Capitale contro rendita: quali interventi per incentivare la previdenza complementare?
A partire dalle evidenze emerse dalla "Relazione per l'anno 2023", la Presidente f.f. della COVIP ha illustrato alcuni possibili interventi volti a promuovere l'iscrizione ai fondi pensione, riservando una riflessione a una possibile evoluzione delle prestazioni previdenziali finali
Lo scorso giugno, si è aperto un vivace confronto tra gli operatori del mondo della previdenza complementare dopo le parole della Presidente f.f. COVIP, Francesca Balzani, che nella sua presentazione alla Relazione per lanno 2023 ha dichiarato: Tra i possibili interventi volti a migliorare la capacità del sistema di rispondere alle esigenze delle persone, una riflessione in chiave evolutiva va riservata alla fase di erogazione delle prestazioni. La disciplina nazionale esprime oggi un favor per la corresponsione della prestazione complementare nella forma di rendita vitalizia, volta a coprire il rischio di longevità, ma incerta nella sua durata. I dati mostrano però con chiarezza come le persone manifestino una preferenza a ricevere le somme accumulate in capitale (analogamente a quanto avviene per il TFR alla cessazione del rapporto di lavoro), potendo così scegliere poi come utilizzarle nel periodo di pensionamento, decidendo anche se e quante risorse lasciare eventualmente agli eredi in caso di morte. Rispetto alle preferenze osservate, è ragionevole ritenere che lobbligo oggi vigente di percepire nella forma di rendita vitalizia almeno il 50 per cento della posizione individuale accumulata sia un fattore che non incentiva laccumulazione di risparmio nella previdenza complementare.
Messaggio che non sembra essere caduto nel vuoto dato che recentemente il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone ha dichiarato come sia in atto una riflessione per semplificare tutte le procedure, non solo quelle di adesione ma anche quelle di gestione dei fondi di previdenza complementare e, soprattutto, delle fattispecie di recupero e di riscatto parziale, totale o anticipato dei trasferimenti ai fondi.
Ma effettivamente gli italiani preferiscono la certezza del capitale oggi allincertezza delle spese di domani? Analizziamo insieme il quadro di riferimento.
Capitale o rendita: cosa si può scegliere al pensionamento
La normativa di riferimento (D.L. 252/2005) prevede che le prestazioni pensionistiche siano erogate in capitale fino a un massimo del 50% del montante finale accumulato e la rimanente parte in rendita vitalizia.
Tuttavia, vi è uneccezione: nel caso in cui la rendita derivante dalla conversione di almeno il 70% del montante finale sia inferiore al 50% dellassegno sociale dellanno, il fondo pensione può essere erogato al 100% in forma capitale. In tale ipotesi vi sono perciò due variabili da considerare: limporto dellassegno sociale corrente, il sesso e letà delliscritto in quanto il coefficiente di trasformazione che determinerebbe la rendita del 70% del montante è direttamente legata al genere e allaspettativa di vita del soggetto.
Invertendo la formula è possibile determinare i montanti finali oltre i quali è prevista lobbligatorietà a convertire almeno la metà della posizione in rendita che presentiamo qui di seguito in forma tabellare.
Tabella 1 - Montanti finali oltre i quali scatta l'obbligo di conversione in rendita
* Valori stimati arrotondati per difetto e relativi all'anno 2024. Per un maggiore dettaglio,consultare la documentazione ufficiale del fondo di appartenenza
Nel momento in cui si scrive è altresì concesso alliscritto pensionato che non abbia compiuto più di 66 anni e 5 mesi lattivazione di R.I.T.A., la rendita integrativa temporanea anticipata, su cui tuttavia potrebbero presto essere previsti degli aggiornamenti.
Prestazioni pensionistiche: le richieste per il 2023
I dati confermerebbero il favore degli italiani per la formula in capitale. Nel 2023, le prestazioni pensionistiche richieste dagli iscritti sono state 164.000: nella maggioranza dei casi (90%) si è trattato di prestazioni in forma di capitale, salite a 160.300 (145.900 nel 2022). Il numero di posizioni trasformate in rendita continua invece a risultare modesto - 3.800 trasformazioni - e in diminuzione rispetto alle 4.200 del 2022 (Relazione COVIP per lanno 2023).
Facendo unanalisi tra numero di richieste e importi erogati, si può osservare come i valori medi delle prestazioni in capitale si assestino sotto i 27.000 euro, fenomeno probabilmente legato a una tardiva iscrizione alla previdenza complementare o allutilizzo dellistituto delle anticipazioni da parte delliscritto pensionato. Fanno eccezione i fondi pensioni preesistenti che, con una posizione media di oltre 82.000 euro, confermano come unelevata anzianità contributiva consenta di accumulare nel tempo montanti finali interessanti.
