Le sfide della transizione demografica: analisi e prospettive per le strutture socio-sanitarie e assistenziali

Gli ultimi dati Istat confermano che l'Italia continua a scontare, in particolar modo al Sud, una carenza di strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, ancora più grave alla luce dei trend demografici in atto: a partire dai numeri che fotografano la situazione attuale, alcuni spunti di riflessione sul futuro del Paese

Giulia Sordi

Le strutture residenziali socio-sanitarie e assistenziali rappresentano un pilastro fondamentale nel sistema di welfare, garantendo assistenza e cure adeguate a persone fragili, anziani, disabili e soggetti con bisogni sanitari complessi. Il settore socio-sanitario italiano, tuttavia, difficilmente può essere definito e descritto come un sistema integrato,perché rappresenta, nel suo complesso, un arcipelago di soggetti all’interno del quale non sempre è rintracciabile una chiara azione di regia complessiva. Si tratta infatti di un comparto dove le principali funzioni (finanziamento, programmazione, affidamento dell’incarico, erogazione) sono distribuite tra una pluralità di attori, non necessariamente gerarchicamente ordinati tra di loro: Regioni, ASL, enti locali, strutture pubbliche e società private, enti no profit. Del resto, non è mai intervenuta una riforma organica del settore, che si ritrova pertanto a essere la sommatoria di tante azioni parziali, talvolta pensate a livello nazionale, altre a livello regionale o locale, su spinta del settore sociale o, alternativamente, di quello sanitario.

Un contesto che rischia di scontrarsi con la grande transizione demografica che l’Italia – così come gli altri Paesi avanzati – sta attraversando: una fase di progressivo invecchiamento della popolazione che toccherà il suo culmine attorno al 2045/2050, per poi vedere una graduale riduzione dell’età media. Tuttavia, ben prima di arrivare a tale nuovo assetto, l’invecchiamento comporterà un notevole aumento delle prestazioni socio-sanitarie e un incremento esponenziale di quelle di assistenza e non autosufficienza.

Lla gestione di questa delicata fase di transizione determinerà di fatto la qualità e la sostenibilità del settore socio-sanitario ed assistenziale italiano del prossimo futuro. 

 

Servizi socio-sanitari e assistenziali in Italia: la situazione attuale

L’ultima indagine Istat  sulle strutture residenziali socio-sanitarie e assistenziali italiane relativa all’anno 2023 rileva 12.363 presidi residenziali dove si contano 407.957 posti letto (88% il tasso di occupazione) e 15mila “unità di servizio” (detti anche “moduli”), ovvero tipologie di assistenza targettizzate per tipologia di utenza prevalente. Di quest’ultime, 8.924 unità erogano assistenza socio-sanitaria (il 78% dei posti letto complessivi), mentre le unità di servizio che erogano, invece, servizi di tipo socio-assistenziale ammontano a 6.053 e dispongono in totale di 89.195 posti letto.

Figura 1 – Posti letto nelle strutture residenziali socio-assistenziali e socio-sanitarie presenti all’1 gennaio 2023
Figura 1 – Posti letto nelle strutture residenziali socio-assistenziali e socio-sanitarie presenti all’1 gennaio 2023
Fonte: elaborazioni Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati Istat

La disponibilità di posti letto più elevata si osserva nel Nord-Est (10 posti letto ogni 1.000 residenti), mentre nelle regioni del Sud il numero si contrae a poco più di 3 posti letto ogni 1.000 residenti. Peraltro, nelle regioni settentrionali, il tasso di ricovero si attesta ai livelli più alti: nel Nord-Est si contano 29 ospiti per 1.000 anziani residenti, mentre si raggiungono i valori massimi nelle Province Autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente 40 e 37 posti per 1.000 abitanti di pari età). Di contro, al Sud su 1.000 anziani residenti solo 8 sono ospiti di strutture residenziali. 

Come si può osservare dalla tabella sopra riportata, le unità di servizio socio-sanitarie assistono prevalentemente utenti anziani non autosufficienti, destinando a questi ospiti il 77% dei posti letto disponibili, mentre agli anziani autosufficienti e alle persone con disabilità ne vengono destinati il 15%. Il rimanente 8% è dedicato ad adulti con patologie psichiatriche, dipendenze patologiche e minori. Le unità di tipo socio-assistenziale, invece, sono prevalentemente orientate a fornire accoglienza e tutela a persone con varie forme di disagio. L’accoglienza abitativa copre il 41% dei posti letto, così come la funzione “socio-educativa” che ospita principalmente minori di 18 anni. Le unità che assolvono in prevalenza una funzione tutelare - volta a supportare l’autonomia dei propri ospiti (anziani, adulti con disagio sociale, minori) all’interno di contesti protetti - assorbono il 12% dei posti letto. Il restante 6% offre “accoglienza in emergenza”, vale a dire soluzioni immediati a bisogni urgenti e temporanei di ospitalità e tutela, in attesa dell’individuazione di risposte più adeguate da parte dei servizi sociali territoriali.

