Family Office: come prepararsi al grande trasferimento di ricchezza intergenerazionale?
Sebbene sia in corso il più grande trasferimento di ricchezza della storia, solo la metà dei Family Office a livello globale ha già un piano di successione patrimoniale. Un passaggio di testimone che avrà probabilmente un impatto anche sui mercati, in linea con le (diverse) esigenze e necessità delle nuove generazioni anche in materia di investimenti
The Great Wealth Transfer è il fenomeno che identifica il grande trasferimento di ricchezza che sta avvenendo - in particolare negli Stati Uniti per entità di patrimonio - tra diverse generazioni: i Baby Boomer, infatti, si preparano a lasciare in eredità a Gen X, Millenials e Gen Z un ingente ammontare di beni, con un valore stimato in 84 trilioni di dollari solo per quanto riguarda gli USA. Un passaggio di testimone anche i termini di abitudini nei consumi, finalità del risparmio e obiettivi di investimento e che, quindi, avrà verosimilmente un impatto significativo anche sui mercati, rendendo inoltre necessaria unattenta pianificazione successoria al fine di garantire la protezione e la valorizzazione del patrimonio.
Comè naturale, tale fenomeno affonda le sue radici innanzitutto nei trend demografici e in una distribuzione della ricchezza fortemente sbilanciata tra le diverse generazioni, con la maggior parte concentrata nelle mani della popolazione più anziana. Secondo un recente rapporto Censis, uno degli effetti della denatalità è che il numero di eredi sta progressivamente diminuendo, favorendo quindi unulteriore concentrazione della ricchezza. In Italia, il 58,3% della ricchezza netta appartiene a famiglie che fanno capo a un membro della cosiddetta Silent Generation o ai figli del Boom Economico del Dopoguerra, in una percentuale destinata a salire ulteriormente considerando che lincidenza degli over 65enni sul totale della popolazione salirà, secondo le previsioni, dal 24% del 2023 a oltre il 32% nel 2040.
Eppure, nonostante sia in corso il più grande trasferimento di ricchezza della storia, secondo il Global Family Office Report 2025 di UBS solo poco più di una famiglia su due (il 53%) dispone di un piano di successione patrimoniale. Nel dettaglio, la surveyha coinvolto 317 Family Office a livello globale, mostrando come si punti innanzitutto su un approccio a lungo termine e ci si concentri sulla conservazione del patrimonio per le generazioni future. Tuttavia, tra queste, circa un terzo (29%) non considera prioritario il tema della pianificazione successoria ritenendo di avere il tempo necessario per farlo in futuro, mentre il 21% dichiara che i beneficiari effettivi del trasferimento di ricchezza non hanno ancora deciso come suddividere il patrimonio. Nel caso in cui siano stati disposti dei piani successori, invece, la sfida principale riguarda la gestione efficiente da un punto di vista fiscale (per il 64% dei rispondenti). A ciò si aggiunge il compito di preparare la generazione successiva alle responsabilità di ereditare il patrimonio, anche attraverso lo sviluppo delle necessarie competenze economico-finanziarie ed etiche in linea agli obiettivi della famiglia, sebbene solo il 26% coinvolga la Next-Gen nel processo di pianificazione successoria.
In ogni caso, come detto, tale epocale trasferimento di ricchezza avrà presumibilmente anche un impatto sui mercati, che dipenderà in larga misura dalle scelte di portafoglio che compiranno le nuove generazioni esplorando opportunità di investimento diverse da quelle dei propri genitori. È infatti lecito attendersi che le nuove generazioni imporranno necessità, abitudini e bisogni differenti rispetto al passato, e tutto questo andrà tradotto in prodotti più vicini alle nuove esigenze e più adatti ai nostri giorni. Secondo il Bank of America Private Banks 2024 Study of Wealthy Americans", la maggior parte dei Millenials e della Gen Z ritiene non sia più possibile ottenere rendimenti sopra la media affidandosi solamente al tradizionale mix di azioni e bond e si mostra pertanto più incline a soluzioni alternative quali, ad esempio, crypto e asset digitali, private equity e direct investment. A farla da padrone saranno probabilmente prodotti tech driven in un mondo in sempre più rapida evoluzione, con una spiccata vocazione nei confronti della sostenibilità e degli impatti tangibili dei portafogli (impact investing), ritenuti come un mezzo in grado di identificare opportunità di investimento e mitigare i rischi.
Tendenze già in parte visibili nelle scelte di portafoglio di oggi: lo studio di UBS evidenzia come se, da una parte, a livello globale, resti sostanzialmente stabile la divisione dellasset allocation tra il 56% in strumenti tradizionali (30% equity, 18% fixed income e 8% liquidità) e 44% in investimenti alternativi (21% private equity, 11% real estate e 4% private debt), dallaltra sotto la superficie cominciano a emergere strategie mirate a incrementare lesposizione verso trend di crescita di lungo periodo e ad aumentare la diversificazione.
Figura 1 Lasset allocation dei Family Office nel 2024
Fonte: UBS Global Family Office Report 2025
Ampliando lorizzonte di analisi, nei prossimi cinque anni il 46% dei Family Office punta ad aumentare lesposizione azionaria nei mercati sviluppati. Al contrario, solo il 23% guarda al reddito fisso, complici probabilmente le aspettative di discesa dei tassi di interesse, mentre dopo la battuta darresto del 2024 il private equity sembra destinato a tornare in auge per il 37% dei rispondenti, a cui si aggiunge un 30% che prevede un aumento del peso del private debt e un 23% in infrastrutture. A prescindere dallasset class, a livello tematico le opportunità più interessanti sono quelle legate allintelligenza artificiale, alla transizione energetica e alla Silver Economy, con una conoscenza e, di conseguenza, un approccio alle strategie di investimento che però varia nei confronti dei diversi settori: ad esempio, rispettivamente il 68% e il 65% dei rispondenti alla survey dichiara di avere familiarità con il settore dellintelligenza artificiale generativa e dellhealthcare, ma solo (rispettivamente) il 27% e il 35% ha una chiara strategia di investimento in tali ambiti.
Figura 2 I principali rischi dei prossimi 12 mesi/5 anni
Fonte: UBS Global Family Office Report 2025
Il tutto sempre tenendo conto del contesto di mercato e dellincertezza dello scenario congiunturale: nei prossimi 12 mesi, la preoccupazione più significativa è rappresentata dalla guerra commerciale per il 70% dei Family Office, seguita dalle turbolenze geopolitiche (52%) e dallinflazione (44%). Per quanto riguarda il medio-lungo periodo (il prossimo quinquennio), invece, se i timori per lo scoppio di nuovi conflitti armati restano al primo posto (61%), sul podio salgono anche il rischio di una recessione globale (53%) e di crisi del debito (50%). Valgono una menzione particolare poi anche il cambiamento climatico (48%), gli effetti negativi dellinnovazione tecnologica (33%) e il rischio di nuove crisi sanitarie (30%).
Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
3/6/2025