Oltre la Legge di Bilancio: come andare in pensione nel 2022?

A cominciare dal pensionamento di Quota 100, sostituita da Quota 102, il vecchio anno lascia in eredità alcune importanti novità al sistema previdenziale italiano: ecco un focus sui requisiti per lasciare il mondo del lavoro e ottenere la pensione nel 2022

Mara Guarino

La Legge di Bilancio per il 2022, che ha concluso il suo iter di approvazione in Parlamento lo scorso 30 dicembre, prevede alcune interessanti novità anche in ambito previdenziale. Niente riforma strutturale per il sistema ma una serie di accorgimenti mirati, nelle intenzioni, a garantire comunque una certa flessibilità nei canali di uscita dal mercato del lavoro. 

Analizziamoli quindi nel dettaglio gettando però lo sguardo anche oltre la manovra finanziaria e provando a rispondere a una domanda tanto semplice quanto centrale per molti lavoratori italiani: come andare in pensione nel 2022?

 

I requisiti per la pensione nel 2022: i principali canali di accesso 

Mentre APE sociale e Opzione Donna vengono estese anche al nuovo anno, con qualche novità riguardante nel primo caso i potenziali beneficiari, che vedono allargarsi soprattutto le fila delle mansioni ritenute gravose, entra ufficialmente in servizio Quota 102. Al nuovo canale di pensionamento continueranno a essere applicati gli istituti (divieto di cumulo, regime delle finestre mobili, etc) già previsti per Quota 100 - lasciata andare incontro alla naturale scadenza del suo triennio di sperimentazione – ma l’opzione sarà in questo caso esercitabile con 64 anni di età e 38 di contribuzione, a condizione di aver maturato i requisiti dall’1 gennaio al 31 dicembre 2022. Per il momento, dunque, Quota 102 sembra affare del solo 2022 ma, in attesa di capire cosa accadrà nel prossimo futuro, è bene ricordare che il diritto di accesso alla prestazione, esattamente come per Quota 100 e i relativi requisiti da maturare al 31 dicembre 2021, viene cristallizzato e sarà pertanto esercitabile anche nei prossimi anni. 

Quadro consolidato, invece, per i requisiti di accesso alle pensioni di vecchiaia e anticipata: per il trattamento di vecchiaia l’età minima è confermata in 67 anni e 20 di contribuzione, mentre per la pensione anticipata il requisito contributivo - indipendente dall’età - resta bloccato a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, con decorrenza del primo rateo differita di 3 mesi dalla maturazione, sia per il settore privato che per quello pubblico. Tutto fermo anche sul versante della pensione anticipata riservata ai cosiddetti contributivi puri, ossia coloro che hanno iniziato a lavorare dopo l’1 gennaio 1996; per loro il varco della pensione si potrà aprire anche nel 2022 all’età di 64 anni, con 20 anni di contributi, ma solo alla sola e difficile condizione di aver maturato al momento del pensionamento un importo pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Per gli aspiranti pensionati privi di contribuzione al 31 dicembre 1995 che non soddisfano questo requisito, né arrivano ai 41/42 anni e 10 mesi richiesti dalla pensione anticipata, l’alternativa è quindi quella pensione di vecchiaia con 67 anni, 20 di contributi e in questo caso anche un trattamento pensionistico di importo pari ad almeno 1,5 volte il valore dell’assegno sociale. Oppure si tratta di attendere i 71 anni di età anagrafica, con 5 anni di contribuzione effettiva. 

Mantenuta poi anche l’opzione riservata ai precoci, vale a dire a i lavoratori che avevano già accumulato 12 mesi di contribuzione al compimento del diciannovesimo anno di età, cui è concesso di accedere alla pensione al raggiungimento dei 41 anni di copertura assicurativa, a prescindere dall’età anagrafica, purché rientranti in quelle categorie meritevoli di maggiore tutela individuate dalla legge (stato di disoccupazione involontaria, caregiver, invalidi civili al 74% o più, addetti a cosiddette attività gravose). Con un significativo scostamento, tuttavia, rispetto all’APE sociale: ai lavoratori precoci non si applicano infatti né l’ampliamento delle mansioni gravose né l’abrogazione del requisito dei 3 mesi di inattività successiva all’esaurimento dell’indennità di disoccupazione per i disoccupati involontari sanciti invece per l’APE proprio dalla Legge di Bilancio per il 2022. Confermati allo stesso modo i requisiti ridotti per gli addetti a mansioni usuranti e lavoratori notturninel 2022 l'uscita dal mondo di lavoro potrà quindi essere raggiunta con 61 anni e 7 mesi di età, 35 anni di contributi ed il contestuale perfezionamento del quorum 97,6. 

