L'India, nuova fabbrica del mondo: cresce l'interesse dei gestori

Dopo aver raggiunto il primo posto nella classifica dei Paesi più popolosi al mondo, l'India si candida ora a nuova fabbrica del mondo, complici anche le crescenti tensioni tra Washington e Pechino che stanno portando l'Occidente a cercare di ridurre la dipendenza delle supply chain globali dalla Cina 

Bruno Bernasconi

L’India è una delle economie a più rapida crescita nel mondo e, nonostante sia già il quinto Paese per PIL e il primo per popolazione, non sembra voler dare segnali di rallentamento, con l’ambizione di raggiungere lo status di paese a reddito medio-alto entro il 2047, anno del centenario della sua indipendenza. Il tutto assicurando che il proprio continuo slancio sia attrezzato ad affrontare le sfide del cambiamento climatico e in linea con l’obiettivo di raggiungere le net-zero emission entro il 2070. 

È quanto riporta la Banca Mondiale, secondo cui lo sviluppo degli ultimi due decenni ha inoltre portato a notevoli progressi nel ridurre l’estrema povertà di molti suoi abitanti. Si stima che tra il 2011 e il 2019 il Paese abbia dimezzato la quota di popolazione che vive in condizioni di estrema povertà, sotto i 2,15 dollari al giorno, sebbene negli ultimi anni tale ritmo sia rallentato, soprattutto durante la pandemia di COVID-19.

Da una parte persistono dunque diverse sfide, come la disuguaglianza nei consumi e la malnutrizione infantile, che interessa una percentuale pari al 35,5% di bambini sotto i 5 anni. Dall’altra parte, alcuni indicatori sull’occupazione hanno mostrato segnali di miglioramento, sebbene rimangano dei dubbi circa la qualità degli impieghi creati, la maggioranza di lavoratori poco qualificati e la crescita dei salari reali, oltre alla bassa partecipazione delle donne alla forza lavoro, perlopiù impegnate a cottimo. 

 

I dati economici

Per quanto riguarda i dati economici, dopo la contrazione del PIL reale registrata nel FY20/21 a causa della pandemia, il FY21/22 ha visto un deciso rimbalzo sostenuto da politiche monetarie e fiscali accomodanti e da un’ampia copertura vaccinale, facendo emergere l’India come uno dei Paesi a più rapida crescita economica nel mondo. La disoccupazione si attesta al 7,3% e l’inflazione al 6,7%. 

Nel FY22/23, il PIL reale ha segnato un +6,9%, grazie alla robusta domanda domestica, alla forte attività di investimento sostenuta dalla spinta del governo sulla spesa per infrastrutture e dai vivaci consumi privati. Sebbene il trend positivo sembri rimanere robusto, a partire dal terzo trimestre si è assistito a segnali di rallentamento, complice il persistere di fattori quali l’aumento del costo del denaro, condizioni finanziarie più stringenti e l’elevata inflazione, che dovrebbero portare a una crescita più moderata del 6,4% nel FY23/24 e del 6,5% l’anno successivo. Il deficit di bilancio è sceso dal oltre il 13% nel FY20/21 al 9,4% nel FY22/23, mentre il rapporto debito pubblico/PIL è diminuito da oltre l’87% a circa l’83% nello stesso periodo, anche grazie al graduale ritiro delle misure di stimolo introdotte durante l’emergenza COVID-19, con il governo che ha comunque confermato il proprio impegno ad aumentare la spesa, in particolare in infrastrutture, pur mantenendo l’obiettivo di ridurre il deficit di bilancio al 4,5% entro il 2026. 

