La componente non previdenziale della spesa pubblica: la GPT (Gestione Prestazioni Temporanee)

Come evidenziato dal Decimo Rapporto Itinerari Previdenziali, nel 2021 l'Italia ha speso per pensioni, sanità e assistenza 517,753 miliardi: tra i "centri di costo" anche gli ammortizzatori sociali, importante fondamento dei moderni sistemi di welfare state

Lorenzo Vaiani

All’interno del Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano viene dedicato un apposito capitolo, il quarto, alle gestioni di natura non previdenziale. In particolare, la prima parte del testo è dedicata alla Gestione Prestazioni Temporanee (GPT) mediante la quale vengono garantiti gli ammortizzatori sociali, fondamento dei moderni sistemi di welfare state, e che assicurano il reddito in caso di inoccupazione involontaria, disoccupazione, malattia, maternità ai lavoratori dipendenti del settore privato e alle relative famiglie. Infatti, è bene ricordare come la GPT operi in sinergia con il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti andando a formare così un unico comparto esclusivamente dedicato al settore privato. 



Un bilancio della GPT al 2021: il "peso" di COVID-19

Dopo il passivo di oltre 3,78 miliardi di euro registrato nel corso del 2020 e causato dagli effetti delle misure di contrasto alla pandemia, che hanno causato sia una riduzione delle entrate contributive sia un aumento della spesa per prestazioni, nel 2021 lGestione Prestazioni Temporanee è tornata ad avere un bilancio in attivo (+6,99 miliardi), frutto tanto delle minori spese sostenute - si è infatti passati dai 26,8 miliardi del 2020 ai 19 dell’ultimo anno - quanto delle maggiori entrate contributive, che sono tornate ai livelli pre COVID (dopo il crollo del 2020 di quasi 3 miliardi, durante il 2021 i proventi hanno superato i 26 miliardi di euro).

La figura 1 permette di analizzare nel dettaglio l’andamento della spesa per prestazioni (espressa in milioni di euro) tra il 2017 e il 2021. Dal grafico risulta subito evidente l’impatto dell'emergenza sanitaria sulle spese sostenute dalla GPT. Infatti, se tra il 2017-2019 è rimasta pressoché invariata con una leggera contrazione dai 15,77 miliardi iniziali ai 15,58 dell’anno precedente alla pandemia, nel 2020 la spesa è aumentata di quasi 4 miliardi rispetto al 2019, arrivando a 19,56 miliardi. Nel corso dell’ultimo anno, è dunque tornata a livelli normali scendendo a 14,54 miliardi di euro. Alla spesa per prestazioni sostenuta annualmente occorre sottrarre l’importo ricavato dalla GPT mediante il recupero per prestazioni non dovute, e che per il 2021 ammonta a 537 milioni, comportando così una spesa, al netto dei recuperi, pari a poco più di 14 miliardi. 

Scorporando l’importo totale delle erogazioni per singole voci, risulta subito evidente come la principale componente di spesa sia costituita dalla NASpI. Trattamento che, negli ultimi 5 anni, ha avuto un’incidenza percentuale mediamente pari a un terzo: in valori assoluti, questo vuol dire un importo erogato mediamente pari a 5,8 miliardi, che tuttavia si riducono a 4,7 se si considera esclusivamente il 2021. La seconda voce con l’incidenza maggiore è stata, almeno fino al 2019, quella relativa ai trattamenti per la famiglia che, tra il 2017 e il 2019, pesavano per poco meno di un quarto, per poi scendere al 15,4% nel 2020 e risalire leggermente nel 2021 al 18,6% (equivalenti a 2,7 miliardi di euro).

Importante tuttavia fare un distinguo. Se si guarda infatti al solo anno della pandemia, il 2020, la seconda spesa più elevata è stata quella relativa all’integrazione salariale, con un’uscita pari a 4,15 miliardi che corrispondono al 21,2% delle uscite totali.

Figura 1 – La spesa per prestazioni istituzionali a carico della GPT, anni 2017-2021 (in milioni di euro)

Figura 1 – La spesa per prestazioni istituzionali a carico della GPT, anni 2017-2021 (in milioni di euro)

Fonte: elaborazioni a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Con riferimento al 2021, infine, al secondo posto si colloca la spesa per trattamenti di malattia, che storicamente ha avuto un’incidenza intorno al 14% e che nel corso dell’ultimo anno di rilevazione ha invece addirittura superato il 21,5%, per una spesa pari a 3,1 miliardi. 

Andamento diverso si osserva per quanto concerne la disoccupazione e mini-ASpI e il trattamento di maternità. Per entrambe le prestazioni, infatti, la spesa è rimasta pressoché invariata nel corso dei 5 anni di osservazione, intorno a 1,3 miliardi la prima e a 1,5 la seconda: la loro incidenza percentuale è pertanto rispettivamente scesa al 6,6% e al 7,9% durante l’anno pandemico, per poi risalire nell’ultimo anno all’8,5% (disoccupazione e mini-ASpI) e al 10,4% (trattamento di maternità).

In conclusione, dopo il significativo aumento di spesa dovuto alla necessità di far fronte alla pandemia da SARS-CoV-2, nell’ultimo anno i costi sostenuti dalla GPT per l’erogazione dei diversi ammortizzatori sociali sono tornati in linea con quanto registrato negli anni passati. Pesa però ancora sui conti qualche strascico della pandemia, come nel caso dell’integrazioni salariali o dell’integrazione per malattia. Per il primo trattamento, infatti, l’erogazione - per quanto molto più contenuta rispetto al 2020 - è quasi il doppio del 2019 (312 milioni contro i 618 dell’ultimo anno); per il secondo, invece, la spesa è addirittura superiore di oltre un terzo rispetto al dato pre-pandemico (2,33 miliardi a fronte degli attuali 3,14).

Lorenzo Vaiani, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

8/2/2023 

 
 

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