Resta infine in vigore anche la R.I.T.A. (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata), “scivolo pensionistico” riservato agli iscritti alla previdenza complementare, cui è concesso – a determinate condizioni – di anticipare l'uscita dal mondo del lavoro usufruendo, fino al conseguimento dell’età anagrafica necessaria per l’accesso alla pensione di vecchiaia, dell’erogazione frazionata del montante accumulato sotto forma di rendita. 

 


Gli strumenti per favorire ricambio generazionale e imprese in difficoltà 

Opzione Donna e APE sociale non sono a ogni modo gli unici istituti prorogati attraverso la manovra finanziaria: potenziati e rinnovati infatti anche altri strumenti di uscita dei lavoratori senior, la cui gestione – in un’Italia che invecchia e non all’altezza di molti altri Paesi Europei sul versante dell’organizzazione del lavoro – è e resta uno dei nodi cruciali da risolvere per garantire la tenuta del nostro sistema previdenziale, e una buona qualità della vita ai lavoratori stessi.  

In particolare, viene rinnovato anche per il 2022 e il 2023 il contratto di espansione, cui peraltro potranno fare ora ricorso anche le aziende con un organico non inferire a 50 unità (prima dell’ultima modifica normativa il limite era di 100). In altre parole, anche le imprese con almeno 50 addetti, anche quando calcolati complessivamente nell’eventualità di aggregazione stabile di aziende con un’unica finalità produttiva e di servizi, potranno far uscire – previo apposito accordo sindacale e consenso dei dipendenti interessati – personale a non più di 60 mesi dalla pensione di vecchiaia o anzianità, così da favorire il turnover e nuove assunzioni. Sempre allo scopo di incentivare il ricambio generazionale nelle aziende e la riqualificazione del personale, il contratto di espansione prevede inoltre la possibilità di ridurre, fino al 100%, l’orario dei lavoratori impiegati ricorrendo fino a un massimo di 18 mesi di CIGS non continuativi tra loro. 

Restando in attesa del decreto interministeriale sul fondo destinato all’uscita anticipata dei lavoratori delle PMI in crisi (maggiori dettagli sempre nell’articolo a firma di Michaela Camilleri)vale infine la pena di ricordare l’isopensione che, già introdotta per il periodo 2018-2020 dalla legge 205 del 27 dicembre 2017, è stata successivamente confermata e rafforzata per il triennio 2021-2023. Quando, in presenza di uno specifico accordo sindacale, i lavoratori di imprese con almeno 15 dipendenti potranno anticipare l’uscita dal mercato del lavoro di ben 7 anni, ricevendo nel periodo che intercorre tra l’esodo e la maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata un assegno di importo pari a quello del trattamento pensionistico che sarebbe stato maturato al momento del congedo a normativa vigente. 

 


Il caso INPGI 

Demandando in conclusione ai regolamenti delle singole Casse i requisiti e prestazioni dei liberi professionisti iscritti all’Albo, merita un cenno anche in questa sede il passaggio di giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti titolari di rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica dall’INPGI all’INPS. Con il preciso obiettivo di tutelarne le prestazioni previdenziali future e già in essere, per le quali continueranno a trovare applicazione le regole previste dall’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani fino a giugno 2022. 

Nessun cambiamento quindi per chi maturerà entro la prima metà dell’anno o già percepisce una pensione, che sarà erogata dall’INPS ma secondo le regole INPGI, mentre i trattamenti successivi all’1 luglio verranno determinati, secondo il principio pro rata, con le stesse modalità seguite per gli iscritti al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti dell’INPS. Il che significa, per quanto riguarda l’accesso alla pensione, un impatto significativo soprattutto per quanti avrebbero voluto optare per l’attuale pensionamento di anzianità INPGI (62 anni e 5 mesi di età e 40 anni e 5 mesi di contribuzione): anche a loro sarà infatti richiesto di attendere i 67 anni di età per la pensione di vecchiaia o, in alternativa, i 42 anni e 10 mesi se uomini / i 41 anni e 10 mesi di contribuzione se donne per la pensione anticipata. 

Mara Guarino, Itinerari Previdenziali 

11/1/2022

 
 

Ti potrebbe interessare anche