Investitori previdenziali e venture capital: quanto investono e cosa cambia con il DL 95/2025

Con il DL 95/2025 vengono riviste le soglie minime degli investimenti in venture capital da parte di fondi pensione e Casse di Previdenza: quanto investono oggi gli enti previdenziali nel settore e cosa cambia ai fini dell'esenzione fiscale dei rendimenti

Michaela Camilleri

Con il Decreto Legge 95 del 30 giugno 2025 vengono riviste le soglie minime degli investimenti in venture capital da parte di fondi pensione e Casse di Previdenza ai fini dell’esenzione fiscale dei rendimenti, precedentemente stabilite dalla legge concorrenza n. 193/2024. Questa revisione si inserisce nel quadro normativo relativo alla detassazione dei rendimenti da investimenti qualificati di fondi pensione e Casse di cui alla Legge 232/2016. In linea generale, i commi da 88 a 96 dell’art. 1 della Legge 232/2016 prevedono infatti un regime di esenzione fiscale dei rendimenti da “investimenti qualificati” e da investimenti in piani di risparmio a lungo termine (PIR) effettuati dagli enti previdenziali. Per investimenti qualificati si intendono: a) azioni di società residenti in Italia o in altri Stati UE/SEE (Spazio Economico Europeo) con stabile organizzazione in Italia; b) quote o azioni di OICR residenti in Italia o in altri Stati UE/SEE che investono prevalentemente in equity Italia come sopra definito; b-bis) quote di prestiti, di fondi di credito cartolarizzati erogati od originati per il tramite di piattaforme di prestiti per soggetti finanziatori non professionali; b-ter) quote o azioni di fondi per il venture capital residenti in Italia o in altri Stati UE/SEE. La soglia massima di importi da poter destinare a “investimenti qualificati” o ai “PIR” è pari al 10% dell’attivo patrimoniale della Cassa di Previdenza o del fondo pensione risultante dal rendiconto dell’esercizio precedente e per beneficiare dell’agevolazione fiscale è necessario detenere gli strumenti finanziari in questione per almeno 5 anni. 

Con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo delle PMI, l’art. 33 della Legge n. 193 del 16 dicembre 2024 ha previsto che, a partire dal 2025, il riconoscimento di questa esenzione fiscale sia subordinata all’investimento in fondi di venture capitalper almeno il 5% del paniere degli “investimenti qualificati” risultanti dal rendiconto dell’esercizio precedente. Si stabiliva poi che tale quota vincolata salisse al 10% a partire dall'anno 2026.

Il DL 95/2025 interviene su questo punto con l’obiettivo di rimodulare in modo più graduale gli investimenti minimi in venture capital. In particolare, con l’articolo 18 la soglia vincolata si riduce al 3% nel 2025, 5% nel 2026 e 10% dal 2027, rapportato agli investimenti qualificati dell'anno precedente. Inoltre, la norma precisa che sono da considerarsi investimenti qualificati in Fondi per il venture capital anche gli impegni vincolanti a realizzare direttamente o indirettamente investimenti qualificati (dunque, il commitment).

Il Decreto Legge modifica anche la definizione di fondi di venture capital quali “investimenti qualificati” di Casse di Previdenza e fondi pensione, di cui al comma 213 dell’art. 1 della legge 145/2018. Nel dettaglio, dall’1 luglio 2025 si considerano piccole e medie imprese (PMI), nelle quali i fondi di venture capital devono destinare almeno il 70% dei capitali raccolti, le imprese che, oltre a non essere quotate e residenti in Italia o in altri SM UE/SEE con stabile organizzazione in Italia, soddisfano almeno una delle seguenti condizioni:

  • non hanno operato in alcun mercato;
  • operano in un mercato qualsiasi da meno di sette anni dalla loro prima vendita commerciale; 
  • necessitano di un investimento iniziale per il finanziamento del rischio che, sulla base di un piano aziendale elaborato per il lancio di un nuovo prodotto o l'ingresso su un nuovo mercato geografico, è superiore al 50% del loro fatturato medio annuo negli ultimi cinque anni.

Come previsto dall’art. 33 comma 2 della Legge 193/2024, resta valido il riconoscimento del beneficio fiscale sui redditi finanziari derivanti dagli investimenti già effettuati alla data di entrata in vigore della legge, ossia il 18 dicembre 2024. Per tutti gli investimenti fiscalmente agevolati effettuati successivamente, fondi pensione e casse di previdenza dovranno rispettare i nuovi vincoli.

