Quo vadis Quota 100?

Le crescenti domande di pensionamento anticipato con Quota 100 consentono di iniziare a delineare in quali direzioni vada la misura... E non mancano le sorprese, tra cui l'avanzata del Sud e l'elevato numero dei richiedenti tra dipendenti pubblici e autonomi

Alberto Brambilla

A poco più di un mese dall’introduzione di Quota 100 dalla Legge di Bilancio 2019 e dal “decretone” del 29 gennaio scorso le richieste di pensione anticipata sono 84.789. Ciò non significa che si trasformeranno tutte in pensioni. Ma i numeri sono tali da permettere di trarre qualche preziosa indicazione. 

 

La ripartizione territoriale

Dall’analisi delle domande su base regionale e provinciale, emerge la prima sorpresa. Se, come evidenzia il Sesto Rapporto sul Bilancio del Sistema previdenziale italiano, suddividendo il numero di pensioni per categoria e territorio, emerge che il 48,4% delle pensione di anzianità è erogato al Nord, il 29% al Centro e solo il 21,2% al Sud, ci si aspetterebbe per Quota 100 percentuali in linea con questi dati, facendo entrambe riferimento all’anzianità contributiva. Invece, la realtà è ben diversa. Sul totale nazionale di 84.789 richieste, ben il 40,8% proviene da regioni del Sud, il 30,9% dal Nord e il 28,3% al Centro.

Il Sud, con il 34% della popolazione totale italiana, produce quindi 1,67 domande ogni mille abitanti, contro la media di 1,45 domande del Centro (28,3% di domande contro 27% della popolazione) e di solo 1,13 del Nord (30,9% delle domande contro 38% della popolazione). Se, nello scambio tra Movimento 5 Stelle e Lega, il reddito di cittadinanza era destinato al Sud e Quota 100 al Nord, le cose si sono rovesciate.

Ripartizione macroareee domande Quota100

Fonte: Elaborazione Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati INPS (aggiornati al 7/3)

 
 

La classifica per regione e città delle domande 

La regione che ha avanzato più richieste è la Lombardia con 9.967 richieste (0,99 domande ogni 1000 abitanti), seguita dalla Sicilia con 8.802 (1,75 domande ogni mille abitanti, il doppio della Lombardia, un record) e dal Lazio con 8.787 (1,49 domande ogni mille abitanti). Si consideri che in Sicilia vivono circa 5 milioni di persone, contro i quasi 6 del Lazio e gli oltre 10 della Lombardia. In proporzione agli abitanti, le regioni che hanno avanzato più richieste sono il Molise (2,30 domande ogni mille abitanti, un record), la Sardegna (2,10 per mille abitanti), l'Abruzzo (2,03), la Basilicata (1,97) e la Sicilia (1,75); al contrario, quelle che ne hanno fatto meno richiesta (sempre in proporzione agli abitanti) sono il Trentino (0,89), la Lombardia (0,99) e il Piemonte (1,16).

Tra le città “vince” Roma con 6.105 richieste, seguita da Napoli (3.890) e Milano (3.407)Se confrontiamo il dato assoluto con quello della popolazione, emerge che le province che hanno fatto più richieste sono: Cagliari,  Oristano e Nuoro (3,06; 2,50; 2,33), L’Aquila (2,36 domande ogni mille abitanti), Enna (2,31), Campobasso e Isernia nel Molise (2,29 e 2,32); le minori richieste di accesso alla pensione anticipata arrivano dai lavoratori che vivono nelle zone più industrializzate: Monza, provincia più “virtuosa” d’Italia, con solo 0,59 domande ogni mille abitanti, ma con un tasso di occupazione tra i più alti d’Italia, Lodi (0,78) e in genere tutte le province lombarde, Bolzano (0,67) e Fermo (0,79).

Fonte: Elaborazione Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati INPS (aggiornati al 7/3)

 

Chi sono i richiedenti?

In base alla gestione INPS, i dipendenti pubblici (vera sorpresa) sono 31.525 con il 37,2% delle richieste effettuate, seguiti a ruota dai lavoratori dipendenti privati (iscritti al FPLD ai fondi speciali e a sport e spettacolo) con 29.344 domande (il 34,6% circa del totale); si segnalano poi gli artigiani con 6.972 (8,22%), i  commercianti con 6.670 domande (7,87%) e i coltivatori (CDCM) con 1.455 richieste, un numero elevato data l’esiguità numerica della categoria (1,7%). Importante anche il numero dei beneficiari del cumulo gratuito dei contributi o della totalizzazione, iscritti a diverse gestioni (4.672 domande, pari al 5,5%).