 

Gli anziani e i non autosufficienti nelle strutture

Più del 75% degli ospiti delle residenze socio-sanitarie e socio-assistenziali è ultra65enne, poco meno del 2% degli anziani residenti in Italia: la componente femminile prevale nettamente su quella maschile con quasi 3 donne ospitate su quattro posti disponibili. Solo un quinto di chi risiede in queste strutture è in condizione di autosufficienza, mentre prevale il numero dei non autosufficienti (circa 223mila anziani) che, nel 96% dei casi, è assistito in strutture prevalentemente socio-sanitarie. Più differenziata invece la distribuzione degli anziani autosufficienti, equamente divisa tra residenze socio-sanitarie (60%) e accoglienza residenziale e funzione tutelare (30%); residuali le altre tipologie di strutture. Tra gli anziani ospitati nelle strutture residenziali il 77% ha superato la soglia degli 80 anni di età, quota che sale al 78% per i non autosufficienti.

Figura 2 – Anziani ospiti nelle strutture residenziali socio-assistenziali e socio-sanitarie per classe d’età all’1 gennaio 2023

Fonte: elaborazioni Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su dati Istat

La dotazione di posti letto per anziani non autosufficienti è molto elevata nelle regioni del Nord, con valori che si attestano nel Nord-Ovest a 28 posti letto ogni 1.000 residenti anziani e nel Nord-Est a 31 posti letto ogni 1.000 residenti di pari età. Nelle altre aree d’Italia la quota di posti letto destinata a questo target di utenza risulta nettamente inferiore, e raggiunge il suo valore minimo al Sud con appena 6 posti letto ogni 1.000 residenti. Dati che dovrebbero far riflettere tenuto conto che, in Italia, gli anziani non autosufficienti sono almeno 3.860.000 (il 28,4% del totale); dinamica che si aggrava al crescere dell’età e colpisce il 14,6% tra i 65-74enni, sale al 32,5% tra gli anziani di 75-84 anni e al 63,8% tra gli ultra85enni. Sempre Istat, poi, calcola che nel 2030 gli anziani non autosufficienti aumenteranno a 4,4 milioni per raggiungere nel 2050 i 5,4 milioni.

 

Sfide e prospettive

Alla luce di tutti questi dati, è innegabile che alle strutture socio-sanitarie e assistenziali sarà richiesto di compiere uno sforzo sempre maggiore in un Paese, l’Italia, nel quale il peso del debito pubblico – alla soglia dei 3.000 miliardi di euro - e gli stringenti vincoli di bilancio difficilmente consentiranno di offrire un contributo risolutivo alla gestione della transizione demografica che stiamo già attraversando. 

Diventeranno quindi essenziali una serie di misure volte ad attutire l’aumento della spesa socio-sanitaria e assistenziale e che consentano di mettere in campo prodotti e servizi indirizzati a tutelare i futuri bisogni della popolazione anziana: dallo sviluppo di campagne volte a promuovere una vita sana e regolare anche nella terza età, all’aumento dei servizi di assistenza domiciliare nelle funzioni quotidiane e nella non autosufficienza, alla gestione della solitudine (stime Istat prevedono che, nel 2043, oltre il 33% degli over 65 vivrà in una famiglia mononucleare).

D’altra parte, un riordino della disciplina del settore potrebbe maggiormente coordinare e mettere in sinergia i diversi attori in campo nell’erogazione dei servizi socio-assistenziali al fine di poter ottimizzare le risorse allocate e gestire più casistiche. Anche l’industrializzazione del mercato dell’assistenza potrebbe dare il suo contributo, facendo sviluppare operatori strutturati (attualmente oltre il 40% delle realtà socio-sanitarie e assistenziali conta meno di 15 posti letto per struttura) capaci di servire le esigenze di cura di intere comunità, potendo offrire servizi che ricompongono i bisogni sociali e socio-sanitari, ad esempio mettendo insieme anziani nel vicinato o in centri diurni, facendo ruotare personale su più anziani, costruendo reti tra famiglie e reti tra operatori. Infine, il coinvolgimento di nuovi capitali nella realizzazione di innovative strutture residenziali e assistenziali dedicate alla terza età (ma non solo, si pensi alle realtà abitative di co-housing tra studenti e anziani autosufficienti) potrebbe giungere dagli investitori istituzionali, interessati a soluzioni d’investimento efficienti che uniscano i principi della sostenibilità e dell’inclusione sociale. 

Giulia Sordi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

5/3/2025

 
 

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