Spread Italia-Germania e Italia-Francia ai minimi dal 2010 e dal 2005, ma il merito non è solo italiano

Lo spread tra i titoli di Stato decennali di Italia e Francia è ai minimi degli ultimi vent'anni: il 27 agosto è sceso per la prima volta dal 2005 sotto i 10 punti; stessa dinamica per il differenziale di rendimento tra titoli di Stato tedeschi  e italiani, con lo spread passato da 234 punti base a 87. Un mutamento che racconta un significativo cambio di percezione nei mercati obbligazionari governativi europei

Francesco Scinetti

Il 27 agosto 2025 i titoli di Stato decennali italiani rendevano il 3,61% mentre i titoli di Stato francesi, sempre decennali, rendevano il 3,52%, un differenziale di solo 9 punti base che non riaccadeva dal 2005. Il 22 ottobre 2022, giorno dell’insediamento del governo Meloni, i BTP decennali rendevano il 4,77% mentre gli OAT decennali il 2,99%, quasi 180 punti base di differenza. Il restringimento del divario tra i rendimenti dei titoli italiani e francesi non è però riconducibile unicamente ai progressi dell’Italia; infatti, questa riduzione è il risultato di una duplice dinamica. Nel dettaglio, in Francia pesano l’instabilità politica e la sostenibilità dei conti pubblici sempre più a rischio: l’8 settembre il governo si presenterà al voto di fiducia su un piano da 44 miliardi di tagli alla spesa pubblica. Più opposizioni hanno già annunciato la loro contrarietà e, allo Stato attuale, la fiducia ha elevata probabilità di non passare, con conseguente caduta dell’esecutivo guidato da Bayrou. A ciò si aggiunge il deficit pubblico 2024 e 2025 rispettivamente pari al 5,8 e 4,6% del PIL, il rapporto debito pubblico - PIL in rapido aumento dal 98% nel 2019 al 113% nel 2024 e le valutazioni delle principali agenzie di rating in forte peggioramento (Moody’s ha già declassato la Francia da Aa2 a Aa3, mentre Fitch e Standard & Poor’s, pur confermando il rating pari ad AA-, indicano entrambe un outlook negativo). 

Figura 1 - Differenziale dei rendimenti decennali dei titoli di Stato: Italia-Francia e Italia-Germania

Figura 1 - Differenziale dei rendimenti decennali dei titoli di Stato: Italia-Francia e Italia-Germania

Fonte: elaborazioni Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati investing.com

In Italia, nonostante il persistere di un livello di debito pubblico tra i più alti in Europa pari al 135% del PIL (secondo solo alla Grecia), diversi fattori hanno contribuito all’avvicinamento dei rendimenti dei titoli di Stato italiani a quelli francesi. Tra questi, gioca un ruolo importante la maggiore continuità istituzionale, che ha fornito agli investitori una maggiore fiducia nella stabilità politica del Paese. A ciò si aggiunge, la traiettoria del debito pubblico in costante riduzione dal 2020, tornato ormai ai livelli pre-COVID, il deficit pubblico in riduzione al 3,3% del PIL per il 2025, il tasso di occupazione ai massimi da quando l’Istat rileva questo dato e l’outlook, assegnato da Moody’s e Fitch nel secondo trimestre del 2025, passato da “stabile” a “positivo”, segnale chiaro di un miglioramento nelle capacità dell’Italia di gestire i propri conti pubblici. 

Questa stessa dinamica si riscontra confrontando i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi a dieci anni con quelli italiani della stessa scadenza. Anche in questo caso lo spread si è ridotto di circa 150 punti base in meno di tre anni. A primo acchito si potrebbe pensare che anche questo risultato sia merito esclusivo dell’Italia, ma, di nuovo, la situazione è un po’ più complessa. Senza dubbio, come visto in precedenza, con il governo Meloni alcuni indicatori legati alla sostenibilità dei conti pubblici sono migliorati. Tuttavia, la contrazione dello spread è dovuta anche a un aumento del rischio percepito nei confronti della Germania a causa di molteplici fattori. In primis, l’annuncio del cancelliere Merz, il 4 marzo, di un piano di spesa pubblica da 500 miliardi in dieci anni per difesa e infrastrutture, che ha fatto salire in un solo giorno i rendimenti dei Bund decennali di 40 punti base. A questo si aggiunge la fase di stagnazione economica che il Paese sta attraversando: disoccupati oltre i 3 milioni (ai massimi dagli ultimi dieci anni), settore manifatturiero in profonda crisi e una contrazione dello 0,3% del PIL nel secondo trimestre del 2025.

La combinazione di una crescente instabilità nel sistema finanziario, economico e politico francese e tedesco, da un lato, e di una maggiore stabilità percepita in Italia, dall’altro, ha ridotto in modo significativo il premio al rischio richiesto dagli investitori per detenere debito pubblico italiano, mentre il premio al rischio applicato alla Francia e alla Germania è aumentato significativamente. 

Ritrovarsi con uno spread significativamente più basso non è però un traguardo privo di implicazioni negative. La Francia e la Germania, infatti, sono dei partner chiave per l’economia italiana: un loro rallentamento può riflettersi su export, fiducia e anche sulle condizioni finanziarie italiane, dato che nelle fasi di crisi gli umori dei mercati si propagano, come è successo nel 2011. Inoltre, anche con lo spread ai minimi, i rendimenti dei titoli di Stato italiani e francesi restano elevati, risultando superiori persino a quelli della Grecia, un tempo Paese simbolo della crisi del debito sovrano e della tenuta dell’euro. 

Francesco Scinetti, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

8/9/2025

 
 
 

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