Fondi pensione, scelte di portafoglio e nuovi cicli economici

Le tensioni in Medio Oriente rendono ancora più difficile capire cosa accadrà sui mercati da qui a fine anno e, di riflesso, complicano anche le scelte di portafoglio degli investitori previdenziali. Siamo forse agli inizi di un nuovo ciclo economico? 

Leo Campagna

Da inizio anno i fondi pensione aperti segnano un rialzo medio del 2,4%, con i comparti azionari a +5,9%: lo rivelano le performance dei comparti censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali al 30 settembre 2023. Un risultato che potrebbe essere arrotondato se, come avvenuto nell’ultimo trimestre degli ultimi 4 anni, si materializzasse un rally di fine anno.

Ma, dopo una fase di andamento laterale dei mercati che dura da almeno 3 mesi, ci sarà davvero questo rally di fine anno? Alla luce di quanto sta accadendo in Medio Oriente sembrerebbe piuttosto improbabile, il che rende ancora più difficili le scelte di portafoglio. Anche perché non si può essere certi che le Banche Centrali siano effettivamente arrivate a fine ciclo. Vero è che in Europa e negli Stati Uniti i tassi sono aumentati molto in un periodo relativamente breve ma è altrettanto vero che partivano da zero (o addirittura dal territorio negativo) e hanno dovuto domare un’inflazione a doppia cifra. Inoltre, l’enorme bilancio delle Banche Centrali viene ridimensionato in modo graduale, mentre la liquidità in eccesso potrebbe frenare gli effetti dei rialzi della politica. Peraltro, anche una politica fiscale molto generosa tende a limitare l’effetto della politica monetaria. 

Insomma, mentre le Banche Centrali riducono la liquidità con un maggior costo del denaro, le politiche di incentivi e sussidi attuate dai governi dalla pandemia di COVID-19 a oggi restituiscono a famiglie e imprese una parte di queste risorse. Insomma, l’economia non è già in recessione perché, probabilmente, la stretta monetaria di cui si parla si riferisce solo al tasso di riferimento ufficiale, mentre tutti gli altri indicatori depongono a favore di un mix di politiche ancora di impronta espansionistica.

Questo ci porta a ipotizzare di essere all’inizio di un nuovo ciclo economico. Se così fosse, ci sarebbero implicazioni sia per i rendimenti attesi che per l’asset allocation strategica dei portafogli d’investimento. Avere i portafogli prudenti, con poche esposizioni agli asset di rischio potrebbe rivelarsi non adeguato. Inoltre, se è vero che con i tassi in salita la duration breve ha funzionato meglio rispetto al posizionamento di quelle più lunghe, lo è altrettanto che potrebbe non funzionare allo stesso modo nel caso di tassi alti a lungo.

In quest’ottica, prendere rischio di credito o rischio azionario rispetto al rischio di tasso potrebbe rivelarsi vincente. E un indizio in questo senso lo ha fornito l’andamento delle obbligazioni high yield in euro che, da inizio anno, sono in rialzo di oltre il 6%.

Leo Campagna

3/11/2023

 
 

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