Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2025 - "I fondi pensione nella legislazione italiana"

Partendo dal presupposto che un adeguato sviluppo dei fondi pensione è fondamentale anche per garantire tenuta e adeguatezza del sistema pensionistico obbligatorio, l’Osservatorio curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali riflette sui principali numeri della previdenza complementare italiana che, pur in crescita, mostra ancora ampi margini di miglioramento. Al 2024, sono meno di 10 milioni gli iscritti alle forme pensionistiche integrative che operano nel nostro Paese, il quale soffre di riflesso nel confronto internazionale: benché il nostro possa iniziare a dirsi un mercato di spessore, l’Italia si posiziona solo al 27esimo posto tra i Paesi di area OCSE per rapporto tra patrimonio dei fondi pensione e Prodotto Interno Lordo, valore pari all’11,7%. 

Alla luce di questi dati, lo studio - realizzato con il sostegno di Arca Fondi SGR - si concentra dunque sulle iniziative a supporto di un maggiore sviluppo del secondo pilastro previdenziale, proponendo alcuni interventi legislativi mirati a incrementare sia le adesioni sia l’afflusso di risorse al tessuto produttivo del Paese. In quest’ottica, l’Osservatorio ripercorre innanzitutto la normativa di settore per soffermarsi poi in particolar modo sulle attuali disposizioni relative al conferimento del TFR, evidenziando soprattutto limiti e criticità dell’impostazione che, in caso di mancata adesione alla previdenza complementare, ne prevede la destinazione, per le aziende con 50 e più addetti, al Fondo di Tesoreria dell’INPS. Obbligo normativo, introdotto dalla legge n. 296/2006 di modifica del D. Lgs. 252/2005 che, di pari passo con l’abolizione del “fondo di garanzia per le PMI”, ha all’atto pratico sia creato una notevole disparità di trattamento dei lavoratori in funzione delle dimensioni aziendali sia fortemente ingessato il sistema Paese, ostacolando la crescita dei fondi pensione e sottraendo capitali utili a investimenti in economia reale domestica. 

Ecco perché il primo intervento auspicato dall’Osservatorio riguarda proprio il ripristino delle disposizioni originariamente previste dalla legge 252/2005, vale a dire istituzione del fondo di garanzia ed eliminazione della distorsiva ripartizione tra imprese con più o meno di 50 addetti. Posta la necessità di lasciare al Fondo di Tesoreria le somme già versate fino al 2025, così da non aggravare le già precarie condizioni del bilancio pubblico, entrambe le condizioni vengono infatti ritenute necessarie per avviare nel 2026 un semestre di silenzio-assenso (o, in alternativa, di auto-enrolment per i soli neoassunti), e ad aumentare lungo questa via informazione e conoscenza previdenziale degli italiani, le cui scelte risultano troppo spesso condizionate anche da una scarsa cultura finanziaria. 

Modifiche alla fiscalità, adeguamento del massimale di deducibilità (ancora fermo ai 10 milioni di lire), maggiori agevolazioni sulle quote versate a favore di minori o soggetti fiscalmente a carico e revisione del sistema delle rendite gli ulteriori ambiti di intervento individuati dalla pubblicazione per incentivare lo sviluppo del secondo pilastro italiano. 

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Anno:
2025
Tema:
Previdenza di base - regime generale, Previdenza complementare, Welfare altro