Fondi pensione (negoziali e preesistenti), il bilancio 2022

Trend positivo per iscritti e contributi, rendimenti in sofferenza a causa dell'andamento particolarmente negativo dei mercati: composizione e gestione del patrimonio nel bilancio dei fondi pensione tratto dal Decimo Report Itinerari Previdenziali

Michaela Camilleri

Nell’attraversare la difficile situazione congiunturale del 2022, i fondi pensione hanno mostrato una buona tenuta, pur subendone le inevitabili ripercussioni: gli iscritti e i contributi hanno mantenuto tendenze di crescita in linea con il periodo pre-pandemico mentre le turbolenze che hanno investito i mercati tanto sul fronte obbligazionario quanto su quello azionario hanno penalizzato il risultato della gestione finanziaria, con conseguente decremento dell’attivo netto destinato alle prestazioni. È quanto emerge, in estrema sintesi, dal bilancio del sistema dei fondi pensione tratto dal Decimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2022", pubblicazione curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e presentata lo scorso 11 settembre in Borsa Italiana a Milano. Come composizione e modalità di gestione del patrimonio hanno inciso sui risultati ottenuti a fine anno?

 

I dati di sintesi dei fondi negoziali e preesistenti

A fine 2022 i fondi negoziali operativi sono 33 e contano 3,806 milioni di iscritti, circa 350mila in più rispetto al 2021 (+10%). L’incremento è, in buona parte, dovuto alle adesioni contrattuali e, in parte, all’introduzione della modalità di adesione in silenzio-assenso da parte del fondo Perseo Sirio. Il flusso derivante dalle contribuzioni è stato pari a 6,051 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 5,788 del 2021 e ai 5,448 del 2020. Il patrimonio complessivo ammonta a 61,100 miliardi di euro e registra un decremento di 4,2 miliardi di euro (-6,46% rispetto al 2021), prevalentemente a causa degli effetti dell’andamento negativo dei mercati finanziari.

Sul fronte dei fondi preesistenti, invece, prosegue anche per il 2022 l’attività di consolidamento (-13 fondi), attestandosi così a 191, di cui 125 autonomi e 66 interni, costituiti rispettivamente all’interno del patrimonio di banche, imprese di assicurazione e società non finanziarie. Gli iscritti sono 647.564, in crescita rispetto ai 620.195 del 2021 (+4,4%) per effetto principalmente dell’iniziativa adottata da un fondo di grandi dimensioni che incentiva l’adesione di familiari a carico. Le risorse complessivamente destinate alle prestazioni ammontano a 64,338 miliardi di euro (-3,3 miliardi rispetto all’anno precedente), di cui il 98% in capo ai fondi autonomiI contributi sono stati pari a 4,1 miliardi di euro, in crescita dell’1,5% sul 2021.

 

Composizione e modalità di gestione del patrimonio

In linea con le disposizioni di legge, la gestione dei fondi negoziali è quasi totalmente esternalizzata attraverso l’affidamento di mandati a soggetti professionali come banche, SIM, SGR e Compagnie di Assicurazione. Del patrimonio gestito “indirettamente”, la quota più rilevante continua a essere costituita dai titoli di debito pari al 55%, in leggero aumento rispetto al 2021 e in controtendenza rispetto agli anni precedenti, prevalentemente per effetto della crescita della componente in titoli di Stato esteri; in dettaglio, i titoli di Stato rappresentano circa il 37% delle risorse in gestione, di cui il 27,6% emessi da Stati esteri e il restante 9,2% italiani (in costante calo negli ultimi anni di osservazione), mentre le obbligazioni corporate ammontano al 18,6%, in calo rispetto allo scorso anno, di cui il 17,1% di aziende estere. Considerando anche gli investimenti monetari, la quota in liquidità e obbligazioni si attesta al 63%. Diminuisce la quota investita in titoli di capitale mentre rimane sostanzialmente stabile la quota di OICR, rispettivamente pari al 22% e all’8,4%. 

