Una panoramica dei sistemi pensionistici dell'Eurozona e della loro sostenibilità

Pur nelle diversità delle rispettive economie e scelte di politica pubblica, tutti i sistemi pensionistici europei sono in questo particolare periodo storico chiamati ad affrontare alcune sfide cruciali, come vincoli di bilancio e transizione demografica: un contesto che rende ancora più importante per i risparmiatori guardare anche alla previdenza complementare

a cura di Amundi

I sistemi pensionistici sono un tema importante per i Paesi dell'Eurozona poiché la spesa pensionistica rappresenta una parte sostanziale dei rispettivi PIL. Sebbene questi sistemi abbiano alcune caratteristiche comuni, differiscono a causa della storia, della cultura e delle circostanze economiche di ciascun paese. I principali Paesi europei, quali Germania, Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi, si trovano da tempo ad affrontare le sfide dell'invecchiamento della popolazione, tra cui un aumento del loro fabbisogno di finanziamento. La spesa pensionistica contribuisce all'aumento del debito pubblico e del deficit fiscale, in particolare nei Paesi che utilizzano schemi a ripartizione, aumentando così la necessità delle famiglie di risparmiare per la pensione. Tuttavia, tutti gli schemi pensionistici possono faticare a generare rendimenti sufficienti, soprattutto in un contesto di crescita economica debole.

I sistemi pensionistici moderni si basano su due diversi modelli: il modello “Bismarck” a contribuzione definita, in cui i lavoratori ricevono una pensione in base ai contributi versati al sistema durante la loro vita lavorativa; e il modello “Beveridge” a prestazione definita, basato su un principio di redistribuzione, in cui tutte le pensioni sono finanziate dalle tasse e gestite a livello statale. Tutti i Paesi hanno sistemi ibridi differenti con livelli pensionistici minimi.

Le pensioni rappresentano una quota significativa della spesa pubblica, ma questa varia notevolmente da Paese a Paese. Francia e Italia hanno un elevato livello di spesa pensionistica (circa il 15% del PIL) rispetto alla media europea (12%), mentre i Paesi Bassi si collocano nella fascia più bassa (10,7%).

A partire dagli anni Ottanta, questi Paesi hanno affrontato la sfida demografica dell’aumento della percentuale di popolazione senior rispetto al numero di persone attive in grado di finanziare le pensioni. Questa tendenza è legata al calo dei tassi di natalità e all'aumento dell'aspettativa di vita. Di conseguenza, questi Paesi hanno intrapreso riforme volte a bilanciare i loro sistemi pensionistici, come l'aumento dell'età pensionabile e l'allungamento del periodo di contribuzione.

Le preoccupazioni sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici pubblici europei privi di finanziamento o non adeguatamente finanziati sono aumentate, poiché il sistema a ripartizione, che si basa sulla solidarietà intergenerazionale, presuppone una sufficiente contribuzione dei lavoratori con salari reali che aumentano in linea con gli incrementi di produttività. Un calo della popolazione attiva o dei salari reali, unito a livelli elevati di spesa pensionistica e di debito pubblico, incide in modo critico sull'equilibrio e sulla sostenibilità di questi sistemi.

Negli schemi a ripartizione, le pensioni sono finanziate attraverso contributi calcolati in base a un'aliquota stabilita dal governo. Lo schema rimane in equilibrio se un aumento dell'indice di dipendenza è compensato da una diminuzione del tasso di sostituzione medio o da un aumento del tasso di contribuzione. Nella pratica, tuttavia, contributi e prestazioni non sempre si allineano e le pensioni possono essere corrette grazie a una maggiore contribuzione da tasse e sussidi. Questo aumento dell'indice di dipendenza può avere un impatto negativo sulla sostenibilità finanziaria dei sistemi a ripartizione, portando a una diminuzione del tasso di sostituzione e/o a un aumento dell'aliquota contributiva.

I sistemi pensionistici più solidi ed equilibrati sono quelli dei Paesi Bassi e della Svezia. Al contrario, Italia, Francia e Spagna stanno affrontando le sfide più critiche. Francia e Spagna hanno introdotto nuove misure nel 2023, mentre le ambiziose politiche di pensionamento anticipato dei precedenti governi italiani sembrano essere giunte al termine. L'aumento del debito pubblico e i vincoli di bilancio imposti dal Patto di Stabilità e Crescita limitano la flessibilità dei Paesi in situazioni critiche, costringendoli ad attuare misure di consolidamento fiscale nei prossimi anni. Con i tassi di sostituzione in calo e i potenziali aumenti delle tasse all'orizzonte, è più che mai cruciale per i risparmiatori sottoscrivere una soluzione di previdenza complementare.

Valérie Letort, Economist, e Didier Borowski, Head of Macro Policy Research
Amundi Investment Institute

 18/3/2025

 
 
 

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