PIP, riflessioni dopo un primo trimestre 2023 tra alti e bassi

Il primo trimestre 2023 ha permesso alle unit linked collegate ai PIP censiti dal Comparatore Itinerari Previdenziali di accumulare guadagni; ancora in rosso però sia la performance media degli ultimi 12 mesi sia quella da fine 2021. Quali considerazioni possono trarne gli investitori per i mesi a venire? 

Leo Campagna

Il primo trimestre 2023 sui mercati finanziari si è chiuso sulla scia della buona intonazione emersa nel quarto trimestre dello scorso anno. Dopo aver toccato i minimi della crisi causata dalla combinazione tossica della guerra in Ucraina, dell’inflazione in accelerazione e dei tassi di interesse in rapida risalita tra fine settembre e inizio ottobre, le Borse e il reddito fisso hanno cominciato a recuperare quota. La convinzione che ha cominciato a prendere corpo è che, con il picco dei prezzi al consumo già toccato (negli USA in giugno 2022 e in Europa nei 6 mesi successivi), le Banche Centrali avrebbero cominciato a tagliare i tassi nella seconda parte di quest’anno. 

Uno scenario che ha permesso anche ai PIP di accumulare guadagni. In particolare, le quote delle unit linked collegate ai PIP censiti dal Comparatore di Itinerari Previdenziali evidenziavano a fine marzo un guadagno medio del 2,3% da inizio anno, e uno del +3,7% da fine settembre 2022; ancora in rosso, invece, sia la performance media degli ultimi 12 mesi (-7,7%, dal 31 marzo 2022 al 31 marzo 2023) sia quella da fine 2021 (-11,8%, dal 31/12/2021 al 31/3/2023). Rendimenti medi aggregati leggermente migliori per le unit linked a indirizzo azionario:  +3,3% da inizio anno, +8,5% dal 30 settembre 2022, -6,1% negli ultimi 12 mesi e -10,2% da fine 2021. 

Si può fare una prima considerazione: decidere di disinvestire nelle fasi di turbolenza dei mercati non è mai una buona idea, soprattutto dalle esposizioni in asset class più rischiose (azioni e obbligazioni societarie). Restare investiti, infatti, consente di partecipare ai recuperi dei mercati che non sono mai prevedibili nell'intensità e, soprattutto, nella tempistica. Se si fosse vicini all’età del pensionamento si deve semmai, con 2-3 anni di anticipo, posizionarsi su linee garantite o su quelle collegate alle gestioni separate. 

Una considerazione di grande attualità anche in funzione delle prospettive: è probabile che i mercati si siano spinti troppo in avanti nello scenario più favorevole (inflazione in graduale discesa, taglio dei tassi da parte delle Banche Centrali e recessione lieve e di breve durata). Se una di queste condizioni (o, peggio ancora, 2 o 3 di esse) dovesse rivelarsi inesatta, sarebbe quasi inevitabile una correzione azionaria di un 15%-20% e un ridimensionamento del credito. E anche questo consiglia agli investitori più esposti al rischio di mantenere la calma, evitando di prendere decisioni dettate solo dall’emotività del momento.

  Leo Campagna      

21/4/2023

 
 

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