Il sistema pensionistico italiano è in buona salute, ma incombe Quota 100

Dalle anticipazioni del Settimo Rapporto curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali emergono indicazioni incoraggianti per la tenuta di un sistema pensionistico a ripartizione come quello italiano: il rapporto attivi/pensionati si è portato nel 2018  a 1,4505, miglior risultato da più di vent'anni. Ancora da valutare però l'impatto di Quota 100... 

Alberto Brambilla e Michaela Camilleri

Dalle anticipazioni del Settimo Rapporto a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali emergono alcune interessanti notizie: 

  1. Nel 2018 il numero dei pensionati è risultato il più basso degli ultimi 22 anni: 16.004.503; 
     
  2. Il numero dei lavoratori attivi regolari che pagano i contributi e le imposte è stato nel 2018 il più alto di sempre con 23.214.949, superiore anche al record del 2008, ultimo anno positivo prima della grande crisi;
     
  3. C’è una sorpresa, il sistema pensionistico tiene e si rafforza perché il fondamentale rapporto tra attivi e pensionati si porta a 1,4505, miglior risultato degli ultimi 22 anni;
     
  4. Al 31/12/2018 ci sono ancora circa 653mila prestazioni in pagamento da oltre 38 anni e circa 3,5 milioni da oltre 26 anni.  

Questo, dunque, quanto si ricava dalle prime indicazioni del “Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano” per l’anno 2018, che analizza i dati economici e demografici dal 1997 al 2018, e che verrà presentato al Governo nel febbraio prossimo. Numeri che dovrebbero far riflettere, nel dettaglio: 

PensionatiProsegue anche nel 2018 la riduzione del numero dei pensionati che ammontano a 16.004.503, 37.349 in meno rispetto al 2017 e 60mila in meno rispetto al 2016. La riduzione è inferiore rispetto ai circa 115mila in meno tra il 2016 e il 2015 e 195mila in meno sul 2014; tuttavia, per l’undicesimo anno consecutivo, il numero si riduce e, nel 2018 - dopo il massimo toccato nel 2008 - segna il valore più basso dal 1997. Questo risultato è certamente un effetto congiunto, da un lato, della cancellazione di pensioni erogate in giovane età e che duravano da oltre 35 anni e, dall’altro, delle riforme degli ultimi 27 anni che stanno producendo effetti positivi sul sistema.

OccupatiAlla fine del 2018 gli occupati sono risultati 23,215 milioni (17,896 milioni di lavoratori dipendenti e 5,319 milioni di autonomi), cioè lo 0,8% in più rispetto al 2017. Dopo l’incremento di 293.085 attivi registrato tra il 2015 e il 2016 e di 265.121 nuovi lavoratori tra il 2017 e il 2018, si tratta del miglior risultato di tutti i tempi per il nostro Paese, che supera anche il record toccato nel 2008 con 23,090 milioni di occupati. Il tasso di occupazione è stato pari al 58,5%, tra i migliori di sempre insieme proprio a quello del 2008 (era il 58,7% a fronte però di una popolazione meno numerosa); quello femminile tocca quota 49,6%, anch’esso tra i più elevati in assoluto. 

Da questi due primi dati si possono trarre almeno due indicazioni importanti per un sistema pensionistico a ripartizione come quello italiano: la prima è che entrambi i dati segnano un record storico con l’occupazione ai massimi e i pensionati ai minimi; il secondo è che il rapporto tra occupati e pensionati, fondamentale per la tenuta del nostro sistema, ha toccato il livello di 1,4505, contro l’1,435 del 2017 e il 1,417 nel 2016 (figura 1); anche in questo caso siamo in presenza del miglior risultato di sempre, molto prossimo all’1,5 indicato nei precedenti Rapporti come soglia necessaria per la stabilità di medio lungo termine del sistema. 

Figura 1 – Numero di occupati, pensionati e rapporto occupati/pensionati

Figura 1 – Numero di occupati, pensionati e rapporto occupati/pensionati

Fonte: Settimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Se dal numero di 16.004.503 pensionati, si sottraggono i titolari di assegni e pensioni sociali, pensioni di guerra e percettori di prestazioni di invalidità e indennità di accompagnamento per un totale di 3.723.945 pensionati totalmente o parzialmente assistiti e circa 280.000 delle 716.213 pensioni indennitarie, per un totale di 4 milioni, il rapporto attivi pensionati vero, cioè pensionati previdenziali su lavoratori attivi che versano i contributipassa da 1,4505 a 1,94.

I rapporti sono diversi tra le varie categorie: particolarmente sfavorevole per i lavoratori agricoli (coltivatori diretti, coloni e mezzadri) con 1 solo attivo ogni 3 pensionati; al contrario, molto positivo per i liberi professionisti con 3,24 attivi per ogni pensionato. Ricordando che per i dipendenti del settore privato il rapporto si attesta a 1,594, per i dipendenti pubblici il valore scende a 1,144 (figura 2). 

Figura 2 – Rapporto contribuenti/pensioni per macro-categorie di lavoratori

Figura 2 – Rapporto contribuenti/pensioni per macro-categorie di lavoratori

Fonte: Settimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Dati che, nel complesso, certificano quindi la tenuta del sistema, almeno fino al 31 dicembre 2018: ancora da valutare però l’impatto di Quota 100 sia sul numero complessivo dei pensionati sia sul delicato e fondamentale rapporto attivi/pensionati. 

Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

22/1/2020

 
 

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