La conciliazione vita-lavoro tra "Cura" e "Rilancio"

Con la graduale ripresa delle attività e l'avvio delle fasi 2 e 3, per molti genitori la cura dei figli rimane difficile da conciliare con l'attività lavorativa. Numeri alla mano e alla luce delle novità introdotte dal decreto "Rilancio", ecco perché potenziare congedi e bonus baby-sitter potrebbe non bastare

Michaela Camilleri

In piena emergenza COVID-19, il decreto "Cura Italia" del 17 marzo scorso ha introdotto un primo pacchetto di misure straordinarie per il potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale e a sostegno di famiglie, imprese e lavoratori che si trovano a far fronte alle ricadute economiche e occupazionali dell’epidemia. In particolare, a seguito della chiusura dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole stabilita con il DPCM del 4 marzo scorso a decorrere dal giorno successivo, il provvedimento interviene in materia di conciliazione vita-lavoro attraverso l’ampliamento del congedo parentale e l’introduzione di un bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting

Il congedo COVID-19 consiste nella possibilità, per i lavoratori dipendenti, gli autonomi e gli iscritti alla Gestione Separata INPS, di astenersi dal lavoro, in maniera frazionata o continuativa, per un periodo massimo di 15 giorni, godendo comunque del 50% della retribuzione. Malgrado l’importo dell’indennità sia stato incrementato rispetto alla quota del 30% prevista per il tradizionale congedo parentale, il limitato riconoscimento economico potrebbe aver spinto molto famiglie a cercare soluzione alternative (come, ad esempio, la fruizione delle ferie). Il congedo è riconosciuto alternativamente a uno solo dei genitori per i figli di età non superiore ai 12 anni (limite di età che viene meno se si tratta di figli con disabilità), a condizione che nel nucleo familiare l’altro genitore non sia beneficiario di strumenti di sostegno al reddito previsti in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa o disoccupato o non lavoratore. Anche i genitori di ragazzi di età compresa tra i 12 e i 16 anni possono richiedere un congedo parentale straordinario, ma in questo caso non vi sarà né corresponsione di indennità né riconoscimento di contribuzione figurativa. 

In alternativa al congedo, è riconosciuta la possibilità di un bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting erogato tramite il “libretto famiglia”: l’importo così messo a disposizione dei potenziali beneficiari – in questo caso non solo lavoratori dipendenti, autonomi e iscritti alla Gestione Separata ma anche liberi professionisti (previa comunicazione all’INPS da parte delle rispettive Casse di appartenenza) – è di 600 euro, aumentato a 1.000 euro per tutte quelle categorie professionali direttamente coinvolte nella gestione dell’emergenza (medici, infermieri, sicurezza, difesa, etc). La natura macchinosa delle procedure per l’acquisto e l’attivazione del libretto famiglia, combinata con il fatto che spesso questo genere di servizi viene prestato in forma irregolare e le concrete difficoltà nell’ individuare una persona di fiducia in tempi relativamente stretti – nonché verificarne la disponibilità e i limiti posti dalle restrizioni sanitarie – soprattutto per le famiglie che fino a quel momento si sono affidate ai servizi educativi dell’infanzia, ha fin da subito portato più parti a ritenere che la misura avrebbe riscosso ben poco successo.

E, infatti,  a circa due mesi di distanza dall’entrata in vigore, i timori e le criticità circa l’efficacia dei due strumenti sembrano trovare riscontro nei numeri: stando agli ultimi dati diffusi dall’INPS, alla data del 28 aprile 2020, sono pervenute 93.729 domande di bonus baby-sitting (di cui 74.065 dal settore privato e 19.664 dal settore pubblico), contro le 190mila circa stimate nella relazione tecnica al decreto "Cura Italia", e sono stati richiesti 243.206 congedi straordinari a fronte di un’attesa di 1,7 milioni. Ciononostante, il nuovo decreto “Rilancio” ha confermato il congedo parentale estendendolo a un periodo massimo di 30 giorni e prorogando i termini per la richiesta fino al 31 luglio 2020; il provvedimento ha, inoltre, raddoppiato il bonus baby-sitter portandolo da 600 euro a 1.200 euro, da spendere anche per i centri estivi e i servizi per l'infanzia. È stata poi prevista la possibilità per i dipendenti di aziende private con figli fino a 14 anni di richiedere l’applicazione dello smart working fino alla conclusione dell’emergenza

Purtroppo, i numeri rilasciati dall’INPS non hanno indotto un cambio di direzione in materia di strumenti volti alla conciliazione-vita lavoro anche se mai come in questo momento, declinando le parole del sociologo Luca Ricolfi in un’intervista all’Huffington Post, “abbiamo bisogno di fantasia, di apertura mentale, non di rifugiarci ognuno nelle proprie credenze di sempre”. L’occasione è (o sarebbe stata, lo vedremo presto) utile per studiare misure e procedure innovative per una situazione così straordinaria!

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

13/5/2020 (modificato il 14/5/2020)

 
 
 

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