Da Enti previdenziali a polifunzionali, il passaggio di ruolo delle Casse Professionali
Non solo previdenza, ma welfare a 360 gradi passando dal sostegno alla professione alla salute e alla famiglia. Così le Casse Professionali diventano veri e propri enti polifunzionali in grado di rispondere ai mutati bisogni degli iscritti: i risultati del Rapporto AdEPP sulla previdenza privata
Lottava edizione del Rapporto AdEPP sulla previdenza privata, presentato martedì a Roma, si è arricchita di un nuovo focus sulle misure di welfare intraprese negli ultimi anni dalle Casse Professionali, intese sia come iniziative in grado di cogliere i mutamenti del mercato del lavoro (welfare attivo) - ad esempio tramite lattivazione di corsi di formazione e aggiornamento o lo sviluppo di attività promozionali- sia come prestazioni a sostegno della salute e della famiglia del singolo professionista (welfare assistenziale).
La fotografia che il Rapporto restituisce, attraverso il Libro Bianco sul welfare delle libere professioni, è quella di un sistema che posto di fronte alle profonde trasformazioni demografiche ed economiche in atto si sta attrezzando per mantenersi al passo con i tempi e rispondere alle nuove esigenze degli iscritti. Come già documentato anche dal Primo Rapporto sugli enti istituiti con d.lgs. 103/1996 Vent'anni di previdenza privata curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, si conferma e si allarga allintero universo delle Casse di previdenza - pur con le specificità di ciascuna - il progressivo ampliamento dellorizzonte di attività con un approccio sempre più polifunzionale al welfare: non più la sola sfera previdenziale (la cui tutela rimane comunque lobiettivo principale), ma anche la dimensione professionale, sanitaria e familiare delliscritto diventa oggetto di prestazioni e servizi.
Tanto che nel 2017 degli oltre 6 miliardi erogati per prestazioni previdenziali e assistenziali, 531 milioni di euro sono stati destinati alle azioni di welfare, con un aumento del numero delle prestazioni pari al 45% e di quello degli importi erogati del 71%.
Ma quali sono i trend che stanno determinando questo fondamentale passaggio di ruolo?
La prima linea di tendenza è indubbiamente linvecchiamento demografico che ha interessato la platea dei liberi professionisti: su 1,6 milioni di iscritti nel 2017, gli under 40 rappresentano il 28,5% (contro il 41% del 2005) e gli over 60 il 18% (in aumento di 8 punti percentuale rispetto al 10% del 2005). Una situazione dovuta, come si legge nel Rapporto, in parte alle riforme previdenziali che hanno incrementato letà pensionabile e la proporzionalità delle prestazioni pensionistiche ai contributi versati e non più al reddito (con il passaggio da metodo di calcolo retributivo a quello contributivo), in parte al più generale fenomeno di invecchiamento della popolazione italiana e alla diminuzione degli iscritti alle università.
Da questi primi pochi numeri si può, dunque, comprendere perché tante Casse si siano dedicate in particolar modo alla tutela della salute degli iscritti: 11 Casse rimborsano direttamente le spese mediche, 9 offrono una copertura LTC e 8 una copertura per infortunio (fig. 1). Non solo attenzione alla platea più matura, ma anche ai giovani: sono tante le iniziative a loro riservate come borse di studio, work-up professionali, o finanziamenti agevolati per lapertura dello studio. Misure che stimolano non solo chi è appena entrato nel mondo del lavoro, ma anche chi aspira a diventare un libero professionista.
Fig. 1 Numero di Casse che erogano prestazioni relative alla salute
Fonte: Il Libro Bianco del welfare nelle libere professioni
Un secondo trend individuabile è la crescita del numero delle donne professioniste, che al 2017 rappresentano il 36% del totale iscritti e il 51% dei nuovi iscritti. Le professioniste sono mediamente più giovani degli uomini (circa 44 anni contro i 49 degli uomini). Infatti, le donne under 40 sono il 37,8% del totale degli iscritti contro il 23,3% degli uomini. Restano comunque i gap di genere collegati ai redditi e alla regione di appartenenza: da un lato, le libere professioniste guadagnano in media il 38% in meno dei loro colleghi e dallaltro la differenza di reddito uomo-donna al Nord è del 44%, al Centro del 40% mentre al Sud del 33%.
In questo caso particolare lattenzione delle Casse si è concentrata sulle attività di sostegno alla famiglia, in particolare supporto alla maternità (indennità di maternità, prestazioni a neomamme e assegno in caso di aborto, sussidio per le spese dellasilo nido o baby-sitter), borse di studio per i figli, indennità in favore di figli portatori di handicap (fig. 2).
Fig. 2 Numero di Casse che erogano prestazioni relative alla famiglia
Fonte: Il Libro Bianco del welfare nelle libere professioni
Anche laspetto reddituale gioca un ruolo decisivo nella scelta della Casse di Previdenza di ampliare lorizzonte della propria attività. Dopo anni di profonda crisi durante i quali i professionisti avevano registrato un calo dei redditi con punte che toccavano anche il 40%, lultimo Rapporto AdEPP registra un + 1,5%. Tuttavia, la situazione resta particolarmente critica per i giovani liberi professionisti (in particolare gli under 40) che, in media, guadagnano un terzo dei colleghi over 50. Come per luniverso femminile, si conferma anche in questo caso un gap geografico. Il caso emblematico è quello della Calabria dove i professionisti dichiarano un reddito del 60% inferiore a quello dei colleghi del Trentino-Alto Adige.
E proprio da qui derivano tutte le misure di sostegno alla professione, come ad esempio i corsi di formazione o aggiornamento organizzati anche in collaborazione con gli Ordini professionali, le attività di ricerca e di divulgazione di finanziamenti europei o le iniziative di visibilità attraverso giornate dedicate al cittadino con possibilità di interagire direttamente con il professionista.
Michaela Camilleri, Area Previdenza e Finanza Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
13/12/2018