Pensioni, la distribuzione territoriale per tipologia

La regionalizzazione della previdenza è molto utile perché, spesso, una buona parte degli squilibri pensionistici deriva dai disavanzi regionali tra contributi e prestazioni e tra pensioni contributive e assistenziali: la mappa per regione tratta dal Dodicesimo Rapporto Itinerari Previdenziali

Michaela Camilleri

I dati INPS rielaborati nel Dodicesimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali forniscono la mappa per area geografica delle diverse tipologie di pensione erogate dall’INPS. La regionalizzazione della previdenza è molto importante perché spesso una buona parte degli squilibri pensionistici deriva proprio dai disavanzi regionali tra contributi e prestazioni e tra pensioni coperte dalla contribuzione e quelle assistenziali a carico della fiscalità generale.

Nel 2023 su un totale di 16.770.564 prestazioni IVS relative all’INPS, 16.417.050 fanno riferimento a pensionati residenti in Italia e 353.514 a residenti all’estero. Delle 16.417.050 pensioni erogare a residenti in Italia, il 41,6% è rappresentato da anzianità/anticipate e prepensionamenti, il 28,4% da vecchiaia, il 24,7% da superstiti e il restante 5,3% da invalidità. Per un confronto regionale omogeneo, non influenzato dalla diversa numerosità totale delle pensioni, l’incidenza delle quattro categorie IVS è stata calcolata in percentuale rispetto al totale di ciascuna regione (estero escluso) e non rispetto al totale della categoria.

Figura 1 – La distribuzione delle diverse categorie di pensioni IVS dell’INPS per area geografica (estero escluso)Figura 1 – La distribuzione delle diverse categorie di pensioni IVS dell’INPS per area geografica (estero escluso)
Fonte: Dodicesimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, Itinerari Previdenziali

Le pensioni di anzianità o anticipate sono maggiormente diffuse al Nord Italia, dove incidono ben oltre la media nazionale del 41,6%, in conseguenza di alti tassi di occupazione e storie contributive più lunghe e continue. Il Trentino-Alto Adige detiene il primato: oltre la metà delle pensioni dei residenti nella regione è di anzianità o anticipata. Seguono Veneto e Piemonte rispettivamente con il 48,9% e 48,8%, la Valle d’Aosta (48,1%), la Lombardia (47,3%), il Friuli-Venezia Giulia (47,2%) e l’Emilia-Romagna (47,1%), mentre l’unica regione del Nord con un’incidenza inferiore alla media nazionale è la Liguria (41,3%). Al Centro, la categoria anzianità/anticipata incide al di sopra della media italiana in Toscana e nelle Marche (43,2%), mentre per Umbria (39,9%) e Lazio (36,2%) l’incidenza è inferiore alla media italiana. Nelle regioni meridionali, invece, le incidenze sono tutte al di sotto della media nazionale e la regione che possiede percentualmente meno pensioni di anzianità/anticipate è la Calabria (26,6%).

Valgono le stesse considerazioni per le pensioni di vecchiaia, erogate in prevalenza ai residenti nelle regioni del Centro-Nord. In dettaglio, al Nord spicca Liguria, la regione più vecchia d’Italia, dove questa categoria incide per il 28,4% rispetto al totale delle prestazioni vigenti in regione; segue la Lombardia con il 27,1%. Al Centro, nel Lazio l’incidenza è pari al 31,1% e riflette l’elevato numero di pubblici dipendenti, con la Toscana al secondo posto con il 29,3%. Nel Mezzogiorno, primeggia la Calabria con un’incidenza del 35%, seguita da tutte le altre regioni meridionali che hanno incidenze della categoria vecchiaia superiori alla media nazionale, con l’eccezione dell’Abruzzo (28,3%), mentre la Sardegna (28,4%) eguaglia il valore medio nazionale.

Figura 2 – Numero di pensioni di anzianità e di vecchiaia in % sul totale di ciascuna regioneFigura 2 – Numero di pensioni di anzianità e di vecchiaia in % sul totale di ciascuna regione
Fonte: Dodicesimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, Itinerari Previdenziali

Nelle regioni del Mezzogiorno, dove risiede il 33,5% della popolazione italiana, è erogato invece il maggior numero di pensioni di invalidità previdenziale (46,4%) rispetto al totale della categoria invalidità. Tutte le regioni del Nord sono sotto la media nazionale, pari al 5,3%, con l’unica eccezione della Valle d’Aosta che la eguaglia, con il minimo in Lombardia (2,8%); nel Centro, la Toscana (3,7%) ha la percentuale di invalidità più bassa e l’Umbria la più alta (9,0%), quasi il doppio della media nazionale, Marche e Lazio superano di poco la media nazionale (rispettivamente 6,0% e 6,3%). In tutte le altre regioni del Sud l’incidenza è molto elevata: ogni 100 prestazioni erogate in Calabria 11 sono di invalidità, più del doppio della media nazionale, in Puglia 9,6, Basilicata e Sardegna 9,1%, Campania 8,7, seguite da Sicilia (7,5), Molise (6,8) e Abruzzo (6,7).

Figura 3 – Numero di pensioni di invalidità e ai superstiti in % sul totale di ciascuna regioneFigura 3 – Numero di pensioni di invalidità e ai superstiti in % sul totale di ciascuna regione
Fonte: Dodicesimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, Itinerari Previdenziali

Anche per le pensioni ai superstiti, le incidenze più elevate si osservano tra le regioni meridionali: in Sicilia (30,1%), in Campania (29,4%), in Calabria (27,4%) e in Molise (26,9%). Nel Centro-Nord le incidenze, sul totale di ciascuna regione, si mantengono tutte al di sotto della media nazionale con le sole eccezioni del Lazio (26,3%) e della Liguria (25,6%). All’Estero (con incidenza, dei superstiti rispetto al totale categorie Estero, del 30,7%), risiede il 2,6% del totale pensionati superstiti.

Rispetto alla popolazione residente, il tasso medio totale di pensionamento per l’intero territorio nazionale è pari al27,8%. Guardando alle diverse tipologie di pensione, il tasso grezzo di pensionamento di anzianità continua la sua crescita, nonostante il lento esaurimento di “Quota 100” e “Quota 102” e delle limitazioni poste a “Quota 103 e “Opzione Donna”, dal 10,3% nel 2019 all’11,6% nel 2023; il tasso grezzo di pensionamento della vecchiaia scende dall’8,5% del 2018 al 7,9% nel 2023 per effetto dell’equiparazione dell’età di vecchiaia per entrambi i generi a 67 anni e, in piccola parte, dalla classificazione dei prepensionamenti (tasso grezzo pensionamento pari allo 0,3%) spostati dalla categoria vecchiaia, come classificati nel passato, nella categoria anzianità/anticipate. I tassi grezzi di pensionamento per l’invalidità previdenziale (1,5% a livello diminuisce, rispetto al 2022, di un decimo per i superstiti portandosi dal 7,0% al 6,9%, segno di un leggero aumento di longevità.

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

 10/3/2025

 
 

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