Fondi pensione, perché adesso un indice azionario mondiale non diversifica molto

La media delle performance registrate negli ultimi 12 mesi è piuttosto buona per i fondi pensione aperti censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali: ampio però il gap tra comparti, una forbice su cui pesa l’esposizione all’azionario USA

Leo Campagna

Negli ultimi 12 mesi, dal 31 gennaio 2024 al 31 gennaio 2025, il rendimento medio dei fondi pensione aperti censiti nel Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali si è attestato a quota +11,6%. Ampia, tuttavia, la forbice tra le diverse performance: se il podio dei rendimenti annui più alti mostra valori compresi tra +17,6% e +15,7% , i comparti “fanalini di coda” evidenziano prestazioni comprese tra +4,5% e +7,5%. Molto dipende dalla diversificazione azionariapiù o meno orientata sull’azionario statunitense, mattatore assoluto dei mercati finanziari degli ultimi anni.

Il tema della diversificazione azionaria di portafoglio resta centrale, soprattutto adesso che la concentrazione dei principali indici azionario statunitensi è ai massimi di sempre. In quest’ottica, investire in azioni globali utilizzando ETF e fondi basati su indici come l’MSCI ACWI, che distribuisce l'esposizione tra le regioni, ma rimane fortemente sbilanciato verso l’azionario statunitense, può costituire - in questa specifica fase dei mercati finanziari - una scelta non troppo efficiente. Una recessione negli Stati Uniti, o per le politiche dell’amministrazione Trump, o per l'aumento dei tassi di interesse, o per gli sviluppi e gli impatti dell'intelligenza artificiale cinese o per qualsiasi altra causa, può provocare infatti una vulnerabilità del portafoglio.

È qui che entra in gioco la gestione attiva, che deve riuscire a dare valore aggiunto nelle scelte di portafoglio, a partire da quelle azionarie regionali. Non si tratta di prevedere il prossimo “grande vincitore”, che peraltro sarebbe impossibile, quanto piuttosto di allestire un portafoglio durevole nelle diverse condizioni di mercato senza sacrificare il potenziale di rialzo. L’azionario statunitense resta indubbiamente attrattivo alla luce di un’economia solida, prospettive positive per gli utili aziendali (e non soltanto del settore della tecnologia), tassi di interesse in tendenziale calo e politiche pro-crescita e inclini alla deregulation da parte di Trump.

Se l’impostazione del portafoglio è incentrata sul rischio invece che sul rendimento atteso, è possibile ottimizzare la diversificazione e bilanciare il rischio con il risultato di ottenere una soluzione più durevole. L’indice MSCI ACWI è molto esposto sui titoli azionari statunitensi (oltre il 60%), mentre un approccio basato sul rischio ripartisce gli investimenti in modo più uniforme tra regioni come Europa, Giappone e mercati emergenti migliorando la diversificazione e svincolando l’andamento della gestione dal peso specifico di una singola regione.

Leo Campagna

7/3/2025

 
 

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