Fondi pensione negoziali, da un triennio a un altro

Nonostante COVID-19 i fondi pensione negoziali hanno registrato nell'ultimo triennio rendimenti medi addirittura superiori a quelli del triennio precedente: un risultato molto positivo, forse però difficilmente ripetibile perché trainato da un'inedita concomitanza di fattori straordinari

Leo Campagna

Anche i fondi pensione negoziali hanno accusato il colpo della correzione dei mercati finanziari di settembre. Il rendimento delle 101 linee dei fondi censiti dal Comparatore si è attestato al -0,9%, con i comparti bilanciati azionari (-1,6%) e bilanciati (-1,3%) sotto la media e le altre categorie invece in linea con la media, come nel caso dei bilanciati obbligazionari (-0,9%), o meno peggio come per le linee garantite (-0,5%), le obbligazionarie miste (-0,2%) e le obbligazionarie (-0,3%).

I risultati da inizio anno e negli ultimi 12 mesi restano comunque saldamente in territorio positivo. Nei primi 9 mesi di quest’anno, il rendimento medio si è posizionato a +2,9%, con le linee bilanciate azionarie (+6,4%), bilanciate (+4,3%) e bilanciate obbligazionarie (+3,5%) che hanno fatto meglio della media. Negli ultimi 12 mesi, invece, a fronte di in rendimento medio del +5,9% di tutte le linee dei fondi pensione negoziali, quelle sopra tale livello sono state, nell’ordine, le bilanciate azionarie (+12,1%), le bilanciate (+8,4%) e le bilanciate obbligazionarie (+6,7%).

Stessa forbice anche sulla distanza dei 3 anni. Da fine settembre 2018 a fine settembre 2021, infatti, il rendimento medio di tutti i fondi pensione negoziali è stato del +11,2%, con le linee bilanciate azionarie (+18,7%), bilanciate (+15,7%) e bilanciate obbligazionarie (+13,1%) che evidenziano performance più brillanti. 

Da notare come i risultati degli ultimi 3 anni si collochino a un livello superiore a quelli del triennio precedente. Infatti, tra fine settembre 2015 e fine settembre 2018, il rendimento medio di tutte le linee dei fondi pensione negoziali censiti si fermò a quota +7,0%, con  i comparti bilanciati azionari al +15,1%, i bilanciate al +10,7% e i bilanciati obbligazionari al +7,7%. Un confronto che rafforza la tesi secondo la quale l’ultimo triennio è stato trainato da fattori straordinari, difficilmente ripetibili, a cominciare da politiche monetarie e fiscali senza precedenti in assenza di tensioni inflattive. Probabile quindi che nei prossimi 3 anni i rendimenti possano tendere a quelli del triennio 2015-2018 piuttosto che a quelli del triennio 2018-2021. 

Leo Campagna

12/11/2021 

 
 

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