Tabella 2 - Prestazioni pensionistiche vs trasformazioni in rendita
Fonte: elaborazione CentroStudi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati COVIP (Relazione per l'anno 2023)
Posizioni viceversa più elevate per le prestazioni destinate in rendita ma limitate nel numero di richieste: curioso osservare come, con riferimento al valore finale, i fondi aperti presentino la posizione media più elevata (93.625 euro) mentre per totale di richieste si confermano capofila i fondi preesistenti (1.873 trasformazioni) che, seppur in numero inferiore rispetto alle erogazioni in capitale, triplicano il numero di rendite generato dagli altri fondi.
Si può pertanto ritenere che lo scarso utilizzo delle rendite sia collegabile anche al contenuto valore delle attuali posizioni maturate al pensionamento che mal si collocherebbero nel già complesso mercato assicurativo. Spiega infatti la Presidente Balzani nella sua relazione: Sotto altro aspetto, va considerata anche la scarsa offerta di rendite vitalizie da parte delle stesse imprese assicurative che, in ragione dei rischi connessi a tali prodotti e alle correlate implicazioni in termini di stabilità, sono spesso indotte a fissare condizioni che rendono tali prodotti scarsamente appetibili.
Problematica che sta spingendo alcuni fondi pensione a una serie di riflessioni circa la possibilità di internalizzare lattività per procedere con lerogazione diretta delle prestazioni in forma di rendita e ovviare ad un mercato di riferimento, a oggi, poco efficiente.
Previsioni e proposte in campo
Per incentivare la previdenza complementare, COVIP rilancia lipotesi di una revisione delle opzioni di pay-out attualmente disponibili. Afferma la Presidente Balzani:Potrebbero essere prese in considerazione, ad esempio, prestazioni previdenziali che eroghino le somme accumulate ripartendole su un periodo pluriennale, contribuendo almeno in parte a mitigare i rischi connessi alla durata della vita successivamente al pensionamento, diversamente dalla erogazione del capitale in unica soluzione. A tal fine si potrebbe consentire agli iscritti di optare per il mantenimento del montante nel fondo con possibili prelievi parziali successivi, in cifra fissa o entro un importo massimo annuale, oppure per la conversione in una rendita (non già vitalizia ma) temporanea, di durata commisurata alla vita attesa residua, erogata direttamente dal fondo. In caso di premorienza, inoltre, il capitale non ancora prelevato rimarrebbe a beneficio degli aventi diritto e ciò aumenterebbe linteresse alla partecipazione.
Lopzione relativa ai prelievi periodici, peraltro, rappresenterebbe unalternativa analoga a quella che già oggi offrirebbero i PEPP (Piani Pensionistici Individuali Paneuropei) già istituibili anche in Italia (anche se non ancora presenti) e che, una volta diffusi, avrebbero peraltro una probabile maggiore forza competitiva. Dallaltro lato, lipotesi di attivare una formula di rendita temporanea, replicherebbe le modalità attualmente adottate dai fondi pensione per lerogazione di R.I.T.A. e sulla quale alcune indiscrezioni vorrebbero al centro di una nuova fase di revisione cui si è accennato anche prima (qui, l'approfondimento dedicato).
Le proposte messe sul tavolo da COVIP rappresenterebbero certamente una risposta pragmatica per superare lavversione dei potenziali iscritti nei confronti dellobbligo di attivazione della rendita alla fine del percorso lavorativo. Tuttavia, come indicato dalla Presidente Balzani, si tratterebbe di una misura che consentirebbe solo in parte a mitigare i rischi connessi alla durata della vita successivamente al pensionamento. Considerando infatti il costante invecchiamento della popolazione e le incognite legate ai tassi di occupazione nel nostro Paese con le relative ricadute sugli importi degli assegni pensionistici calcolati con il metodo di calcolo contributivo potrebbe risultare difficile mantenere i livelli di welfare state a cui siamo oggi abituati, sia sotto il profilo assistenziale che socio-sanitario. Ecco che in questa prospettiva una sinergia tra fondi pensione e forme socio-sanitarie integrative volta a incentivare tra gli iscritti soluzioni ibride, come le coperture LTC, potrebbe effettivamente rappresentare un punto di incontro tra la volontà di innovare le prestazioni finali della previdenza complementare e, al contempo, mantenere il delicato equilibrio dei conti di bilancio dello Stato Italiano.
Giulia Sordi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
23/10/2024