I maggiori fondi e Casse sanitarie del Paese

In una società che invecchia e in uno scenario epidemiologico che ha di recente mostrato tutte le sue potenziali gravità, la necessità di un secondo pilastro che affianchi (e non sostituisca) il Servizio Sanitario Nazionale si fa sempre più rilevante: altrettanto importante riscontrare allora un sempre maggior interesse e apprezzamento da parte degli aderenti

Lorenzo Vaiani

Oltre un quarto della popolazione italiana è iscritta a un fondo sanitario integrativo: per l’esattezza, a fine 2019, ultimo dato ufficiale disponibile, il valore in termini assoluti era pari a 14,715 milioni; cifra, che verosimilmente, potrebbe aver raggiunto nel corso dell’ultimo anno  i 15,610 milioni. Numeri senza dubbio importanti e che fanno capire come già oggi il sistema del secondo pilastro sanitario vanti, almeno sul fronte degli aderenti, livelli estremamente significativi; giusto per aver un termine di raffronto si consideri che, a fine 2022, gli iscritti alla previdenza complementare erano 9 milioni e 240mila.

Un settore, quello della sanità complementare, segnato d'altra parte da un’estrema (ed eccessiva) frammentazione rispetto al numero di fondi e Casse, ben 321 a fine 2022 sulla base delle stime Itinerari Previdenziali. Una parcellizzazione appunto eccessiva se si considera che i primi 50 soggetti erogano circa il 75% delle prestazioni fornite dall’intero settore, ovvero 2,86 miliardi di euro sui 3,81 totali, e ricomprendono al loro interno ben oltre il 61% degli aderenti complessivi, equivalenti in termini assoluti a 9,58 milioni di persone.

Ma quali sono gli operatori più rilevanti in termini di iscritti, prestazioni erogate e contributi raccolti?

Purtroppo, non è possibile rispondere in maniera esaustiva e certa a questa domanda poiché il settore non è soggetto a nessun organo di vigilanza né tantomeno ha alcun obbligo di pubblicità dei principali dati (numero di iscritti, prestazioni erogate, patrimonio…). Una situazione difficile da spiegare e che perdura da ormai decenni.  Tuttavia, anche a fronte di un contesto per così dire nebuloso, è possibile, grazie ai dati forniti da alcuni degli enti facenti parte il mondo della sanità complementare, provare a fare qualche considerazione in merito. 

Partendo dal numero di iscritti, il fondo che vanta il maggior numero di aderenti è Fondo Est, forma negoziale di assistenza sanitaria integrativa che associa tutte le imprese commerciali e di servizi, rappresentando oltre un quinto degli iscritti/associati (20,7%). Fanno dunque seguito MetaSalute, fondo di riferimento dei metalmeccanici con il 14,2% ed Emapi, che associa gli iscritti alle Casse privatizzate dei liberi professionisti (13,5%); al quarto e quinto posto Sanarti, l’ente di riferimento per gli artigiani (6,6%) e MBA, la maggiore Società di Mutuo Soccorso del Paese (4,2%). Da soli, questi soggetti valgono oltre il 58% del totale iscritti dei primi 50 fondi e Casse sanitare nazionali.  

Spostando l’attenzione sull’ammontare delle prestazioni erogate, al primo posto spicca nuovamente Fondo Est con oltre 385,1 milioni di euro (dato al 2021), corrispondenti al 16,3% dell’importo totale dei primi 50 fondi. Successivamente, è possibile collocare: il FASI, il fondo di assistenza sanitaria dei dirigenti delle aziende industriali, con 323,5 milioni di euro (13,75%); MetaSalute con 198,1 milioni, ovvero l’8,4%; e il Fondo Sanitario del Gruppo Intesa Sanpaolo (189,9 milioni equivalenti all’8%). Più staccati si posizionano poi il FASDAC, il fondo di assistenza sanitaria dei dirigenti delle aziende commerciali, con 120,9 milioni (5,1%) e il Fondo CASDIC, l’ente di riferimento per il settore del credito (81,9 milioni al 2021, corrispondenti al 3,5%).

Altro parametro utile per valutare lo stato di salute del settore è l’ammontare dei contributi raccolti, fondamentali, insieme alla gestione finanziaria, per fornire le prestazioni agli iscritti. La classifica in questo caso è la medesima vista per le prestazioni: al primo posto Fondo Est, con 516,1 milioni di euro (18,0%); segue Fasi con il 13,7% sul totale (oltre 393 milioni di euro), mentre al terzo posto si posiziona MetaSalute con 224 milioni pari al 7,8%. Da segnalare infine al quarto e quinto posto il Fondo sanitario del Gruppo Intesa Sanpaolo e il Fasdac, rispettivamente con 196 e 143 milioni di euro.

