L'asset allocation degli investitori istituzionali italiani

Gli scenari economici e finanziari con cui gli investitori istituzionali sono chiamati a confrontarsi sono in continuo mutamento, tanto da dover "navigare con le stelle in un cielo nuvoloso": com'è cambiata negli ultimi anni l'allocazione di portafoglio secondo i dati del Decimo Report Itinerari Previdenziali

Michaela Camilleri

Gli scenari economici e finanziari con cui gli investitori istituzionali sono chiamati a confrontarsi sono in continuo mutamento, tanto da arrivare a chiedersi come destreggiarsi nella gestione del patrimonio in un contesto che potremmo definire di “crisi permanente”, in cui geopolitica, inflazione, politica monetaria sono solo alcune delle variabili che determinano il nuovo ordinario. Per dirla alla Jerome Powell, “ci troviamo a navigare con le stelle in un cielo nuvoloso”.

Dal punto di vista dei rendimenti, il 2022 è stato un anno particolarmente penalizzante in quanto le tendenze osservate sui mercati finanziari, tanto sul fronte azionario quanto su quello obbligazionario, si sono riflesse sui risultati ottenuti dagli investitori istituzionali che, con l’eccezione delle Fondazioni di origine Bancaria e delle gestioni separate, hanno registrato in media rendimenti negativi. Nei primi sei mesi del 2023 le performance sono positive, in particolare nelle gestioni con una maggiore esposizione azionaria, ma consentono di recuperare solo in parte le perdite rilevate nel corso del 2022. Il Decimo Report Annuale “Investitori istituzionali italiani: Iscritti, risorse e gestori per l’anno 2022” curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali consente di verificare com’è cambiata la composizione di portafoglio di fondi pensione, Casse di Previdenza e Fondazioni di origine Bancaria nel corso degli ultimi anni per far fronte a questo contesto di continua incertezza.

 

I fondi pensione negoziali

Nel 2022 il patrimonio dei fondi negoziali ammonta a 61 miliardi di euro e, per la prima volta, subisce una contrazione, pari al -6,46% rispetto all’anno precedente. La gestione di queste risorse, in linea con le disposizioni di legge, è quasi totalmente esternalizzata attraverso l’affidamento di mandati. La composizione del patrimonio vede ancora preponderante la componente di titoli di debito, pari al 55% del totale gestito, in leggero aumento rispetto al 2021, prevalentemente per effetto della crescita della componente in titoli di Stato esteri, ma in controtendenza rispetto agli anni precedenti (57% nel 2020, 60,5% nel 2019, 62% nel 2018); considerando anche gli investimenti monetari la quota in liquidità e obbligazioni si attesta al 63%.

In dettaglio, i titoli di Stato rappresentano circa il 37% delle risorse in gestione (era il 33,6% nel 2021, il 36% nel 2020, il 42% nel 2019 e il 44,53% nel 2018), di cui il 27,6% emessi da Stati esteri e il restante 9,2% italiani (in costante calo negli ultimi anni di osservazione) mentre le obbligazioni corporate ammontano al 18,6%, in calo rispetto allo scorso anno, di cui il 17,1% di aziende estere. Diminuisce la quota investita in titoli di capitale mentre rimane sostanzialmente stabile la quota di OICR, rispettivamente pari al 22% e all’8,4%. Nonostante appunto le risorse in capo ai fondi negoziali vengano gestite prevalentemente tramite mandato, negli ultimi anni, nell’ottica di una maggiore diversificazione e di una ricerca di una fonte di rendimento “alternativa”, un numero crescente di fondi ha implementato la cosiddetta “gestione diretta”, anche se per un ammontare ancora contenuto e pari al 380 milioni di euro nel 2022. Si tratta principalmente della sottoscrizione di quote di fondi d’investimento alternativi (infrastrutture, private debt e private equity) sottoscritti sia dai singoli fondi sia nell’ambito di iniziative di sistema come il Progetto Economia Reale promosso da Assofondipensione e Cassa Depositi e Prestiti. 

