Fondi pensione, risorse e strumenti per investire in economia reale

L’inserimento in portafoglio di strumenti alternativi per investire in economia reale richiede davvero specifiche competenze degli organi decisionali degli investitori? Ne abbiamo parlato con Teresa Greco, Presidente del Fondo B.R.E. Banca

Niccolò De Rossi e Gianmaria Fragassi

Il contesto economico-finanziario che ha contraddistinto gli ultimi anni, in Italia come in Europa, con tassi bassi su molte delle componenti obbligazionarie detenute in portafoglio dai fondi pensione, probabilmente subirà un cambiamento. Guardare allora ad asset alternativi più illiquidi può non solo portare rendimento aggiuntivo e inserire nell’asset allocation strumenti decorrelati con i mercati tradizionali, ma allo stesso tempo contribuire al rilancio dell’economia nazionale.

Abbiamo intervistato Teresa Greco, Presidente del Fondo B.R.E. Banca, per capire come i prossimi scenari influenzeranno le decisioni degli investitori istituzionali italiani.

Che tipo di lavoro è stato effettuato presso gli organi decisionali del fondo per dare loro gli strumenti utili ad approcciare gli investimenti in economia reale?

Nel 2014, in relazione alla costante correlazione riscontrata negli ultimi anni nei mercati finanziari la Funzione Finanza del Fondo ha posto al Consiglio il tema del possibile affiancamento agli asset tradizionali di eventuali investimenti alternativi (ad esempio, investimenti immobiliari, di private equity, di private debt, minibond, ecc.) anche alla luce dell’entrata in vigore del D.M. 166 del 2 settembre 2014, che norma i limiti e i criteri di investimento delle risorse dei fondi pensione.

Si è quindi resa necessaria per una maggiore sensibilizzazione sul tema, l’attivazione di una specifica sessione formativa sull’argomento, indirizzata ai consiglieri, nella quale venissero in particolare esplicitate, oltre a un sintetico richiamo alle caratteristiche di tali forme alternative di investimento, le inerenti implicazioni normative e di responsabilità a carico degli organi di amministrazione del fondo. Pertanto, inrelazione alla menzionata necessità di pervenire alle migliori e più efficienti scelte gestionali, è stata condivisa con i diversi fondi del Gruppo UBI la proposta di una giornata formativa, tenuta da un docente universitario e volta all’illustrazione dei diversi strumenti finanziari alternativi con l’obiettivo, nel prosieguo, di portare ai propri Consigli di Amministrazione proposte di investimenti nell’economia reale. Successivamente, la giornata formativa è stata reiterata dal Fondo B.R.E. Banca in occasione dell’insediamento dei nuovi organi di amministrazione e controllo.

Avete optato per inserire gli investimenti alternativi all’interno di preesistenti mandati o avete preferito effettuare l’investimento in modo diretto?

Nel corso del 2015 il Consiglio di Amministrazione, su proposta della Funzione Finanza, aveva aggiornato il Documento sulle Politiche di Investimento con una sostanziale modifica dei comparti bilanciati derivante dall’abbandono dei tradizionali benchmark di riferimento optando per obiettivi di rendimento pari a inflazione più uno spread diverso linea per linea e approdando a una gestione maggiormente flessibile anche attraverso l’inserimento nelle linee Prudente ed Equilibrata di strumenti alternativi di debito nella misura massima, rispettivamente, del 10% e 5%. Sotto il profilo gestionale, non attivando la gestione diretta, il fondo aveva verificato con il gestore dei due comparti la disponibilità a inserire nei rispettivi mandati gli investimenti selezionati dal fondo e condivisi con lo stesso gestore. Le scelte dei nuovi strumenti sono state effettuate entro l’anno consentendo al fondo di accedere alla richiesta del credito di imposta del 9% previsto dalla normativa in vigore in quell’anno.

