Un Paese sfilacciato: demografia, lavoro e disuguaglianze sociali
Il tessuto economico e sociale dell'Italia si sta sfilacciando in maniera preoccupante e la pandemia da SARS-CoV-2, con conseguenti chiusure e restrizioni, ha aggravato e accelerato un processo in realtà in moto ormai da diverso tempo
Il Rapporto annuale 2022 "La situazione del Paese" pubblicato dallIstat offre un quadro completo e articolato sullo stato di salute dei cittadini e delle imprese dopo il biennio caratterizzato dalla pandemia. Il quadro che emerge è di un elevato livello di eterogeneità, di un'Italia che procede, ormai da troppo, a diverse velocità, comportando inevitabilmente un progressivo sfilacciamento.
La demografia del Paese post COVID-19: natalità e aspettativa di vita
Il punto dal quale occorre partire nellanalisi riguarda purtroppo la mortalità. Il Rapporto afferma come: Durante le fasi più intense di diffusione del virus i tassi di mortalità sono aumentati in particolare tra le persone con basso livello di istruzione e in situazioni socio-economiche più svantaggiate, con un conseguente incremento delle disuguaglianze di mortalità. Questo aspetto è passato fin troppo sottotraccia, si è parlato a più riprese, giustamente, delleccesso di mortalità legato alla popolazione anziana, la quale ha particolarmente subito gli effetti di COVID-19 a causa di fragilità legate ad aspetti biologici-anagrafici. Lelevata attenzione mediatica dedicata a questo aspetto ha comportato un'eccessiva ed esclusiva focalizzazione su questa porzione della popolazione, mentre sono stati indossati i paraocchi su altri versanti, trascurando una parte consistente di persone che ha sofferto e subito maggiormente l'emergenza, non per motivi legati alletà e alle fragilità biologiche, ma per cause da rintracciarsi nella sfera sociale, culturale ed educativa. Un aspetto che avrebbe sicuramente una più accurata e approfondita riflessione.
Il secondo tema messo in luce dallIstat è relativo a un ambito più volte sottolineato dal Presidente Blangiardo e al quale anche Itinerari Previdenziali, allinterno del suo recente Quaderno sulla Silver Economy, ha dedicato particolare attenzione: il calo della natalità, con la relativa modificazione degli indici di struttura della popolazione e i cambiamenti nella composizione delle famiglie italiane.
Figura 1 - Nuovi nati per mese di nascita dal 2020 al 2022
Fonte: Rapporto annuale Istat "La situazione del Paese", 2022
Nel primo trimestre di questanno si contano circa 10mila nati in meno rispetto allo stesso periodo del biennio pre-pandemico 2019-2020: va messa in conto la possibilità che anche questanno i nuovi nati siano inferiori alle 400mila unità.
La riduzione delle nascite e il contemporaneo aumento dellaspettativa di vita, tornata ad allungarsi dopo la breve flessione causata dalla pandemia, comporta una serie di criticità demografiche che emergono anche dalla lettura dei valori relativi agli indici di struttura. A oggi ogni 100 under 15 ci sono 186 over 65, 56 in più rispetto a ventanni fa. Il continuo calo della natalità ha instaurato un circolo vizioso, come scritto nel Rapporto 2022: La progressiva diminuzione della popolazione tra i 15 e i 49 anni, dovuta allingresso nella vita adulta di generazioni sempre meno numerose, comporta a sua volta un effetto deprimente sullo stesso flusso di nuovi nati. Si è infatti calcolato che il 60 per cento del loro calo negli ultimi dieci anni sia dipeso dalla diminuzione dei potenziali genitori.
Figura 2 - Variazione della composizione dei nuclei familiari nel tempo
Fonte: Rapporto annuale Istat "La situazione del Paese", 2022
Oltre a nascere sempre meno bambini le famiglie riducono sempre più il numero di componenti al loro interno. Nel 2021, per la prima volta, il numero di nuclei familiari monocomponenti ha superato quello delle coppie con almeno un figlio: a fronte di 8 milioni e 200mila famiglie con figli (32,5% delle famiglie totali), ci sono 8 milioni e 400 mila famiglie formate da persone sole (33,4%). Peraltro, la forbice è destinata ad ampliarsi sempre di più, arrivando nel 2040, sulla base delle previsioni Istat, a superare i 14 punti percentuali, tanto che i nuclei monocomponenti avranno unincidenza pari al 38,7%, mentre le coppie con almeno un figlio del 24,6%.
Ciò sarà ancora più un problema se si considera che una buona parte di queste persone sole sarà composto da ultre65enni, e questo ci porta alla terza criticità evidenziata dal Rapporto. A fine 2021 sono circa 6,4 milioni le persone over 65 non riescono a condurre una vita in piena autonomia, avendo moderate o gravi difficoltà nelle attività di cura personale o di cura della vita domestica. Tra costoro il bisogno di assistenza viene espresso dal 70% della platea, ma un terzo di questi soggetti non si sente adeguatamente aiutato. In un Paese che fa ampiamente ricorso alle attività di cura e assistenza familiari ma che, al tempo stesso, vede il costante aumento delle persone sole, vi è il chiaro pericolo che il sistema di reti familiari (che oggi riveste appunto un ruolo cruciale) non sia più in grado di far fronte alla domanda di welfare.