 

Il mercato del venture capital in Italia e il ruolo di Casse di Previdenza e fondi pensione

Secondo un recente studio della Banca d’Italia, l'industria italiana del venture capital è cresciuta costantemente negli ultimi cinque anni, seppure le sue dimensioni rimangano ancora contenute. Alla fine del 2023, l'ammontare del patrimonio gestito dei 14 fondi di venture capital italiani era di poco inferiore a 3 miliardi di euro, con una crescita media annua del 33% dal 2019. Poiché oltre il 70% dei fondi è stato costituito meno di cinque anni fa, la grande maggioranza sta ancora investendo le risorse raccolte e, pertanto, non è disponibile un track record delle loro performance. I gestori italiani attivi in questo segmento erano 39, circa il doppio rispetto al numero registrato nel 2019 ma con dimensioni ridotte: l'AuM medio è di circa 70 milioni di euro e l'85% non supera i 100 milioni di euro. Dato che, sottolineano gli autori del paper, indica la mancanza di operatori specializzati nella fase avanzata, dove tipicamente i fondi più grandi supportano la crescita delle aziende con una dimensione maggiore delle operazioni.

Figura 1 – Numero di asset manager e AUM dei fondi italiani di venture capital (unità e miliardi)

Figura 1 – Numero di asset manager e AUM dei fondi italiani di venture capital (unità e miliardi)

Fonte: “Il mercato italiano del venture capital”, Banca d’Italia, aprile 2025

Come noto, gli investimenti nel mercato del venture capital italiano sono limitati rispetto a quelli delle altre principali economie europee: nel triennio 2021-2023 sono stati pari a un quinto di quelli di Francia e Germania. Si consideri, peraltro, che a settembre 2024 le sei maggiori società statunitensi per capitalizzazione di mercato, ciascuna del valore di oltre 1.000 miliardi di dollari, sono state inizialmente finanziate da venture capital e ora sono attori chiave a livello globale nella rivoluzione digitale. Di queste, 5 hanno investito in Francia e Germania. Allo stesso tempo, nell'ultimo decennio la crescita del venture capital in Italia ha superato quella degli omologhi europei, suggerendo che potrebbe essere in corso un processo di recupero. Secondo gli autori del paper, le ragioni alla base del ridotto volume di investimenti in venture capital in Italia possono essere raggruppate in tre fattori: il numero di progetti innovativi che danno vita a start up è relativamente basso, il settore dei fondi di venture capital è poco sviluppato e le difficoltà nella fase di exit sono elevate.

In questo contesto di mercato, qual è l’esposizione di Casse di Previdenza e fondi pensione verso l’asset classdel venture capital? In attesa dei dati aggiornati relativi al 2024, il Report Itinerari Previdenziali consente di ottenere una fotografia degli investimenti degli enti previdenziali in questo segmento di mercato. Nel 2023 l’investimento in fondi alternativi (inclusi veicoli dedicati) da parte delle Casse di Previdenza ha raggiunto i 28 miliardi di euro. Tra questi, la quota investita in fondi di venture capital rimane modesta e pari allo 0,68% del totale FIA - anche se si conferma il trend di crescita che ha portato gli investimenti da poco meno di 16 milioni nel 2018 agli oltre 192 milioni del 2023. Di segno contrario, invece, la tendenza registrata nei fondi pensione preesistenti che hanno leggermente ridotto l’allocazione in fondi di venture capital dallo 0,97% del 2022 allo 0,62% del 2023 sul totale degli investimenti in FIA.

Figura 2 – Gli investimenti in fondi di VC sottoscritti direttamente da fondi pensione, Casse di Previdenza e Fondazioni di origine Bancaria dal 2018 al 2023

Figura 2 – Gli investimenti in fondi di VC sottoscritti direttamente da fondi pensione, Casse di Previdenza e Fondazioni di origine Bancaria dal 2018 al 2023

Fonte: Elaborazione Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Considerando anche le Fondazioni di origine Bancaria, gli investimenti in fondi di venture capital sottoscritti direttamente nel 2023 ammontano a 382 milioni di euro, così ripartiti: circa il 50% in capo alle Casse di Previdenza, seguite dalle Fondazioni di origine Bancaria con il 45% (pari a oltre 170 milioni di euro); a distanza, i fondi preesistenti, con poco meno di 19 milioni, che detengono il 5% delle risorse totali.

Sembrano, dunque, ampi i margini di crescita del mercato nel delicato equilibrio tra sostegno all’economia del Paese e mission istituzionale degli enti previdenziali.  

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

21/7/2025

 

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