La ripartizione del gettito IRPEF tra le diverse macroaree italiane

Anche nel 2023 persiste una forte spaccatura tra aree che contribuiscono molto (il Nord) e regioni che contribuiscono al gettito IRPEF in misura più marginale (il Sud): una frattura che sembra riflettere non solo le maggiori difficoltà economiche del Mezzogiorno, ma anche un più diffuso ricorso a economia sommersa e lavoro irregolare

Francesco Scinetti

Nel 2023 l’Italia ha raccolto quasi 210 miliardi di euro di gettito dall’IRPEF, di cui 185,58 miliardi, l’89,9%, di IRPEF ordinaria. Dalla ripartizione territoriale del getto fiscale, realizzata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali a partire dai dati MEF e Agenzia delle Entrate,  emerge tuttavia che il Nord contribuisce per più della metà dell’IRPEF totale. 

Nel dettaglio, le regioni settentrionali versano allo Stato 117,4 miliardi di euro, pari al 56,7% dell’IRPEF complessiva nonostante la popolazione residente al Nord sia solamente il 46,5% della popolazione totale. Caso emblematico quello della Lombardia che,  pur contando il 16,9% degli abitanti totali, corrisponde il 22,6% dell’IRPEF per un totale di 46,8 miliardi di euro, più di tutto il Centro e di tutto il Sud. Le regioni del Centro versano infatti 45,1 miliardi di euro contribuendo al 21,8% del gettito IRPEF, mentre il Sud, dove risiede un terzo della popolazione italiana, versa solamente il 21,5% delle imposte, per un valore complessivo pari a 44,6 miliardi di euro.

Figura 1 – Ripartizione regionale IRPEF 2023, comprese le addizionali regionali e comunali, relative a tutte le persone fisiche al netto TIRFigura 1 – Ripartizione regionale IRPEF per il 2023, comprese le addizionali regionali e comunali, relative a tutte le persone fisiche al netto TIR

Fonte: Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2025, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Un altro dato significativo riguarda il rapporto tra numero di contribuenti e numero di versanti sulla popolazione diviso per macroarea. Anche in questo caso a primeggiare in entrambi i rapporti è il Nord. Nello specifico, i contribuenti sono il 77,3% della popolazione mentre quelli che versano almeno 1 euro sono il 63,6% con uno scarto, quindi, tra contribuenti e versanti di 13,7 punti percentuali. Al Centro, invece, i contribuenti sono il 73,7% della popolazione, ma solo il 58,5% versa l’IRPEF, con uno scarto di 15,2 punti percentuali. Infine, al Sud la situazione è ancora peggiore: la quota di contribuenti è pari al 64,1%, ma solo il 46,6% della popolazione versa un ammontare positivo con uno scarto di 17,5 punti percentuali, il più alto tra le tre macroaree analizzate. Dati verosimilmente attribuibili, oltre a redditi più bassi rispetto al Nord, a un maggiore ricorso a lavoro sommerso e/o irregolare. 

Figura 2 – Rapporto percentuale tra contribuenti e versanti IRPEF su redditi 2023, sulla popolazione residente per macroarea

Figura 2 – Rapporto percentuale tra contribuenti e versanti IRPEF su redditi 2023, sulla popolazione residente per macroarea

Fonte: Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2025, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Un ulteriore elemento da tenere in conto, e che mostra l’enorme divario fiscale tra Nord-Centro e Sud, è dato dall’ammontare del versamento IRPEF per contribuente e per abitante. Al Nord, infatti, ogni contribuente ha versato nel 2023 una media di 6.736 euro; poco distante il valore relativo al il contribuente medio del Centro, con 6.581 euro versati. Al Sud, invece, questo ammontare cala drasticamente fino ai 4.821 euro. Tuttavia, il quadro risulta ancora più preoccupante se si analizza il gettito per abitante: in questo scenario, un residente al Nord si trova a versare in media 4.283 euro di IRPEF, mentre al Centro l’ammontare scende a 3.851 euro. Al Sud, infine, il dato è più che dimezzato rispetto al valore pro capite ed è pari a 2.244 euro. Considerando che la sola spesa sanitaria pro capite in Italia ammonta a 2.222 euro, se ne deduce che il Sud è interamente a carico delle altre regioni italiane per quanto riguarda le altre principali voci di spesa statali, come scuola, assistenza, difesa, spesa per interessi, eccetera.

Infine, anche per quanto riguarda i contribuenti per fasce di reddito lo squilibro tra Nord e Sud è evidente. Nel dettaglio, tra i dichiaranti fino a 15mila euro, che di fatto contribuiscono marginalmente al gettito fiscale, si collocano il 31,7% dei contribuenti del Nord, il 37,2% del Centro e quasi la metà, pari al 48,9%, dei contribuenti del Sud. Se a questi contribuenti, si somma la fascia dei redditi medio-bassa, tra i 15mila e i 29mila euro, si ottiene comunque una sproporzione piuttosto marcata, con il 68,8% dei contribuenti del Nord, il 71,5% del Centro e ben il 79,6% dei contribuenti del Sud. Anche guardando alla fascia del cosiddetto ceto medio tra i 29mila e i 55mila euro il divario tra il Nord-Centro e il Sud è davvero ampio, anche se questa volta risulta invertito: in questo caso, infatti, il 24,2% dei contribuenti si colloca nelle regioni settentrionali, il 22% nel Centro e il 26,9% dei contribuenti nel Mezzogiorno. 

Tutti dati che, in conclusione, confermano l’esistenza di un forte divario fiscale, soprattutto tra il Nord e il Sud, con l’Italia centrale più vicina alle “media più virtuosa” tracciata dalle regioni settentrionali in particolar modo grazie al Lazio che beneficia a propria volta dell'accentramento politico e, quindi, della presenza delle istituzioni nazionali e internazionali. D’altra parte, va rimarcato che il gap territoriale trova ampio riscontro anche prendendo in considerazione altri tipi di imposte, come IRAP (imposta regionale sulle attività produttive) e IRES (imposta sul reddito delle società): nel primo caso, il gettito fiscale del Nord ammonta a 12,9 miliardi di euro, mentre al Sud si attesta solamente a 3,8 miliardi; per quanto riguarda l’IRES, invece, le imprese del Nord versano 21,5 miliardi di euro contro gli appena 5 miliardi delle imprese del Sud. Una disparità che chiaramente riflette la maggiore concentrazione delle attività produttive nel Nord Italia, ma che deve comunque far riflettere all’interno del contesto generale. Quadro che, ad esempio, non può fare a meno di considerare anche le imposte indirette, tra le quali spicca indubbiamente l’IVA. Guardando al gettito derivante dall’IVA,  il divario tra Nord e Sud è di 82,3 miliardi a favore delle regioni settentrionali suggerendo, ancora una volta, una maggiore incidenza di fenomeni evasione fiscale nelle regioni del Mezzogiorno.

Francesco Scinetti, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

27/10/2025

 
 

Ti potrebbe interessare anche