Il quadro su mercato del lavoro e retribuzioni
Oltre a quanto finora esposto, dalla lettura del Rapporto emerge unaltra importante disuguaglianza, quella lavorativa e retributiva. Il tasso di occupazione femminile tra il 2019-2020 è diminuito del doppio rispetto a quanto accaduto nellUE27: in Italia la riduzione è stata pari al 3,8%, mentre a livello europeo è stata del 1,9%. Nellultimo anno si è registrata una lieve ripresa che ha portato il tasso a superare a stento la soglia del 50% (50,7%). Anche loccupazione giovanile (15-24 anni) è stata duramente colpita dalla pandemia, tanto che tra il 2019 e il 2021 si è ridotta di quasi 1 punto percentuale, passando dal 18,4% al 17,5%, accentuando ancora di più il gap dalla media europea, che a oggi supera i 15 punti.
Sul fronte delle retribuzioni si osserva come nel settore privato sono circa 4 milioni i dipendenti - non considerando chi lavora nei settori dellagricoltura e del lavoro domestico - a bassa retribuzione, cioè coloro che percepiscono una retribuzione teorica lorda annua inferiore a 12mila euro. A questi vanno aggiunti altri 1,3 milioni di dipendenti che ricevono una bassa retribuzione oraria, ovvero inferiore a 8,41 euro lordi. Per 1 milione di dipendenti i due elementi di vulnerabilità si sommano. Anche il mondo delle imprese è colpito da disuguaglianze molto importanti. A novembre 2021 quasi un terzo delle imprese tra i 3 e i 9 addetti ha dichiarato che nella prima parte del 2022 la propria capacità produttiva sarebbe risultata inferiore rispetto a quella del 2019, e solo il 6,5% ha affermato che sarebbe stata superiore. Allopposto, nello stesso periodo, tra le imprese medie e grandi (cioè le unità con 50 addetti e più) meno del 15% prevedeva di perdere capacità produttiva, e oltre il 22% pensava di accrescerla. Più in generale, le maggiori difficoltà nel processo di recupero post-restrizioni e chiusure forzate sono state sperimentate dalle PMI e nei settori dei servizi maggiormente colpiti dalle misure di contenimento associate alla pandemia, come le attività del turismo e della ristorazione, o laggregato dei servizi ricreativi e alla persona.
Figura 3 - Imprese che per il primo semestre 2022 prevedevano di avere
una capacità superiore o inferiore rispetto al 2019
Fonte: Rapporto annuale Istat "La situazione del Paese", 2022
Dal Rapporto emerge comunque un aspetto positivo che riguarda direttamente le nostre aziende: sono molte le imprese che hanno comunque saputo cogliere da questa fase di crisi lo stimolo al progresso. Questo ha comportato una diffusione delle tecnologie digitali e un maggior investimento in capitale umano, che ha a propria volta permesso un recupero generalizzato a livello di sistema rispetto ad alcuni ritardi strutturali, oltre che di sperimentare nuovi modelli organizzativi.
Il Rapporto si chiude con un monito che è assolutamente condivisibile. Lalto livello di eterogeneità che si è sviluppato nel Paese, su molti fronti, impone di annoverare tra le priorità interventi rivolti alle imprese rimaste indietro in questo biennio per garantire la crescita dellintero sistema produttivo, nonché interventi rivolti ai più vulnerabili, e politiche adeguate per lo sviluppo delloccupazione giovanile, femminile e nel Mezzogiorno.
Contrastare le disuglianze per la crescita del Paese
Infatti, se non cresce loccupazione, e in particolare quella femminile, che è a livelli non più accettabili per un Paese a economia altamente avanzata, sarà inevitabile un incremento dei livelli di povertà. Oltre a ciò, occorre affrontare e ridurre drasticamente le disuguaglianze salariali e/o legate alla diverse tipologie di contrattuali che affollano il mercato del lavoro italiano, perché in caso contrario la quota dei cosiddetti working poor, ovvero di quelle persone che nonostante abbiano unoccupazione sono comunque in uno stato di povertà, continuerà a crescere.
Inoltre, non è più rimandabile la questione dellassistenza agli anziani e più in generale di tutti quegli aspetti che delineano e delimitano il profilo della Silver Economy, si rischia altrimenti un peggioramento grave delle condizioni e qualità della vita delle persone ultra65enni. A tal proposito il Presidente Blangiardo ha affermato: Abbiamo consapevolezza che la rete familiare non riuscirà più a garantire un volume di ore di aiuto pari a quello passato, poiché aumenteranno le persone che hanno bisogno di aiuto e perché saranno sempre di meno le donne in grado di farsene carico con la stessa intensità del passato.
In conclusione, la crescita delle disuguaglianze sta lacerando e sfilacciando sempre di più il Paese: se vogliamo evitare che gruppi sempre più ampi di popolazione - che spaziano dai giovani ai cittadini con un background migratorio, dagli anziani alle donne - restino indietro andando a creare sacche di povertà ed esclusione sociale, occorre intervenire in modo tempestivo, deciso e su molteplici fronti.
Lorenzo Vaiani, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
26/7/2022