Ripartire sì, ma come?

Dopo il lungo periodo di blocco imposto da COVID-19 è giusto e doveroso tornare al più presto alla normalità anche se le conseguenze della pandemia restano sotto gli occhi di tutti: ciò che più importa è ritrovare lo slancio perduto, tanto sulle economie quanto sui mercati finanziari

Niccolò De Rossi

Dopo la fase acuta della pandemia da COVID-19, chi più chi meno si sta tornado quasi completamente alla “nuova normalità”, fatta pur sempre di distanziamento e mascherine ma comunque normalità, almeno dal punto di vista della libertà di spostamento. Tornano a riempirsi i ristoranti, riaprono le aziende seppur il “lavoro da remoto” resti ancora ampiamente utilizzato soprattutto nelle realtà più grandi, con i soliti pro e contro che contraddistinguono le fasi di transizione. Ciò che è certo è che tornare alla vita di tutti i giorni deve essere l’imperativo che guida le scelte di ciascuno, a partire dai decisori politici che poi, a cascata, dettano la linea dei comportamenti di tutti. 

Un primo segnale, nonostante abbia interessato un numero ristretto di persone se preso in valore assoluto ma molto rappresentativo se contestualizzato all’interno del panorama degli investitori istituzionali, arriva dal XIV Itinerario Previdenziale, organizzato da Itinerari Previdenziali e svoltosi a Firenze dal 23 al 26 settembre. I temi trattati durante i quattro giorni di meeting non potevano che essere, calati nel contesto di riferimento, quelli delle conseguenze che l'emergenza sanitaria ha prodotto su fondi pensione, Casse di Previdenza e Fondazioni di origine Bancaria e, ancor di più, sulle prospettive di ripartenza degli investitori istituzionali italiani. 

Se da un lato infatti l’incertezza che ancora aleggia sui mercati finanziari dipende da molteplici fattori, quali l’evoluzione dei contagi, l’arrivo del vaccino, l’effettiva capacità dei governi di utilizzare i fondi europei messi a disposizione per ripartire, dall’altra c’è da mettere in conto un’economia che non tonerà a crescere rapidamente, e che sarà messa a dura prova dai tanti posti di lavoro persi, dalle aziende che hanno cessato la loro attività e in generale da un tessuto produttivo che ha bisogno di nuova linfa. L'Itinerario è stato allora l’occasione, finalmente, per poter riunire una pluralità di soggetti che, ciascuno per il proprio ruolo, rappresentano ormai una parte consistente dei risparmi previdenziali degli italiani, insieme alle società che ne gestiscono le relative risorse. I numerosi spunti forniti raccontano di come gli investitori istituzionali vedano in primo luogo la necessità di continuare a sostenere la piccola e media impresa italiana, quella famosa economia reale che negli ultimi anni sta comunque trovando sempre maggiori risorse. 

Dall’altra parte le società di gestione hanno riportato le proprie view sul futuro andamento di economia e mercati finanziari, individuando le possibili aree di investimento che possano consentire di sfruttare al meglio una ripartenza che potrà assumere diverse forme. Il nodo da sciogliere è se la dicotomia tra andamento dell’economia reale e dei mercati finanziari continuerà e se si assisterà quindi, nuovamente, a una ripresa a due velocità, più lenta per la prima e più rapida per i secondi.

A tal proposito, Prometeia Advisor SIM ha ad esempio confermato che: «L’evoluzione della pandemia, in Italia e nel mondo, rende azzardato avventurarsi in previsioni, macroeconomiche e finanziarie e l’auspicabile ripartenza potrebbe assumere l’ampio set di lettere dell’alfabeto che gli analisti quotidianamente inseriscono nelle loro analisi di scenario; ma soprattutto rimane il dubbio su come la ripartenza dei mercati, ipotizzata da Prometeia come una ripresa “a swoosh” (ovvero un calo veloce e una ripresa lenta), dalla forma simile al “baffo” simbolo della Nike, abbia a che vedere con l’effettiva ripresa delle economie». 

