Piano Nazionale Cronicità: la sfida si vince con il Digitale

I trend demografici e socio-economici in atto fanno della gestione della cronicità una delle principali sfide del futuro (e del presente) della sanità italiana: in che modo l'innovazione digitale può consentire una migliore gestione dei pazienti cronici? 

Chiara Sgarbossa

Di fronte a una crescente domanda di cura, la gestione della cronicità è una delle sfide più importanti della sanità italiana. Per questa ragione, appare oggi strategico lo sviluppo del Piano Nazionale Cronicità che punta ad armonizzare a livello nazionale le attività in questo campo, migliorando la cura e la qualità della vita delle persone affette da malattie croniche. Un percorso in cui è imprescindibile l’utilizzo degli strumenti di innovazione digitale per poter garantire i servizi ai cittadini, ottimizzando l’uso delle risorse a disposizione.

La prossima mossa tocca alle Regioni. Lo scorso gennaio, infatti, si è insediata la Cabina di regia che ha il compito di coordinare a livello centrale l’implementazione del Piano Nazionale Cronicità, monitorandone l’applicazione e l’efficacia. Ora le Regioni dovranno definire e promuovere nuovi modelli organizzativi per la gestione delle cronicità. Modelli che non possono prescindere dall’adozione di soluzioni digitali e dalla definizione di modelli di remunerazione delle prestazioni effettuate sul territorio, come quelle relative ai servizi di Telemedicina, che saranno proposte al tavolo ministeriale, per decidere come integrare o utilizzare le diverse proposte. 

Il Piano Nazionale Cronicità dà spazio alla Sanità digitale e, in particolare, raccomanda la “promozione e l’impiego di modelli, tecniche e strumenti digitali per la gestione della cronicità al fine di garantire continuità e migliore qualità dell’assistenza, migliore efficacia, efficienza e appropriatezza”. Ma il percorso di innovazione digitale a supporto della continuità assistenziale è solo agli inizi in Italia. L’analisi dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano mette in luce come siano ancora poco presenti nelle strutture sanitarie quelle le soluzioni che abilitano l’interscambio informatizzato di dati e documenti sui pazienti attraverso Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA): il 28% delle aziende lo fa all’interno di una rete di patologia, il 22% con altre aziende ospedaliere e il 16% con i MMG, mentre solo una minoranza con strutture che erogano cure intermedie (14%) o servizi socio-sanitari e/o socio/assistenziali (8%).  E poco diffusi sono i servizi di Telemedicina che consentono ai pazienti cronici di essere monitorati o curati presso il proprio domicilio, evitando ospedalizzazioni inutili: le soluzioni di Tele-monitoraggio, ad esempio, sono presenti solo nel 39% delle aziende del campione, ma solo nel 10% di queste con servizi a regime. L’assenza di tariffe per i servizi di Telemedicina rappresenta una sostanziale barriera alla diffusione.

La sfida della gestione cronicità si può vincere anche grazie al digitale. Lo devono avere presente le Regioni che ora devono declinare in programmi concreti gli obiettivi del Piano Nazionale Cronicità, tenendo conto delle specificità sociali e territoriali. Alcune Regioni (come Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Puglia, ecc.) hanno già previsto riforme sanitarie che prevedono una maggiore integrazione tra ospedale e territorio per migliorare la gestione delle cronicità e la continuità assistenziale. Per riuscire a cogliere appieno i benefici di questi nuovi modelli organizzativi, è però necessario utilizzare nel modo giusto gli strumenti digitali.

Chiara Sgarbossa, Direttore Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità Politecnico di Milano

5/3/2018

 
 
 

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