Fondi pensione, forse c'è troppa calma sui mercati?

Nonostante i numerosi fattori critici che continuano ad aleggiare sui mercati internazionali, i fondi pensione negoziali censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali sembrano aver retto l'urto della volatilità: quali i possibili scenari per i prossimi mesi?

Leo Campagna

Un solo punto percentuale: è questa la distanza tra la linea dei fondi pensione negoziali che ha registrato il miglior risultato mensile (+0,6%) ad aprile e quella che invece ha accusato il maggior calo nel mese (-0,4%), secondo quanto risulta dall’analisi delle performance, aggiornate al 30 aprile scorso, delle linee censite dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali.

Un fenomeno piuttosto sorprendente se si pensa ai tanti fattori critici che continuano ad aleggiare sui mercati finanziari internazionali: dalla guerra in Ucraina alle tensioni geopolitiche tra Washington e Pechino su Taiwan, dalla persistente inflazione al rallentamento dell’economia, dal rialzo dei tassi di interesse alla probabile riduzione dei margini e dei profitti aziendali nei prossimi trimestri. Un fenomeno che trova però riscontro nella volatilità dei mercati, misurata in base all’indice VIX che stima l'aspettativa di volatilità del mercato azionario sulla base delle opzioni dell'indice S&P 500. Dopo essersi mosso per tutto lo scorso anno in un range tra 20 e 30, il VIX quest’anno è sotto il livello di 20 (a parte il "picco" di 26,5 toccato a metà marzo), considerato storicamente il livello spartiacque tra mercati instabili e mercati tranquilli.

Eppure, non sembrerebbero appunto mancare potenziali elementi di criticità all’orizzonte. Si pensi, per esempio, a cosa potrebbe accadere se i mercati, che al momento incorporano la previsione di tagli di 250 punti base (2,50%) nei prossimi 24 mesi, cambiassero opinione e prezzassero soli 150 punti base (1,50%): si potrebbe assistere a un incremento dei rendimenti dei Treasury con forti ripercussioni soprattutto sui mercati emergenti e sui titoli growth più costosi. Oppure, ammesso che si raggiunga un accordo tra Democratici e Repubblicani sul tetto del debito USA, il Tesoro statunitense dovrà emettere una quantità significativa di nuove obbligazioni, tra cui 1.400 miliardi di dollari di T-bills a breve termine: il mercato potrà assorbirle senza turbolenze?

Anche in ambito azionario non mancano le possibili perturbazioni. Attualmente, in base al valore corrente dell’indice S&P 500 (tra 4.150 e 4.200 punti), il rapporto prezzo/utili attesi per i prossimi 12 mesi si attesta a 18, un livello già superiore alla media di lungo periodo. Ma cosa accadrebbe sui listini se nel prossimo ano i profitti aziendali USA invece che salire (anche se di poco) come si stima adesso, scendessero magari anche di solo il 5%? Il rapporto p/e sfiorerebbe quota 20 rendendo difficile ipotizzare un margine di rialzo e possibile una correzione. 

  Leo Campagna 

8/6/2023 

 
 

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