Previdenza, come pianificarla in un "mondo alla rovescia"

Performance alla mano, nel lungo termine gli investimenti in azioni hanno reso di più di quelli in obbligazioni  i quali, a propria volta, hanno registrato ritorni maggiori rispetto alla liquidità: eppure, quello con cui sono chiamati a confrontarsi i risparmiatori previdenziali nell'ultimo periodo è un mondo alla rovescia che, spesso, sfugge a logiche e strategie un tempo consolidate... 

Leo Campagna

Se si incrociano i dati delle performance da inizio anno con quelli dei flussi di sottoscrizione dei fondi comuni d’investimento, si nota un’apparente contraddizione. A fronte di rendimenti nettamente a favore dei fondi comuni a vocazione azionaria (+17,8% nei primi 10 mesi in base all’indice Fideuram di categoria) rispetto a quelli obbligazionari (+5,7%), la raccolta netta ha continuato a premiare i fondi a reddito fisso: in base ai dati Assogestioni, nei primi 9 mesi di quest’anno i fondi obbligazionari hanno raccolto 8,5 miliardi di euro, mentre quelli azionari hanno accusato deflussi per 5 miliardi.

Sembra che il fenomeno non riguardi soltanto l’Italia: il sito MarketWatch ha reso noto che, da inizio anno, si sono registrati a livello globale flussi netti positivi sui fondi obbligazionari per 339 miliardi di dollari e deflussi dagli azionari per 208 miliardi. Tra le tante spiegazioni che si possono dare una delle più convincenti, soprattutto in Italia, è che le ferite procurate dalla profonda correzione registrata dai fondi azionari nel quarto trimestre 2018 (-13,3% in base all’indice Fideuram) abbiano scottato i risparmiatori al punto da scoraggiarne qualsiasi tentativo di investirvi nel corso dell’anno.

Un’altra spiegazione, invece, prende atto di questo nuovo "mondo alla rovescia", che si è venuto a creare anche per effetto dell’allentamento monetario delle Banche centrali che hanno propiziato i tassi a zero e negativi.  Vale a dire l’inclinazione ad acquistare le azioni per i dividendi e le obbligazioni per il capital gain. In altre parole, sembra prevalere la predisposizione, in coloro che decidono in questa fase di investire in Borsa, non tanto nelle potenzialità di rialzo degli indici azionari quanto piuttosto in quella di poter incassare dividendi mediamente superiori ai rendimenti delle obbligazioni. Per contro, chi opta per il reddito fisso, non lo fa più, come accadeva in passato, per puntare su un rendimento capace di stabilizzare il portafoglio dal momento che quelli attuali sono vicini allo zero. Lo fa semmai nella convinzione che possa spuntare un ulteriore capital gain sul prezzo grazie al ribasso dei tassi.

Quanto possa durare questa situazione non si può sapere. L’unico elemento sul quale può ragionare chi deve pianificare la propria previdenza è quello delle statistiche del mercato americano, riconosciuto come punto di riferimento a livello mondiale anche grazie alla sua lunga serie storica: ebbene, performance alla mano, nel lungo termine l’investimento in azioni ha reso di più di quello in obbligazioni che, a propria volta, ha registrato ritorni maggiori rispetto alla liquidità.

Leo Campagna 

19/12/2019 

 
 
 

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