Come si diceva, nonostante il ritorno ad una semi normalità e nonostante un quadro della situazione in generale più chiaro rispetto a qualche mese fa, permangono numerosi elementi di incertezza che influenzano le valutazioni sul futuro. È per questo che Michele Romualdi, Head of Institutional di Fidelity International, parla di probabilità di scenari alternativi piuttosto che di scenario-atteso: «La nostra previsione base, alla quale attribuiamo una probabilità del 70%, è per un ciclo economico a U, con una brusca caduta quest’anno seguita da una lenta ripresa il prossimo anno. La flessione sarà più accentuata tra le economie sviluppate, per le quali la ripresa potrebbe in realtà assomigliare più al celebre logo della Nike con una ripresa allungata nel tempo e più graduale rispetto ai Paese emergenti e nei Paesi sviluppati in Europa rispetto agli Usa. Nonostante la gravità della caduta del PIL quest’anno, a livello globale la ripresa del 2021 dovrebbe più che compensare la flessione del 2020; grazie al risultato dei Paesi emergenti. Invece nelle economie sviluppate il 2021 non sarà sufficiente a chiudere il buco del 2020». 

Uno degli elementi che potranno contribuire a velocizzare la ripresa risiede nella capacità che dimostreranno di avere i sistemi sanitari nella gestione di nuovi focolai; è su questo assunto che si basa la previsione di Armando Piccinno, Responsabile per la distribuzione istituzionale di BNY Mellon Investment Management Italia: «Lo scenario descritto, quello di un’economia che si rimette progressivamente in moto dopo la fase di lockdown, è il nostro caso base, cui attribuiamo una probabilità del 50%. Con una virtuosa gestione dei nuovi possibili focolai e la sostituzione delle misure di blocco generalizzato con interventi mirati, la ripresa avrà una forma a “V” e il PIL globale potrebbe tornare a livelli pre-crisi entro la seconda metà del 2021. Se questo scenario dovesse essere confermato, ci aspettiamo che prosegua il momentum positivo per i mercati finanziari con una diminuzione del rischio nei Paesi emergenti e opportunità nei settori ciclici sull’azionario USA ed Europeo, affiancati a investimenti alternativi per coprire il rischio di improvvise inversioni».

Un mix delle precedenti previsioni viene fornito invece da Giuseppe Ricotta, Senior Vice President, Portfolio Manager/Analyst di Lazard Asset Management, che afferma come: «I fattori più importanti per determinare la forma della ripresa sono i tre vertici del triangolo rischio-rendimento della pandemia: il comportamento del virus, le risposte in termini di politica monetaria per fornire liquidità e supporto a determinati segmenti di mercato e le risposte in termini di politica fiscale a sostegno delle famiglie e delle imprese. L’aspettativa è che il PIL (in termini reali) si contrarrà in tutte le principali economie, tranne che la Cina, nel 2020. Per l’immediato futuro, la forma della ripresa in Italia dipenderà molto dalla capacità dell’azione di governo nel pianificare e gestire i fondi messi a disposizione dalla EU, quali per esempio il pacchetto SURE per le misure a favore del lavoro e il Next Generation EU che, se gestiti bene, avranno verosimilmente un impatto significativamente positivo sulla crescita del PILCi sono quindi buoni presupposti per una forte ripresa economica nel 2021, che potrebbe avere la forma di una radice quadrata». 

Ripresa economica, economia reale, investimenti ESG e molto altro sono stati quindi gli ingredienti che hanno condito il XIV Itinerario Previdenziale, che è stato un po' il segnale di quanto sia possibile tornare alla normalità, o meglio, di come ci siano gli strumenti per gestire in modo alternativo le attività che tutti svolgevano quotidianamente prima di COVID-19. È la testimonianza di come si debba convivere con questo nuovo scenario. E questo, probabilmente, è uno dei segnali che un Paese che deve ritrovare crescita e investimenti deve lanciare: convivere con la pandemia senza rinunciare a lavorare, produrre e costruire lavoro e welfare. Questo richiede il domani.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

30/9/2020

 
 

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