Un quadro macroeconomico che contribuisce a spiegare il crescente interesse dei gestori per Mumbai che, secondo le stime, solo quest’anno contribuirà fino al 15% della crescita globale: una percentuale seconda solo alla Cina e superiore all'Europa e agli Stati Uniti, rendendo l’India un candidato a diventare uno dei motori dello sviluppo mondiale. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che il PIL indiano in termini reali registrerà un tasso di crescita superiore a quello della maggior parte dei Paesi emergenti e in via di sviluppo dell'Asia e a quello di tutti i Paesi avanzati dell'Asia almeno nel corso di quest'anno e del prossimo, con un ritmo di espansione del 5,9% nell'anno fiscale 2023-24 e un tasso medio del 6,1% nei prossimi cinque anni, con il potenziale per diventare la terza più grande economia al mondo entro il 2031

 

Obiettivo: diventare il primo hub manifatturiero globale

Un ulteriore sostegno potrebbe arrivare dalle iniziative adottate dal governo Modi, intenzionato a stimolare l’attività di investimento in nuovi settori. Al BRAP (Business Reform Action Plan) lanciato nel 2014, un insieme di riforme volte alla semplificazione degli adempimenti e accordi bilaterali per stimolare gli investimenti diretti esteri, nonché difese protezionistiche per ridimensionare le importazioni e dar spazio alle produzioni locali, è seguito il PLI (Production-Linked Incentives), un sistema di incentivi legati alle performance per rilanciare l’industria manifatturiera e che riguarda diversi settori, tra cui l’automotive, le energie rinnovabili, i sistemi elettronici, le telecomunicazione, la chimica e il farmaceutico, con l’obiettivo di attrarre aziende straniere e incentivare quelle locali a espandere la produzione e l’export, creando dei campioni globali. 

Secondo quanto riportato dal governo, il PLI ha generato un significativo incremento degli investimenti diretti esteri, pari al 76% nell’industria manifatturiera, passata dai 12,09 miliardi di dollari del FY20/21 ai 21,34 miliardi del FY21/22. Più in generale, gli investimenti diretti esteri annuali sono cresciuti dai 3,6 miliardi di dollari di dieci anni fa ai 46 miliardi dell’anno fiscale terminato il 31 marzo 2023. Nell’ultimo anno, gli schemi PLI in essere e che hanno fatto registrare un aumento degli IDE hanno riguardato Drugs and Pharmaceuticals (+46%), Food Processing Industries (+26%) e Medical Appliances (+91%), trasformando il paniere di esportazioni indiano dalle commodity tradizionali a prodotti ad alto valore aggiunto, come beni elettronici e tlc

Il fine ultimo è quello di trasformare l’India nel primo hub manifatturiero mondiale, sottraendo alcune catene di approvvigionamento alla Cina, tra cui settori di notevole importanza strategica e in rapida crescita come semiconduttori, veicoli elettrici ed energie rinnovabili, complici anche le crescenti tensioni tra Pechino e Washington e la volontà dell’Occidente di ridurre la dipendenza cinese. 

 

Uno sguardo alla demografia e oltre...

Infine, anche i trend demografici dovrebbero favorire l’India rispetto alla Cina. Tra il 2023 e il 2050 è previsto che Pechino raddoppi il numero di over 65enni: un trend che si verificherà anche a New Delhi ma con la differenza che il tasso di nuove nascite e la percentuale di giovani sarà superiore rispetto alla popolazione anziana. Attualmente, le persone con meno di 25 anni rappresentano quasi la metà della popolazione del Paese e le stime indicano che l’India non raggiungerà il suo picco prima del 2065, con un numero di adulti in età lavorativa che continuerà ad aumentare prima di stabilizzarsi. 

Sebbene il potenziale per diventare la nuova fabbrica del mondo sia evidente, anche grazie al programma di incentivi del governo che sta dando slancio al settore manifatturiero, la strada per raggiungere, e superare, la Cina sembra ancora lunga, complice anche la necessità di migliorare ulteriormente il sistema infrastrutturale. Gli investimenti diretti esteri in Cina, inoltre, continuano a essere ben solidi e sono sei volte maggiori rispetto a quelli destinati in India, pari nel 2021 al 3% del flusso globale contro il 19% di Pechino, mentre nello stesso anno l’industria manifatturiera ha esportato 10 volte in meno della Cina. 

  Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

4/9/2023

 
 
 

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