PIP, a febbraio i mercati sono tornati a un sano realismo

Per i mercati finanziari è un periodo di assestamento: ne hanno risentito a febbraio anche le unit linked dei PIP censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali, che arretrano in media di 0,6 punti percentuali 

Leo Campagna

Dopo un gennaio brillante, i mercati finanziari hanno ritracciato a febbraio: ne hanno risentito anche le quote dei PIP. Infatti, le unit linked censite nel Comparatore dei Fondi di Itinerari Previdenziali hanno registrato una perdita media dello 0,6%, con il guadagno da inizio 2023 che si assottiglia fino al +3,1%, pur restando ampiamente in territorio positivo.

Nel secondo mese del 2023 sembra che i mercati abbiano preso maggiore consapevolezza dei principali indicatori macroeconomici. Inflazione, politica monetaria e inversione della curva dei rendimenti negli Stati Uniti segnalano aspettative future molto meno rosee di quelle previste solo fino a poche settimane fa. Per esempio, nell’Eurozona a febbraio, mentre il carovita su base annua si è attestato all’8,5% (era all’8,6% il mese precedente), l’inflazione di base - cioè al netto dei beni energetici e alimentari - ha accelerato al 5,6% rispetto al 5,3% previsto. Negli Stati Uniti, invece, preoccupano siano la forza del mercato del lavoro sia la persistente inversione della curva dei rendimenti. Dagli anni Settanta a oggi l’inversione tra i rendimenti dei treasury a 2 e quelli a 10 anni ha dimostrato di essere predittiva di una recessione sebbene poco indicativa sia sul quando potrà manifestarsi (statisticamente il tempo che trascorre tra l’inversione e la recessione va dai 4 mesi ai 2 anni) e sia sull’intensità della contrazione economica.

Alla luce degli ultimi dati dei prezzi al consumo, le Banche Centrali non potranno che proseguire nel loro percorso di restringimento delle politiche monetarie. Le più recenti dichiarazioni di Jerome Powell e Christine Lagarde non lasciano spazio a chi pensava che potesse esserci, magari già nel quarto trimestre di quest’anno, un inizio di taglio dei tassi: adesso, il tasso terminale della Federal Reserve è salito a 5,4%, mentre nella zona Euro l’obiettivo è il livello 3,5%.

Le politiche monetarie severe dureranno più di quanto si immaginava. Meglio quindi  prepararsi a una politica monetaria rigorosa ancora per un po’ di tempo e a tassi di equilibrio più alti. Realismo che non significa necessariamente rassegnazione, quanto piuttosto un'attenta gestione attiva. Dopotutto, i PIP (come tutti gli strumenti di previdenza complementare) devono dimostrarsi più efficienti degli ETF nel lungo termine.

  Leo Campagna      

24/3/2023

 
 

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