Figura 1 – La composizione del patrimonio dei fondi negoziali

Figura 1 – La composizione del patrimonio dei fondi negoziali

Fonte: Decimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2022”

Gli investimenti diretti, invece, ammontano a circa 380 milioni di euro e si realizzano principalmente attraverso la sottoscrizione di quote di fondi d’investimento alternativi: i fondi infrastrutturali rappresentano il 37% dell’esposizione complessiva, seguiti dai fondi di private debt (circa il 33%), dai fondi di private equity (22%) e per la restante parte da fondi a impatto sociale, nella cui definizione rientrano in questo caso specifico fondi di social housing (circa il 6%). Tra i fondi di private debt e private equity rientrano i fondi di fondi gestiti da Fondo Italiano d’Investimento SGR nell’ambito del Progetto Economia Reale, l’iniziativa promossa da Assofondipensione e Cassa Depositi e Prestiti che, nel 2022, ha raccolto sottoscrizioni da parte di dieci fondi negoziali per un commitment complessivo di circa 220 milioni di euro. A partire da giugno 2023 si inserisce nel Progetto Economia Reale anche il “FOF Infrastrutture”, il fondo di fondi dedicato al mercato infrastrutture italiano gestito dal CDP Real Asset Sgr. 

L’esposizione in private asset da parte dei fondi negoziali si consolida anche attraverso l’affidamento di mandati: a fine 2022 risultano in essere 17 convenzioni di gestione in fondi di investimento alternativi, sottoscritti da 9 fondi (Alifond, Foncer, Fondenergia, Fondo Gomma Plastica, Fondoposte, Fopen, Pegaso, Previmoda e Telemaco) per 500 milioni di euro. Nove mandati sono relativi a fondi di private equity, sei dei quali sottoscritti nell’ambito del Progetto Iride; sei mandati riguardano fondi di private debt, di cui cinque rientrano nel Progetto Zefiro, mentre i restanti due sono multi-asset nel settore del private equity e del private debt. Si è, inoltre, concluso il processo di selezione del gestore a cui affidare mandato a investire nel settore delle infrastrutture nell’ambito del Progetto Vesta, cui hanno dato vita i fondi pensione Foncer, Fondo Gomma Plastica, Fopen, Pegaso e Previmoda.

I fondi preesistenti, invece, gestiscono direttamente circa il 60% del patrimonio e indirettamente il restante 40%. In valori assoluti, dall’analisi dei 38 fondi inclusi nel campione del Report, rappresentativi del 94% del patrimonio complessivo, risulta che la parte gestita in via diretta ammonta a 38,439 miliardi di euro, di cui 27,945 miliardi in polizze assicurative principalmente di ramo I o ramo V (gestioni separate) mentre 23,611 miliardi sono affidati a gestori professionali tramite mandati finanziari con stabili tipologie di investimenti.

Le gestioni separate, componente che ha permesso di mitigare le perdite dell’anno, rappresentano oltre il 70% degli investimenti diretti; la restante quota viene invece destinata principalmente a strumenti del risparmio gestito (OICR, FIA e SICAV dedicate di diritto lussemburghese). In merito ai fondi alternativi in portafoglio, la quota più significativa è ancora investita nel comparto immobiliare (oltre il 40% dell’esposizione totale), seguita dal private equity che conferma la crescita, passando al 23,65% dal 17,81% del 2021, dalle infrastrutture, passate all’11,85% dal 9,6% del 2021, e dal private debt (in calo all’8,66% dal 9,72% del 2021). 

Figura 2 - Gli investimenti in gestione dei fondi preesistenti 

Figura 2 - Gli investimenti in gestione dei fondi preesistenti

Fonte: Decimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2022”

Per quanto riguarda le risorse affidate ai gestori tramite mandati, rispetto al 2021 si rileva un calo generalizzato degli investimenti imputabile all’andamento negativo dei mercati finanziari sia sul fronte obbligazionario che azionario. Uniche eccezioni i titoli di Stato esteri che passano dal 18,7% al 21,3% e le azioni Italia dallo 0,8% al 2,3%

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

9/10/2023

 
 

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