Fondi pensione, perché l'oro dovrebbe avere uno spazio strutturale in portafoglio

Nel corso di scenari geopolitici incerti, come quelli oggi complicati dalla crisi in Medio Oriente, l'esposizione all'oro può essere un buon modo per contrastare le possibili perdite delle asset class di rischio. Alcuni spunti di riflessione a partire dai rendimenti dei fondi aperti censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali

Leo Campagna

Un guadagno medio del 2,4% dall’inizio di quest’anno al 30 settembre scorso, e del 3,6% negli ultimi 12 mesi ma con perdite ancora all’8,4% sui valori delle quote del 31 dicembre 2021: sono le performance dei fondi pensione aperti censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali. Performance che, nel caso delle linee azionarie appaiono ancora migliori, sia da inizio anno (+5,9%) e a 12 mesi (+10,4%) e sia dal 31 dicembre 2021 (-6,3%). 

Tuttavia pensare di colmare il gap o, quantomeno, ridurlo in modo significativo rispetto alle quote di inizio 2022 appare difficile. Infatti, già prima del riacutizzarsi della tensione in Medio Oriente, le prospettive dei mercati finanziari per il quarto trimestre non apparivano particolarmente promettenti. Ma ora i gestori, a maggior ragione, devono provvedere alle fortificazioni dei portafogli per renderli durevoli al nuovo contesto di mercato e ai nuovi venti di guerra. Alla luce di tutto questo, l’oro torna sotto i riflettori, anche per i fondi pensione. Vediamo perché. 

L’oro ha accusato una forte correzione dai massimi di maggio 2023 quando viaggiava oltre i 2.000 dollari l’oncia. Da quel picco, ha iniziato a perdere progressivamente valore perché il dollaro USA ha continuato a confermarsi solido sui mercati valutari internazionali e la divisa di Washington è quella in cui il metallo prezioso è quotato sui mercati: in mancanza di altre condizioni, se il biglietto verde sale il prezzo dell’oro scende. Inoltre, i tassi reali (cioè al netto dell’inflazione) sono in tendenziale rialzo e anche questi sono correlati negativamente all’oro. Infatti il possesso del metallo giallo non garantisce all’investitore nessun flusso cedolare a differenza dei titoli di Stato e delle obbligazioni e, se queste adesso rendono tra il 4% e il 6%, mentre l’inflazione tende a scendere, il loro appeal sul mercato sale a discapito dell’oro. 

Ma ora c’è appunto da valutare l’impatto di quanto sta accadendo in Medio Oriente, eventi che tendono a impattare positivamente sul prezzo dal metallo, che gode di una solida reputazione come copertura geopolitica. In specifici frangenti i guadagni dei prezzi dell’oro persistono e risultano anche molto significativi. Senza andare alla guerra dello Yom Kippur di 50 anni fa tra Israele e Egitto, dove i prezzi dell'oro sono saliti di oltre il 47% a un anno dall'inizio dell'evento, più di recente durante la grande crisi finanziaria del 2008 mentre l’oro è salito del 31,6% le Borse (indice S&P 500) hanno perso il 12,7%. Nel 2020, allo scoppio della pandemia di COVID-19, una delle poche asset class a non crollare è stata proprio l’oro, che anzi si è rafforzato. 

Questo per confermare che, in caso di scenario geopolitico ingarbugliato e incerto, l’esposizione all’oro consente di contrastare le perdite dell’azionario e, più in generale, delle asset class di rischio. Un motivo valido per mantenere in portafoglio una quota strutturale di ETF in oro anche per i fondi pensione. 

Leo Campagna

26/10/2023 

 
 

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