CSRD, un'opportunità per le PMI

L'obbligo di rendicontazione di sostenibilità introdotto dalla Commissione Europea potrebbe cogliere gran parte delle PMI italiane ancora impreparate: benché esista il rischio che da alcune venga percepito ancora solo come una voce di costo, in verità le opportunità per le imprese non mancano

a cura di Riello Investimenti SGR

Lo scorso 21 ottobre la Commissione Europea ha adottato in via definitiva i primi dodici ESRS, Standard Europei sul Report di Sostenibilità. Questi standard permetteranno alle aziende di adempiere agli obblighi di reporting previsti dalla nuova CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive, che rende obbligatoria la rendicontazione di sostenibilità integrata al bilancio di esercizio. 

L’adozione di questo primo set di standard rappresenta un altro importante passo in avanti nella finanza sostenibile europea e permetterà di fornire al mercato e ai singoli investitori maggiori informazioni in materia ambientale, sociale e di governance, in modo da aumentare la trasparenza e la qualità delle informazioni ESG. 

 

Le novità introdotte dalla CSRD

In un contesto dove la sostenibilità sta acquisendo sempre più importanza, nel 2021 la Commissione Europea ha deciso di introdurre la nuova direttiva CSRD, in sostituzione della precedente NFRD, per ampliare la platea di società interessate alla rendicontazione non finanziaria, rendere il contenuto dell’informativa più precisochiaro e univoco e aumentare la trasparenza delle informazioni ESG

Dal nostro punto di vista la vera novità introdotta dalla CSRD è il perimetro di applicazione, perché si estenderà anche alle aziende di più piccola dimensione, seguendo una graduale entrata in vigore: per le grandi imprese quotate dall'1 gennaio 2024, l’anno successivo sarà il turno delle grandi aziende non quotate e dall'1 gennaio 2026 anche le PMI quotate saranno soggette all’obbligo di rendicontazione non finanziaria. Negli anni successivi al 2026 ci si attende che addirittura le PMI non quotate siano soggette alla normativa. Con l’entrata in vigore di questa nuova normativa si passerà in Italia, secondo le stime di KPMG, dalle circa 200 aziende che oggi redigono la dichiarazione non finanziaria a oltre 5mila imprese coinvolte in forma diretta; contando anche le aziende coinvolte in modo indiretto si arriverà a circa 100mila aziende

 

CSRD: un'opportunità per le PMI 

Già dall'1 gennaio 2024 le aziende dovranno includere nella propria rendicontazione la supply chain. Ciò determina che le PMI non quotate, in quanto spesso parte della catena del valore delle grandi imprese, saranno necessariamente chiamate a fornire una serie di dati sui temi riguardanti la sostenibilità, benché non ancora obbligate formalmente dalla normativa in vigore. Questa è una delle novità principali introdotte dalla nuova normativa e interessa in modo particolare un Paese come l’Italia, dove le PMI rappresentano l’ossatura della propria economia. Questo obbligo di rendicontazione coglie la maggioranza delle PMI italiane ancora impreparate, perché la cultura alla sostenibilità è poco diffusa e la raccolta dei dati, soprattutto quelli non finanziari, è molto complessa. 

Per questi motivi, l’obbligo di rendicontazione non finanziaria potrebbe essere considerato più un costo che un’opportunità. In realtà, se viene data la giusta importanza a questi temi, la maggior parte delle imprese maturerà piena consapevolezza di quanto questi possano rappresentare una fonte di vantaggio competitivo e apportare un valore positivo al proprio prodotto e alla propria capacità di stare sul mercato. 

Per la nostra più che ventennale esperienza, le PMI italiane proprio per la loro natura sono spesso già attente alle tematiche ambientali e sociali. Riello Investimenti SGR, tramite il modello proprietario, analizza le aziende sui temi legati alla sostenibilità in fase di due diligence e in fase di monitoraggio. Dalle analisi svolte risulta che queste imprese considerano inconsapevolmente nelle proprie decisioni aziendali gli aspetti ambientali e sociali. Infatti, proprio nel DNA delle PMI eccellenti si ritrovano i principi fondanti della sostenibilità d’impresa, ma a causa di una mancanza di lessico e una “cultura sostenibile”, sono poche le aziende che hanno redatto una dichiarazione non finanziaria. Con l’attività di engagement, Riello SGR stimola le aziende in portafoglio verso una maggiore cultura sostenibile e ad intraprendere progetti dedicati a includere nelle decisioni aziendali anche azioni per mitigare e migliorare il proprio impatto ambientale e sociale

La presenza di aziende nei fondi di Riello SGR le porta a essere più consapevoli degli aspetti legati alla sostenibilità e più proattive nell’inserirli nei piani industriali, perché fin da subito analizzate tramite questionari di sostenibilità pre-investimento e monitorate annualmente. In questo modo le aziende si abituano fin da ora alle analisi ESG, non verranno colte impreparate dalle richieste della nuova normativa e saranno più facilmente pronte a ottemperare alle richieste del mercato.  

In questa logica, riteniamo che la sostenibilità rappresenti una delle principali leve della creazione di valore in un contesto globale articolato come l’attuale.  

A cura del Team Institutional Investors & ESG 
Riello Investimenti SGR

13/11/2023

 
 
 

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