Come si rivalutano le pensioni nel 2024

A partire dall'1 gennaio 2024 verrà riconosciuto un adeguamento delle pensioni all'inflazione pari al +5,4%: ecco in quale misura si rivaluteranno gli assegni il prossimo anno e quanto viene percepito anticipatamente già nel mese di dicembre

Michaela Camilleri

Il decreto firmato lo scorso 27 novembre dal ministro dell'Economia e delle Finanze Giorgetti, di concerto con la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Calderone, dispone a partire dall'1 gennaio 2024 un adeguamento all’inflazione al +5,4% delle pensioni, calcolato in base alla variazione percentuale degli indici dei prezzi al consumo comunicata dall’Istat il 7 novembre scorso. 

La rivalutazione è riconosciuta in misura piena (100% dell’inflazione) per le pensioni di importo fino a 4 volte il trattamento minimo INPS (567,94 euro il valore definitivo per il 2023) mentre si riduce progressivamente per gli assegni di importo superiore sulla base delle seguenti fasce:

  • 85% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 4 e 5 volte il minimo;
     
  • 53% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 5 e 6 volte il minimo;
     
  • 47% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 6 e 8 volte il minimo;
     
  • 37% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 8 e 10 volte il minimo;
  • 32% dell’inflazione per i trattamenti pensionistici oltre 10 volte il minimo.

L’unica variazione al momento prevista dalla bozza della Legge di Bilancio per il 2024 è un ulteriore taglio dell’adeguamento per le pensioni di importo oltre le 10 volte il trattamento minimo, con una riduzione dal 32% al 22% dell’inflazione. 

In aggiunta, per gli assegni di importo pari o inferiore al trattamento mimino, la scorsa manovra finanziaria (la Legge di Bilancio per il 2023) ha previsto un incremento dell’1,5% per i pensionati di età inferiore a 75 anni e del 6,4% per gli ultra 75enni; a meno di modifiche dell’ultimo minuto, per il 2024 è invece prevista una rivalutazione straordinaria del 2,7% per tutti i pensionati che si applicherà sul trattamento pensionistico al 31 dicembre, al netto della rivalutazione dell’1,5% o 6,4% riconosciuta quest’anno.

 

L’anticipo del conguaglio per il calcolo della rivalutazione definitiva per il 2023

Generalmente a gennaio di ogni anno viene anche riconosciuto il conguaglio sulla rivalutazione delle pensioni relativo all’anno precedente. In realtà, il conguaglio di perequazione per il 2023 è stato anticipato a dicembre e i pensionati vedranno, di conseguenza, riconosciuto l’aumento dello 0,8% che colma la differenza tra l’inflazione 2022 provvisoriamente applicata dall'1 gennaio 2023, pari al +7,3%, e quella stabilita in via definitiva dell’8,1%. L’articolo 1 del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145 ha infatti anticipato a dicembre 2023 le tradizionali operazioni di conguaglio della rivalutazione dei trattamenti pensionistici che sarebbero dovute avvenire l'1 gennaio 2024: un aumento dello 0,8%, a cui si sommano gli arretrati per il 2023.

La rivalutazione a conguaglio verrà applicata in base alla fascia d'importo della pensione: avranno dunque diritto alla perequazione piena solo gli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo (0,8% solo fino a 2.101,52 euro al 31 dicembre 2022), mentre quelli superiori riceveranno aumenti gradualmente più contenuti a seconda della fascia di perequazione corrispondente.

Tabella 1 – Le fasce di indicizzazioneTabella 1 – Le fasce di indicizzazione

 

Com’è cambiato nel tempo il meccanismo di indicizzazione?

La "perequazione automatica" nasce allo scopo di proteggere il potere d’acquisto dei pensionati e garantire loro un tenore di vita adeguato e costante nel tempo. Da circa 20 anni il meccanismo in vigore prevede l’indicizzazione piena per le pensioni più basse e la rivalutazione parziale per quelle d’importo superiore. 

Nel 2022 è stato reintrodotto lo schema originariamente previsto dalla normativa del 1996, che prevede una rivalutazione al 100% dell’inflazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il trattamento minimo INPS; al 90% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 4 e 5 volte il minimo; al 75% dell’inflazione per i trattamenti pensionistici oltre 5 volte il minimo. In termini di meccanismo di calcolo, la rivalutazione veniva applicata su diversi scaglioni e non sull’intero importo della pensione, il che determinava un ulteriore vantaggio in termini di valore dell'assegno. Per fare un semplice esempio, un'ipotetica pensione di 4.000 euro lordi al mese veniva rivalutata al 100% dell'inflazione fino a 4 volte il minimo, il 90% da 4 a 5 volte il minimo e il 75% sulla quota di pensione oltre 5 volte il minimo. 

La Legge di Bilancio per il 2023 ha però cambiato ancora una volta le regole, introducendo non solo le numerose fasce di perequazione sopra descritte ma anche il più penalizzante calcolo sull’intero importo della pensione. Un’indicizzazione che premia nei fatti chi ha lavorato meno e, di conseguenza, versato meno contributi e poche imposte. Un sistema al contrario?

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

4/12/2023

 

 
 

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