Reddito di cittadinanza: esiti, criticità ed efficacia dell'azione di contrasto della povertà

Mentre le novità sull'Isee introdotte dal Decreto Crescita ampliano di fatto la platea di potenziali beneficiari, come procede l'attuazione del reddito di cittadinanza? Malgrado i dati rilasciati siano scarsi, restano le perplessità tanto sulle modalità di concessione quanto sull'efficacia dei percorsi di inserimento lavorativo

Natale Forlani

Con l’evoluzione temporale dell'attuazione del dispositivo del reddito di cittadinanza, era lecito aspettarsi un rilascio dei rapporti di monitoraggio sull’andamento delle domande e delle prestazioni più sofisticato. Diversamente i dati rilasciati, così come le informazioni rese disponibili, diventano ancora più scarni.  

Tabella 1 | Stato delle richieste del reddito di cittadinanza al 31 maggio 2019

Fonte: elaborazione Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su base dati INPS

L’INPS fa sapere che le domande inoltrate alla data del 31 maggio ultimo scorso sono state 1,252 milioni (Tabella 1): 960mila quelle lavorate, 674mila quelle accolte, 277mila quelle respinte, circa 9mila quelle da verificare ulteriormente. Circa 170mila domande sono state inoltrate da cittadini di origine estera, tra queste 128mila arrivano da parte di extra-comunitari. Sono circa 2 milioni le persone appartenenti ai nuclei familiari che hanno ricevuto il riconoscimento della prestazione.

Le percentuali di distribuzione territoriali delle domande inoltrate sono in buona sostanza simili a quelle rilevate nei precedenti aggiornamenti (riproposte nella Tabella 2), con grande prevalenza, il 57%, delle richieste provenienti dalle regioni del Sud e delle Isole.

Tabella 2 | Distribuzione territoriale delle richieste del reddito di cittadinanza al 12 aprile 2019

Distribuzione territoriale delle richieste del Reddito di Cittadinanza al 12 aprile 2019

Fonte: elaborazione Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su base dati INPS

Sempre l’Istituto fa sapere che la prestazione media per nucleo familiare è intorno ai 540 euro, mentre è di 210 euro il valore medio delle pensioni di cittadinanza erogate, circa 81mila. Niente viene comunicato sulla struttura dei nuclei familiari, sui minori coinvolti, sul numero dei non autosufficienti e sulle potenziali persone da coinvolgere nelle politiche attive del lavoro e nei progetti di inclusione sociale. Nemmeno sulla stratificazione dei sussidi, che aveva sollecitato molti commenti dopo il primo rapporto rilasciato.

La cosa non deve destare sorpresa. Era già del tutto evidente che lo sforzo primario delle istituzioni e dell’ente erogatore era stato concentrato sull’erogazione dei sussidi a prescindere dalla concreta possibilità di mettere a punto un sistema di controllo ragionevole dei requisiti dei percettori e della gestione congiunta delle informazioni tra istituzioni ed enti competenti per la messa a punto dei servizi dedicati all’inserimento lavorativo e sociale.

Ancora nessuno dei provvedimenti attuativi previsti, 16 per l’esattezza, suddivisi in atti finalizzati a trasferire le risorse: per la messa a punto delle anagrafi della residenza e del patrimoni immobiliari e mobiliari, per la gestione dei dati personali, per l’accertamento dei requisiti patrimoniali degli immigrati nei paesi di origine, per la definizione degli standard dei servizi, per la distribuzione del personale addetto ai servizi pubblici per l’impiego, per la gestione comunale dei servizi di pubblica utilità, solo per citare i principali è stato varato.

In buona sostanza l’istituto erogatore naviga a vista, si limita a valutare la qualità delle domande in buona parte corredata da autocertificazioni. Date le premesse, diventa praticamente impossibile ricavare una valutazione congrua, ancorché parziale, dell’efficacia dell’intervento.

 

Le criticità e i possibili effetti conseguenti

In queste condizioni, come del resto già preventivato, è ragionevole pensare che si accumuli un potenziale di contenziosi per il percepimento indebito del sussidio, quando la messa a punto dei provvedimenti attuativi consenta alla amministrazione di accertare i requisiti reali dei percettori.

I precedenti non confortano riguardo la ragionevole probabilità di recuperare le somme, sia per la portata politica e ambientale dell’impatto, sia per i costi del potenziale contenzioso rispetto alle esigue, e comunque discutibili, somme pro capite da riscuotere.

Per avere un’idea di quanto potrà accadere, si veda la recente decisione di annullare per legge tutte le cartelle erariali di esiguo importo, perché il costo del loro recupero viene ritenuto economicamente non conveniente.

Tutto questo produce comunque una perdita di credibilità per il sistema degli accertamenti e trasferisce sui controlli ex post – che, per definizione, si concentrano su un esiguo numero di percettori - gli oneri dell’accertamento.

Una seconda perdita di credibilità, e di efficacia, dell’intervento è inevitabilmente collegata ai ritardi della messa a punto dei servizi per l’inserimento lavorativo. Gli scopi dichiarati dai proponenti erano principalmente due: attivare una massiccia politica attiva del lavoro e scoraggiare gli atteggiamenti opportunistici sanzionando i rifiuti delle offerte di lavoro, ovvero il diniego a partecipare ai programmi di formazione e per i lavori socialmente utili, con la perdita dei sussidi.

Sulla qualità delle politiche attive del lavoro, soprattutto per l’assurda pretesa di ritenere come offerte congrue solo quelle a tempo indeterminato superiori agli 858 euro mensili, avevamo già espresso le nostre riserve. Oggi possiamo constatare che anche i ritardi intervenuti, e largamente preventivabili, rendono praticamente impossibile attivare la presa in carico dei percettori, ancora per diversi mesi.

Natale Forlani, Comitato Tecnico Scientifico Itinerari Previdenziali 

elaborazioni a cura di Giovanni Gazzoli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

1/7/2019

 
 

Ti potrebbe interessare anche