Fondi pensione, perché guardare al settore bancario per il 2022

Tra i settori nei quali sembrano concentrarsi le più interessanti opportunità di guadagno per il 2022 c'è quello bancario che, se da un lato, beneficia della ripresa economica, dall'altro vede aumentare i proprio margini di intermediazione: quali occasioni all'orizzonte per gli investitori previdenziali? 

Leo Campagna

A meno di improvvise correzioni nella coda dell'anno, la maggior parte dei fondi pensione aperti dovrebbe chiudere il 2021 con performance in territorio positivo. I 311 comparti censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali evidenziavano a fine novembre un risultato medio del +5,3%. A trainarlo i comparti azionari (+11,9%), seguiti dai bilanciati (+5%); molto distanziati i bilanciati obbligazionari (+2,2%) e gli obbligazionari (+0,5%). 

Risultati che sarà molto difficile (se non quasi impossibile) replicare l’anno prossimo. Un anno che dovrebbe essere caratterizzato da politiche monetarie sempre meno espansive, tassi del mercato obbligazionario in rialzo, tensioni sui prezzi al consumo e dinamica degli utili aziendali in decelerazione. Sarà cruciale, pertanto, individuare, fonti di rendimento in un mercato sempre più avaro di valore, viste le valutazioni raggiunte in media sia in ambito azionario che obbligazionario. 

Tra i settori nei quali sembrano concentrarsi interessanti opportunità di guadagno per il 2022 c’è quello bancario.  La pandemia non è ancora archiviata, come dimostrano i timori legati agli impatti della nuova variante Omicron, ma il consenso degli esperti è per un ulteriore allungo della crescita economica nel 2022. In parallelo, l’inflazione dovrebbe rallentare ma attestarsi comunque su livelli più alti rispetto alla media degli ultimi 5 anni. Un mix che costringerà le Banche Centrali a politiche monetarie per l'appunto meno espansive, propiziando un aumento di rendimenti obbligazionari. Dinamiche tutte favorevoli al sistema bancario che, da un lato, beneficia dell’espansione economica di famiglie e aziende, e, dall’altro, vede aumentare i margini d’intermediazione. Inoltre, le centinaia di miliardi di investimenti movimentati con il piano Next Generetion UE transiteranno nei circuiti  bancari europei, garantendo commissioni e benefici per gli istituti di credito. Se a tutto questo aggiungiamo che le banche europee (e in particolare le italiane quotate) sono trattate attualmente sul mercato con multipli competitivi (p/e medio intorno a 10 e rapporto prezzo – patrimonio netto medio intorno a 0,7, ecco che il posizionamento sul settore bancario europeo potrebbe rivelarsi una buona scelta per il 2022. 

Per chi infine fosse preoccupato dei potenziali crediti bancari incagliati post COVID-19, tenuti per il momento congelati grazie a politiche monetarie e fiscali senza precedenti, vale la pena ricordare che si stanno moltiplicando gli sforzi per lo sviluppo e l’implementazione di sistemi decisionali per il credito di nuova generazione. Alcuni di questi evidenziano che le banche che hanno già incorporato modelli avanzati di credit-decisioning nella propria offerta di prestiti digitali hanno registrato un aumento del fatturato del 5-15%. Al contempo, l’impiego di modelli in grado di determinare la probabilità di inadempienza dei clienti ha portato a una diminuzione del 20-40% delle perdite sui crediti. E il tutto dovrebbe tradursi in un aumento di efficienza tra il 20% e il 40%.

Leo Campagna 

30/12/2021

 
 
 

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