È un buon momento per investire nel debito dei mercati emergenti?

Il debito dei mercati emergenti sarà prevedibilmente favorito dalla riapertura della Cina: considerandone la natura eterogenea, ecco come un approccio attivo e orientato al total return potrebbe contribuire a far emergere le opportunità esistenti 

a cura di Axa IM

Il focus sui timori di recessione dei mercati sviluppati implica che molti investitori potrebbero non essere al corrente della promettente crescita che si sta manifestando nei mercati emergenti. A fronte di un calo dell'inflazione in alcune regioni e dell’espansione della crescita cinese verso il resto dell'universo emergente, gli investitori potrebbero voler riconsiderare il proprio approccio al debito dei mercati emergenti e il suo ruolo nel ciclo corrente.

Non è stato un periodo semplice per il debito emergente, penalizzato dal forte aumento dei tassi d'interesse statunitensi, che hanno messo in particolare difficoltà le emissioni in valuta forte, per lo più denominate in USD. Tuttavia, in questo momento i tassi USA sembrano prossimi al picco, il che dovrebbe ridurre la tendenza all'aumento dei rendimenti. Con il picco dei tassi d'interesse, anche il rafforzamento del dollaro dovrebbe cessare, allentando così le pressioni esercitate sulle valute dei mercati emergenti.

Dal momento in cui la Cina ha avviato la riapertura della sua economia a fine 2022, assistiamo a una ripresa dell'attività dei consumatori; particolarmente favoriti sono il settore dei viaggi e quello delle vendite al dettaglio, che registrano un'accelerazione della crescita. Si tratta di un trend probabilmente destinato a proseguire, complice l'attuale rotazione della crescita verso la Cina, a scapito delle economie sviluppate. Ciò dovrebbe andare a vantaggio anche di altri Paesi emergenti beneficiati dagli scambi commerciali con la Cina, in particolare nella regione asiatica. La riapertura cinese dovrebbe favorire anche i prezzi globali delle commodity, soprattutto dei metalli, dando così ulteriore impulso ai Paesi emergenti che sono esportatori.

Questo potenziale di crescita è rafforzato dai bilanci pubblici dei Paesi emergenti che, nel complesso, restano più solidi di quelli dei Paesi del G7, anche dopo l'espansione del debito pubblico connessa a COVID-19 e il recente aumento dei costi di finanziamento.  

 

Le prossime fasi del ciclo monetario

Oltre a beneficiare di situazioni patrimoniali solide, i Paesi emergenti presentano un altro aspetto interessante, ossia il loro approccio all'inflazione. Numerose Banche Centrali dell’Area emergente sono intervenute proattivamente con rialzi dei tassi già nel 2021, con grande anticipo rispetto alle omologhe dei mercati sviluppati. Di conseguenza, l'inflazione in molti Paesi sembra aver raggiunto un punto di svolta, e molte Banche Centrali stanno terminando i propri cicli di rialzi, o si accingono a farlo.

Figura 1 - Andamento del tasso di inflazione nei mercati emergenti

Figura 1 - Andamento del tasso di inflazione nei mercati emergenti

Fonte: AXA IM, Bloomberg al 15 febbraio 2023

In America Latina (LatAm), per esempio, l'inflazione media anno su anno è scesa del 10,2% e a fine giugno ha raggiunto il 7,7% (AXA IM, Bloomberg, 31 marzo 2023), a dimostrazione di come l'inflazione nella regione si stia già abbassando grazie a interventi proattivi sui tassi. A fronte di tale situazione, l'inflazione nel mondo emergente si sta ancora avvicinando al picco.

Naturalmente, quando si considera una asset class così ampia, non possono mancare alcune anomalie, di cui la crisi inflazionistica dell'Argentina è un esempio. L'inflazione rampante argentina riflette la crisi economica che affligge il Paese dal 2018, e non un trend di più vasta portata, tanto che non si registra un allargamento del fenomeno a tutta la regione. A parte le situazioni anomale, il calo dell'inflazione mette le Banche Centrali dei mercati emergenti in condizioni di poter abbassare i tassi d'interesse nella seconda parte dell'anno. Se ciò dovesse accadere, avremmo un secondo fattore a supporto della crescita.