In occasione dell’ultimo aggiornamento del Documento sulla Politica di Investimento effettuato nel corso del 2018 il Fondo, confermata la scelta gestionale di investimento nell’economia reale attraverso l’utilizzo di strumenti alternativi per garantire una maggiore diversificazione e flessibilità gestionale, ha valutato positivamente il protocollo n. 431 del 24/1/2018 della Covip relativo alla possibilità di adozione parziale della gestione diretta. Pertanto, verificata l’adeguatezza dello Statuto, ha deliberato di procedere con la gestione diretta delle risorse già destinate agli strumenti alternativi presenti nelle linee Prudente ed Equilibrata, scelta motivata soprattutto dall’obiettivo di contenimento dei costi di gestione. Nel prosieguo, il Consiglio non esclude la possibilità di inserimento di tali strumenti anche nel comparto Dinamico.

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Quanto è importante avere una struttura interna adeguata che possa effettuare un corretto e puntuale monitoraggio dell’investimento e che riporti costantemente le analisi al CDA?

Per poter dare una puntuale rendicontazione sugli investimenti in economia reale la Funzione Finanza, composta da tre Amministratori, mensilmente effettua un attento monitoraggio dei singoli investimenti, segue il loro andamento finanziario, esamina periodicamente il look through ed evidenzia il  risultato della verifica nella relazione inerente ciascun comparto sottoposta ad ogni riunione degli organi di Amministrazione e Controllo, per la quale il Consiglio aveva stabilito una ricorrenza almeno trimestrale.

Ci racconta qualche numero relativo al peso percentuale che gli investimenti in economia reale ricoprono all’interno del vostro portafoglio e se (e come) si è modificato nel tempo?

Gli investimenti nell’economia reale gestiti in forma diretta rispetto all’AUM totale avevano al 30 giugno 2018 un peso pari al 2,55%. Nei due comparti di riferimento (Linea Prudente ed Equilibrata) pesavano rispettivamente per il 7,80% e per il 3,80% del NAV del comparto. Recentemente tali percentuali, a seguito di un ulteriore richiamo relativo al minibond Zenit - presente in entrambi i comparti - e della sottoscrizione della Sicav di Partner Group in sostituzione di quella di Lyxor, il peso si è incrementato rappresentando a oggi il 9,14% e il 4,18% del patrimonio dei rispettivi comparti.  In futuro, non si esclude che il Consiglio possa optare per inserire anche nella Linea Dinamica investimenti in economia reale gestiti, anche in questo caso, in forma diretta.

Visto l’orizzonte temporale di lungo periodo di tali investimenti e i relativi ritorni, quanto possono rappresentare un valore aggiunto per il pagamento delle prestazioni e quali le possibili difficoltà nella valorizzazione della quota degli aderenti dovuta alla meno frequente valutazione della posizione di questi investimenti?

A oggi la scelta del Fondo B.R.E. Banca è rappresentata da strumenti che, per loro natura, hanno una valorizzazione NAV che consente di pervenire a un puntuale valore quota mensile. Qualora il NAV venisse fornito solo trimestralmente il Fondo si riserva di richiedere alla società un soft NAV mensile utile per la contabilità degli attivi gestiti. Per una valorizzazione più coerente dei valori quota con il mark to market il Fondo inoltre stima, nell’intervallo tra uno stacco cedole e l’altro, il relativo rateo in modo da non penalizzare/favorire gli apporti e gli smobilizzi effettuati nel periodo di riferimento.

I fondi pensione hanno ancora un’esposizione molto limitata a questi investimenti. Voi che potete sicuramente rappresentare un caso cui guardare, cosa potreste consigliare a chi decidesse di approcciarsi agli investimenti alternativi per il finanziamento dell’economia reale italiana?

La limitata esposizione dei Fondi Pensione in investimenti in economia reale alternativi ai tradizionali asset in parte dipende dalla normativa che in passato non consentiva tali scelte, né soprattutto la gestione diretta. In ogni caso, tenuto conto che il DM 166 consente sin dal 2014 di allargare le scelte gestionali, ritengo che i fondi non abbiano colto l’opportunità di andare verso una maggiore diversificazione dei portafogli, seppur con un occhio vigile al “rischio” incorporato in tali asset. L’esperienza del Fondo B.R.E. Banca è passata attraverso una fase formativa degli organi di amministrazione, ritenuta necessaria e soprattutto proficua in quanto la governance e le responsabilità delle scelte gestionali rimangono in ogni caso in capo al Consiglio di Amministrazione. 

Niccolò De Rossi e Gianmaria Fragassi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

15/10/2018

 
 

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