioè una media di 450 milioni ciascuna,  e hanno erogato circa  1 miliardo, vale a dire il 2,5% del patrimonio.

Cosa se ne può dedurre? Probabilmente, per certi programmi la dimensione ha un suo peso e non necessariamente si traduce in una perdita di attenzione per il territorio o in ottusa elefantiasi. 

Membri italiani EFC

Andrea Girardelli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

12/12/2018

 
 
 

Ti potrebbe interessare anche