Sentiment degli investitori, più prudenti ma senza essere pessimisti

Il mese di giugno è stato decisamente positivo ma, secondo molti analisti finanziari, i continui alti e bassi dell'ultimo periodo sarebbero il segnale di forze e tendenze contrastanti tra loro: ci sarà davvero presto l'inizio di un nuovo ciclo economico? E con quali ripercussioni per gli aderenti alla previdenza complementare?

Leo Campagna

Il mese di giugno si è rivelato come uno dei più brillanti in Borsa di sempre trainando le performance dell’intero primo semestre su livelli record. Basti pensare che l’indice MSCI world delle Borse mondiali ha messo a segno un guadagno semestrale del 15,3%, mentre l’S&P 500 è balzato all’insù del +17,4% e l’Eurostoxx del +14,4%. Tutto questo nonostante il mese di maggio si fosse rivelato piuttosto irregolare, con perdite di circa sei punti percentuali per i maggiori listini azionari internazionali. Performance brillanti che hanno consentito ai fondi pensione e ai PIP censiti nel database di Itinerari Previdenziali di sfoggiare rendimenti semestrali e annuali di nuovo di un certo spessore. 

D’altra parte, negli ultimi anni, gli investitori azionari hanno dovuto confrontarsi frequentemente con i numerosi alti e bassi dei mercati. Se nel biennio 2016-2017 la tendenza al rialzo è stata piuttosto regolare, i mercati sono crollati all’inizio di febbraio del 2018 con l’indice S&P 500 di Wall Street che ha lasciato sul terreno circa il 10% in poche sedute di Borsa. Successivamente, ritoccato un nuovo massimo a settembre, il mercato azionario è nuovamente collassato accusando una perdita di circa venti punti percentuali. Dalla vigilia di Natale del 2018, gli indici di Borsa hanno iniziato il rally a cui stiamo assistendo e che ha portato, nonostante la parentesi negativa del mese di maggio, l’S&P 500 non solo a recuperare tutte le perdite del quarto trimestre 2018, ma anche a stabilire un nuovo record assoluto.

Secondo gli analisti finanziari, questo saliscendi evidenzia come siano in campo forze contrapposte che lottano per prevalere. Una di queste è la banca centrale degli Stati Uniti (Fed) sulla quale sperano gli investitori: la sua regia dovrebbe riuscire a prolungare il ciclo economico. Sul versante opposto si posizionano invece le preoccupazioni che questo ciclo economico – già tra i più lunghi della storia – possa essere prossimo alla recessione: un indizio in questo senso è quanto accaduto nel quarto trimestre 2018 quando a prevalere sono stati i timori, con il sentiment di mercato preoccupato di una politica monetaria USA aggressiva. Più di recente, a inizio maggio, le dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump di essere lontano da un accordo commerciale con la Cina hanno riacceso le preoccupazioni per un’escalation delle dispute commerciali e sulla crescita globale

Che fare? Secondo diversi osservatori conviene ridurre il rischio di portafoglio senza necessariamente assumere atteggiamenti pessimistici. Questo per il semplice fatto che non sembra esserci all’orizzonte la fine dell’attuale ciclo di crescita con il conseguente giudizio moderatamente positivo sulle azioni, le obbligazioni societarie (soprattutto quelle high yield) e i mercati emergenti. Nel caso specifico dei sottoscrittori di fondi pensione e dei PIP, restare posizionati sulle linee bilanciate, bilanciate azionarie e azionarie, a fronte di maggiori oscillazioni del valore delle quote, non dovrebbe compromettere alcunché e comportare comunque, per i prossimi 6-12 mesi, un rendimento superiore a quello che si potrebbe teoricamente ottenere con le linee garantite o a indirizzo prevalentemente obbligazionario. 

Leo Campagna 

9/8/2019

 
 

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