 

L'analisi anagrafica

Sul totale delle domande, il 72,6% dei richiedenti è uomo (in leggero calo rispetto al 76% della precedente rilevazione), mentre solo il 27,3% è donna.  Va tuttavia considerato che, tradizionalmente, le donne fanno più fatica a maturare i requisiti di anzianità rispetto agli uomini, perché hanno una carriera lavorativa più discontinua. Quanto alle età anagrafiche dei richiedenti, ben 1/3 ha tra i 62 e 63 anni; il 46,2% ha tra i 63 e i 65 anni di età, e il 20% ha più di 65 anni.

Fonte: Elaborazione Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati INPS (confronto tra domande pervenute al 18/2, al 28/2 e al 7/3)

 

Le sorprese...

Se la prima sorpresa riguarda l’avanzata del Sud, con la maggioranza delle domande, la seconda riguarda i dipendenti pubblici che si avviano a essere un terzo dei richiedenti dato che molti di loro sono beneficiari del “cumulo”. A rischio sono la salute visto che molti (si parla di circa 23.000) medici lasceranno il servizio quest’anno per pensionamento ordinario e Quota 100, ma anche le stesse erogazioni di Quota 100 e reddito di cittadinanza perché potrebbero essere 4.000 i dipendenti INPS che lasciano. Ma problemi ci saranno anche per la scuola e i servizi pubblici.

La terza sorpresa/anomalia è l’alto numero di lavoratori autonomi richiedenti Quota 100. Se consideriamo che i lavoratori dipendenti privati sono 13,5 milioni e gli autonomi circa 4 milioni, ci troviamo con più di 15.000 domande di artigiani, commercianti e agricoli rispetto alle quasi 30mila dei dipendenti. Con molta probabilità si tratta di lavoratori stagionali nei settori agricoltura e turismo e che vantano un'anzianità contributiva elevata (molti anni), ma caratterizzata da periodi di discontinuità lavorativa (ad esempio, lavoratori agricoli che lavorano per  51 o 101 giornate l’anno e che poi percepiscono forme di sostegno al reddito); stesso discorso per i lavoratori dei servizi legati al turismo. Ma anche lavoratori autonomi che hanno molti anni di iscrizione all’INPS, ma pochi contributi versati. Per tutte queste categorie, dati i modesti importi delle pensioni a calcolo (per via dei modesti contributi versati) si corre anche il rischio di dover “integrare al minimo”, con un ulteriore aggravio per la finanza pubblica.

Quota 100, caratteristiche delle domande inviate al 28 febbraio

Fonte: Elaborazione Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati INPS (aggiornati al 7/3)

 

Il ricambio pensionati/giovani

A parte il ricambio nel settore pubblico che dipende dalle scelte governative (peraltro non facili sia per i vincoli di finanza pubblica sia soprattutto per la lungaggine dei relativi concorsi), la cosiddetta staffetta generazionale non sarà semplice soprattutto per lo sfavorevole ciclo economico e per la contrazione violenta della produzione industriale. Per i dipendenti sarà molto probabile una “corsa” all’alleggerimento di personale con incentivi economici e qualche “pressione” per favorire l’uscita di personale non reinseribile nel ciclo produttivo, mentre le assunzioni di giovani o altri lavoratori saranno modeste. Peggio andrà nel lavoro autonomo dove è invece molto più probabile una prosecuzione del lavoro in maniera non ufficiale intestando l’attività a familiari. Inoltre, soprattutto al Sud, anche per il divieto di cumulo, ci sarà un aumento del lavoro irregolare, che già è alto, anche a causa della mancanza di grandi complessi industriali e delle possibilità di lavoro “in nero”. Probabilmente, ci sarà un aumento di irregolare anche al Centro e al Nord prevalentemente nelle micro- e piccole imprese.

 

Uno sguardo d'insieme...

Vista la rapidità nell’arrivo delle domande, è ipotizzabile che per la fine di marzo saranno superate agevolmente le 110 mila richieste di Quota 100, le 40mila per la pensione anticipata e le 10mila per opzione donna: ciò significa 250mila lavoratori attivi in meno e altrettanti pensionati in più entro la fine del 2019, con un pericoloso deterioramento del rapporto attivi/pensionati, che calerà di circa l’1,5%, e un aumento del saldo negativo tra entrate contributive e uscite per prestazioni.

Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

5/3/2019 (ultimo aggiornamento l'11/3/2019)

 
 

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