 

Gestire al meglio le idiosincrasie dei mercati emergenti

La situazione in Argentina fa comprendere perché crediamo in un approccio ai mercati emergenti di tipo attivo e orientato al total return, e non vincolato alle esposizioni del benchmark. Questa capacità di distinguere all'interno della stessa asset class è importante per via della natura eterogenea dei mercati emergenti. Se alcune economie emergenti sono piuttosto fragili, altre si classificano come investment grade e vantano prospettive di crescita e fondamentali molto solidi. Nella stessa regione possono esservi marcate differenze tra Paesi, impossibili da cogliere con un approccio standardizzato. Per fare un esempio, all'interno dell'America latina la nostra preferenza va alla Colombia, dove riteniamo che la frammentazione del governo renda improbabile l'attuazione di politiche radicali. Nella stessa regione, il Brasile ci sembra meno interessante, essendo più esposto a rischi di ordine politico e fiscale, con il governo Lula impegnato a mettere in atto un'espansione fiscale di vasta portata che metterà sotto pressione le finanze pubbliche. Passando ad altre aree dei mercati emergenti, alcuni Paesi tra i più fragili hanno ottenuto supporto dal FMI, intervenuto da inizio 2022 per cercare di mitigare le maggiori difficoltà di accesso al mercato.

Nel settore corporate, i fondamentali delle società dei mercati emergenti restano in gran parte robusti, soprattutto nel segmento investment grade. In alcuni casi i rating attribuiti agli emittenti sono limitati dai rating sovrani, per cui è importante effettuare un'analisi scrupolosa che faccia emergere eventuali opportunità nei casi in cui il rating non rispecchi effettivamente i fondamentali dell'impresa. Ne abbiamo una dimostrazione in Turchia, dove le emissioni sovrane incontrano grandi difficoltà, tra cui l'inflazione galoppante e il deprezzamento della valuta nazionale. Tuttavia, le grandi imprese esportatrici, che vengono pagate in dollari, potrebbero essere favorite dal peggioramento del tasso di cambio in quanto, sostenendo i costi in valuta locale, ne traggono un miglioramento dei margini.  Il mercato corporate potrebbe così offrire interessanti opportunità agli investitori.

 

Le previsioni di default indicano un andamento positivo

Escludendo gli emittenti che versano in maggiori difficoltà nel settore immobiliare russo, ucraino e cinese, le previsioni di default, fattore fondamentale per quantificare i potenziali rendimenti, per il mercato corporate high yield sono state ridimensionate al 2,1% (JP Morgan % EM corp HY, 1/02/23. I tassi di default sono ponderati alla pari ed escludono i titoli 100% quasi-sovereign​). Questa revisione positiva è riconducibile alla maggiore resilienza del contesto di crescita globale da inizio anno, che contribuisce al miglioramento dei fondamentali sul mercato corporate.

 

Diversificare le fonti di reddito

Per gli investitori che puntano ad aumentare il reddito, in questo momento il debito dei mercati emergenti offre tassi di rendimento interessanti: l'indice JP Morgan dei titoli sovrani emessi in valuta forte ha un rendimento dell'8,5%, contro il 7,2% del mercato corporate (AXA IM, Bloomberg, 31/03/23). Come si può evincere dal seguente grafico, queste valutazioni sono particolarmente interessanti per una asset class che comprende al suo interno sia titoli investment grade che titoli high yield.

Figura 2 - Rendimento per un indice blend 50/50

Figura 2 - Rendimento per un indice blend 50/50

Fonte: AXA IM, Bloomberg al 31 marzo 2023

Nel complesso, a nostro avviso il debito dei mercati emergenti può compensare gli investitori per il supplemento di rischio, offrendo al tempo stesso una possibilità di diversificazione per i portafogli obbligazionari.

Magda Branet, Head of Emerging Markets & Asian Fixed Income AXA IM

26/6/2023 


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