 

I fondi pensione preesistenti

Anche le risorse destinate alle prestazioni in capo ai fondi preesistenti si riducono nel 2022, attestandosi a 64 miliardi di euro. A differenza dei negoziali, i fondi preesistenti gestiscono il proprio patrimonio prevalentemente in via diretta, includendo in questa definizione anche le gestioni separate che rappresentano oltre il 70% degli investimenti diretti totali.

Con riferimento ai 38 fondi inclusi nel campione del Report, rappresentativi del 94% del patrimonio complessivamente gestito dai fondi autonomi, si segnala un incremento dell’esposizione in fondi alternativi, con una quota ancora preponderante nel comparto immobiliare, seppure in costante riduzione dal 71% del 2019 al 41%. Seguono, in particolare, i fondi di private equity che confermano la crescita, passando al 24% dal 18% del 2021, i fondi infrastrutturali (dal 9,6% del 2021 all’11,85%) e i fondi di private debt (in calo all’8,66% dal 9,72% del 2021).

 

Le Casse Privatizzate dei liberi professionisti

Nel 2022 le Casse di previdenza dei liberi professionisti gestiscono un patrimonio di oltre 100 miliardi di euro, in crescita del 2,5% rispetto all’anno precedente. La gestione di questo patrimonio è prevalentemente diretta, per l’83% circa del totale attivo; il restante 17% viene affidato a società di gestione tramite specifico mandato. Negli anni si è riscontrata una tendenza sempre più diffusa a ridurre il peso dei mandati, ricorrendo anche a una modalità “ibrida” di gestione, ovvero la costituzione di fondi o veicoli dedicati per la gestione sia della componente immobiliare sia della parte liquida del portafoglio.

Guardando alla ripartizione per asset class degli investimenti diretti, si nota come circa il 60% del totale sia investito in strumenti del risparmio gestito (OICR tradizionali, FIA, ETF); nel confronto con gli anni precedenti, prosegue il calo degli immobili detenuti direttamente che sono stati via via fatti confluire in fondi d’investimento dedicati, si registra un aumento significativo dei titoli di debito, soprattutto per quanto riguarda la componente domestica, che arrivano a pesare per l’11% sul totale e un calo dei fondi comuni classificati come OICR tradizionali a vantaggio però di un aumento dei fondi alternativi che dal 22,5% arrivano al 25%. In merito a questi ultimi, il peso della componente immobiliare rimane ancora preponderante, per il 63% del totale investito in FIA, ma registra anche per il 2022 una riduzione significativa a vantaggio di asset class come il private equity, private debt e infrastrutture. 

 

Le Fondazioni di origine Bancaria

Le 86 Fondazioni di origine Bancaria gestiscono un patrimonio di 47,6 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 47,4 miliardi del 2021. In termini di ripartizione per asset class, una quota importante del patrimonio è investita nella banca conferitaria, anche se il relativo peso, a seguito del Protocollo Acri MEF del 2015, è in costante riduzione negli ultimi anni e per il 2022, per il campione di 30 fondazioni incluse nel Report, che rappresentano l’87% del totale attivo gestito, è pari al 24,46%. Oltre alla banca conferitaria, i cosiddetti impieghi istituzionali delle fondazioni sono rappresentati dalle partecipazioni in CDP e Fondazione con il Sud per un totale pari al 28% del patrimonio. Solo l’1% circa è affidato in gestione tramite mandato e il 71% è relativo a investimenti diretti.

La gestione degli investimenti è cambiata molto nel corso degli anni: prosegue infatti la tendenza all’utilizzo di veicoli dedicata a una singola Fondazione o a un gruppo di Fondazioni, nella forma di fondi o sub-fondi SICAV UCITS ma più spesso di SIF di diritto lussemburghese. Questa modalità di gestione rappresenta ormai il 37,5% del totale attivo. Il grado di diversificazione degli investimenti diretti è molto elevato, per il 2022 dei 29,25 miliardi di euro, 19,72 miliardi sono allocati in prodotti di gestione collettiva (OICR, ETF e FIA, inclusi fondi e veicoli dedicati). 

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

18/9/2023

 
 

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