Figura 1 – I primi 5 enti e Casse sanitarie per numero di iscritti, prestazioni e contributi

Figura 1 – I primi 5 enti e Casse sanitarie per numero di iscritti, prestazioni e contributiFonte: Decimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2022”

A livello complessivo, il saldo tra contributi e prestazioni dei 50 fondi analizzati dal Decimo Report Itinerari Previdenziali è pari a 492 milioni di euro, in leggera contrazione rispetto agli oltre 510 milioni registrati lo scorso anno, che in parte vanno a coprire i costi di esercizio e di assicurazione e in parte a patrimonio. Come noto, la pandemia ha notevolmente ridotto l’utilizzo delle prestazioni dei fondi e delle Casse sanitarie che basano le loro prestazioni in gran parte sul Servizio Sanitario Nazionale, il quale, a seguito della proclamazione dello stato di emergenza nel marzo 2020, ha di fatto bloccato gran parte delle visite specialistiche, delle analisi di laboratorio, delle terapie per le gravi malattie e degli interventi non essenziali. Ulteriore dato che mostra il buon utilizzo dei fondi da parte delle collettività assicurate, anche se ancora non rilevante soprattutto per i fondi di recente costituzione, è il rapporto tra entrate contributive e uscite per prestazioni pari, nel corso del 2022, al 120%.

Altrettanto interessante, in questo caso per valutare tenuta e sostenibilità di un investitore istituzionale, è il suo stato patrimoniale, e nello specifico il totale attivo (con la relativa gestione finanziaria). Informazioni, queste, che solitamente vengono comunicate dai soggetti istituzionali (fondi pensione, Casse di Previdenza, etc) ai rispettivi organi di vigilanza e, successivamente, rese disponibili alla collettività. Ciò, invece, non accade per gli enti sanitari in quanto non sottoposti ad alcun obbligo normativo di pubblicità o di trasmissione. Con questi presupposti, risulta, dunque, impossibile fornire un’indicazione puntuale del patrimonio complessivo del settore: a ogni modo, secondo le stime contenute nell’ultimo Report curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, il patrimonio netto totale dei 321 operatori è di circa 5 miliardi, in aumento rispetto ai 4,85 del 2021 e i 4,75 miliardi stimati per il 2020, di cui circa 3,9 di attivo netto investibili in strumenti mobiliari e immobiliari e 1,1 miliardi in immobilizzi materiali e immateriali. Inoltre, sulla base dei (pochi) dati resi disponibili è possibile provare a stilare una classifica dei primi soggetti per totale attivo; classifica che vede Fasi, Fondo Est, Casdic e MetaSalute ai primi 4 posti e con attivi superiori ai 300 milioni di euro e, a seguire, Sanarti con un valore prossimo alla soglia dei 300 milioni.

A livello di gestione finanziaria-patrimoniale, si può osservare come i fondi sanitari che operano già da molti anni, così come quelli con ampie platee di iscritti, possiedono ormai un discreto patrimonio e stanno sviluppando sempre più al loro interno un servizio finanza e investimenti, anche allo scopo di diversificare maggiormente e migliorare così i rendimenti ottenuti. Nel dettaglio, la figura 2 evidenzia il mix di investimenti dei fondi sanitari relativo al 2022, dove spiccano la voce "liquidità" (conti correnti, investimenti a breve termine, titoli postali), che pesa per il 32% (era il 39% lo scorso anno), e quella "obbligazioni e titoli di Stato", che si attestano al 43% (24% nel 2021). In totale Casse e fondi sanitari hanno investito nel 2022 in liquidità, strumenti monetari e obbligazionari per oltre il 75% (63% nel 2021). L’investimento in polizze di assicurazioni generalmente di ramo I o V è invece pari al 7% (era l’11% nel 2021); da rilevare anche investimenti in azioni, pari al 5% (6% nel 2021), e in OICR, che valgono il 12% (15% nel 2021).

Figura 2 – Distribuzione % del patrimonio per tipologia di gestione per il 2022

Figura 1 – Distribuzione % del patrimonio per tipologia di gestione per il 2022
Fonte: Decimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2022”

In conclusione, nonostante il grande sviluppo dei fondi sanitari in termini di iscritti, si nota ancora dall’esame dei bilanci 2022 una patrimonializzazione ancora relativamente modesta; patrimonializzazione che dovrebbe invece essere rinforzata e soprattutto pari ad almeno un'annualità di prestazioni se si vuole essere nelle condizioni di fronteggiare adeguatamente situazioni impreviste quali, ad esempio, la recente emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da COVID-19.

Lorenzo Vaiani, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

2/10/2023

 
 

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