Educazione finanziaria: una scelta che può fare la differenza (anche per l'ambiente)

Quale legame c'è tra risparmio e ambiente? Considerare la crisi climatica nelle proprie scelte di portafoglio è una delle strade lungo le quali anche i piccoli investitori possono generare un impatto ambientale positivo: ecco perché l'educazione finanziaria può e deve diventare anche un'occasione per sensibilizzare verso le tematiche ESG

Mara Guarino e Melania Turconi

“La più grande minaccia al nostro pianeta è la convinzione che lo salverà qualcun altro”, Robert Swan. 

Un invito a una maggiore consapevolezza su investimenti e cambiamenti climatici: questa la conclusione del video realizzato dal Forum della Finanza Sostenibile in collaborazione l’agenzia di divulgazione scientifica Taxi1279, presentato in occasione del Mese dell’educazione finanziaria. Una narrazione che si pone come filo conduttore una riflessione sull’importanza di scelte di investimento consapevole e che prendano in considerazione, tra i diversi fattori di valutazione, anche l’impatto che possono generare sul clima, contribuendo agli obiettivi di mitigazione e adattamento. Con un duplice sforzo: quello di consapevolezza appunto richiesto a piccoli e medi risparmiatori, da una parte, e quello di tendere a un’informazione il più possibile condivisa, aperta e trasparente richiesto invece a consulenti finanziari e altri operatori del settore, dall’altra. 

Effetto serra, innalzamento delle temperature (la variazione negli ultimi 50 anni è ad esempio senza precedenti in migliaia di anni), scioglimento dei ghiacci e incremento dei livelli dei mari, eventi climatici imprevedibili, come cicloni e alluvioni, sensibile aumento delle concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera e acidificazione dei mari sono solo alcune delle evidenze empiriche che hanno costretto nel periodo recedente la comunità mondiale a fare i conti con la gravità della crisi climatica e ambientale in corso. Fenomeni che minacciano quotidianamente il nostro pianeta, e contribuiscono peraltro ad aggravare le disuguaglianze sociali, spesso provocati proprio dall’attività umana, potendo tristemente vantare tra le loro principali cause, ad esempio, il ricorso ai combustibili fossili e la deforestazione di ampie aree del globo: ecco perché, consapevoli o meno, siamo ora tutti chiamati a un cambio di passo e a un maggior rispetto verso la Terra e le risorse che ci offre. 

Se si vuole contenere il problema, occorre insomma intervenire con urgenza. E, per farlo, serve impegno a tutti i livelli.  Dalla comunità internazionale, proprio in questi giorni impegnata con la UN Climate Change Conference di Glasgow, ai “semplici cittadini”, sollecitati a compiere piccole azioni quotidiane di grande importanza come utilizzare mezzi di trasporto sostenibili, incentivare la raccolta differenziata o ridurre l’uso di plastica usa e getta, passando per la ricerca scientifica, chiamata a individuare nuove fonti di energia e metodi di produzione più sostenibile. 

 

Risparmio e investimento: quale il ruolo della finanza (sostenibile)?

Una sfida che non può lasciare indifferente la finanza, come del resto dimostra la crescente attenzione riservata ai cosiddetti criteri ESG, vale a dire ad attività di investimento responsabile che non si limitano a perseguire gli obiettivi tipici della gestione finanziaria (uno su tutti, produrre rendimento) ma tengono in considerazione anche aspetti di natura ambientale, sociale e di governance.

Come ben evidenziato nel corso del webinar promosso dal Forum, la finanza non è uno strumento neutro. E, così come negli ultimi decenni, ha contribuito ad alimentare un’economia ad alte emissioni e a provocare quindi l’emergenza ambientale, può diventare oggi e in futuro parte della soluzione, dimostrando di non essere certo rimasta impassibile davanti alla gravità della situazione.

Oltre a un altro modo di produrre, consumare, muoversi e abitare, è quindi importante prendere in considerazione anche modi diversi di investire, scegliendo di sostenere con i propri investimenti attività di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici: una responsabilità che non ricade sulle spalle dei soli investitori istituzionali, per i quali i criteri ESG hanno ormai una rilevanza ben consolidata, ma in grado di offrire opportunità anche ai piccoli risparmiatori che, con scelte responsabili ed “educate”, possono appunto contribuire all’azione per il clima. 

 

Investimenti ESG: una scelta “poco rischiosa” anche dal punto di vista finanziario 

Tenere conto dell’impatto ambientale non è però una questione meramente etica, come forse gli investitori meno esperti potrebbero pensare in assenza di un’adeguata (in)formazione in tal senso. Fenomeni meteorologici estremi condizionano infatti direttamente e profondamente anche l’economia, con ricadute dirette in ambito finanziario: gli investimenti sostenibili possono infatti anche garantire buoni rendimenti, o comunque rendimenti migliori di soluzioni che non tengono conto dei criteri ESG, grazie proprio a un’attenta analisi di alcuni fattori di rischio, come quelli ambientali e sociali. 

Detto altrimenti, i rischi a cui è esposta un’azienda che non adotta soluzioni ESG possono essere di vario genere: da quelli fisici dovuti ai danni atmosferici a quelli legali (le normative in quest’ambito sono sempre più stringenti e volte proprio a favorire la sostenibilità anche in ambito economico-finanziario) e reputazionali. E maggiore è il rischio cui è esposta un’impresa maggiore è il rischio dei risparmiatori che, attraverso l’acquisto di fondi e titoli, puntano proprio su quell’azienda. 

Di qui l’importanza di tenere conto dei criteri ESG e, ancora di più, di affidarsi a professionisti del settore che aiutino i meno esperti a sottoscrivere prodotti di risparmio e investimento che li integrino nei processi di analisi e selezione delle aziende, offrendo tutti gli strumenti per individuare da subito soluzioni davvero virtuose e scongiurando il rischio di pratiche di marketing ingannevoli dietro le quali si cela una scarsa attenzione verso i temi della sostenibilità ambientale e sociale. 

 

Una giusta transizione per un problema non solo ambientale 

Quando ci si occupa di clima è fondamentale non trascurare gli effetti sociali della crisi ambientale. A pagare le conseguenze di eventi avversi sono infatti gli abitanti dei territori colpiti e non tutti hanno le stesse risorse per affrontare situazioni avverse o, peggio, per superare i disagi subiti: i Paesi più poveri – e le persone più povere all’interno dei Paesi poveri – sono dunque i più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Per questa ragione, occorre non solo che si compia una transizione verso un’economia climaticamente neutra ma anche sincerarsi che si tratti di una just transition, vale a dire di una transizione equa e inclusiva, che non lasci dietro nessuno e soprattutto quanti ne avrebbero maggiore bisogno. 

Una trasformazione della quale la finanza può essere dunque motore insieme agli investitori, pubblici o privati, grandi o piccoli che siano: negare il problema, affrontarlo in maniera superficiale o farlo seriamente cogliendo anche le opportunità offerte da questo percorso di innovazione e cambiamento? A ciascuno di noi la scelta! 

Mara Guarino e Melania Turconi, Itinerari Previdenziali 

10/11/2021

 
 

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