Osservatorio sul mercato del lavoro 2024 - "Le dinamiche del secondo semestre 2023 e l'outlook sul 2024"

Nel trarre le fila delle dinamiche occupazionali del primo semestre 2023, guardando al possibile andamento del mercato del lavoro per la seconda metà dell’anno, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali metteva in guardia media, politica e parti sociali dai rischi di facili ed eccessivi entusiasmi. Come, ad esempio, quelli seguiti alla pubblicazione dei dati Istat riferiti a dicembre 2023: con 23.754.000 occupati tocca, infatti, sia in valore assoluto sia in termini di tasso di occupazione (61,9%) il suo record storico. Dal punto di vista occupazionale quello appena concluso è stato senza dubbio un ottimo anno. Eppure, nonostante numeri in crescita, sostenuti nel loro slancio anche dalla generalizzata ripresa dell’economia post COVID-19, lo scenario italiano sembra tuttora presentare all’orizzonte qualche criticità, peraltro confermata anche dai primi dati relativi a gennaio 2024. Se, da una parte, la dinamica inflattiva e la complicata situazione internazionale lasciano, infatti, presagire un possibile rallentamento nella crescita del nostro PIL, diversi fattori endogeni al mercato stesso portano a immaginare una dinamica sì vivace ma forse prossima al plafonamento. 

Soprattutto sul versante del difficile incontro tra domanda e offerta del lavoro, più volte individuato dagli estensori della pubblicazione come una delle maggiori vulnerabilità di un Paese nel quale, a fronte di una popolazione in età da lavoro pari a circa 38 milioni di soggetti, solo poco più di 23,5 milioni di persone sono occupate attivamente. Tanto che, mentre le imprese faticano a reperire figure da inserire, soprattutto tra i profili medio-alti (operai specializzati, professioni tecniche, conduttori di impianti, operatori di macchinari fissi e mobili, etc), l’Italia, alla fine del terzo trimestre 2023continuava a essere fanalino di coda in Europa rispetto a tutti i principali indicatori di confronto. 

Premessa la necessità di intervenire profondamente anche sul sistema di istruzione-formazione, operazione strutturale dai tempi inevitabilmente prolungati, l’ultimo Osservatorio poneva l’accento sulla messa in campo di interventi correttivi di rapida attuazione e, in particolare, sull’utilizzo efficace e intensivo di politiche attive per il lavoro, peraltro già ampiamente prescritte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ritenuti poco efficaci (al netto di qualche caso mirato), viceversa, incentivi economici come le decontribuzioni che, oltre a non contribuire significativamente a quantità e qualità dell’occupazione italiana, hanno fin qui ingrossato un debito pubblico già enorme (circa 24 miliardi i costi per il solo 2022) che, difficilmente, potrà sostenere un ulteriore incremento di spesa pubblica in futuro.

Davanti allora alle misure contenute all’interno dell’ultima Legge di Bilancio che, ancora una volta, tende trascurare il fenomeno del mismatch così come i problemi di un tessuto produttivo ormai stagnante che fatica a generare sviluppo e a creare ricchezza, l’occupazione attraverso politiche industriali, produttività e sviluppo, diventa inevitabile porsi alcune domande: i recenti trend positivi sapranno confermarsi o subiranno una battuta d’arresto, di pari passo con il rallentare dell’economia? Proseguendo le finalità istitutive della collana a cadenza semestrale curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, questo numero dell’Osservatorio si pone l’obiettivo di valutare le possibili prospettive del nostro mercato del lavoro: andamento essenziale anche ai fini della sostenibilità del nostro welfare state. Basti pensare che, nonostante l’incremento di lavoratori registrati dopo l’emergenza sanitaria da COVID-19, l’Undicesimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano stima in 1,4443 rapporto attivi/pensionati per il 2022 (ultimo anno disponibile): ancora distante, dunque, da quell’1,5 che rappresenterebbe la soglia della semi-sicurezza per la sostenibilità di medio-lungo termine di un sistema pensionistico a ripartizione come quello dell’Italia, che - non bisogna dimenticare - essere alle prese con un importante fenomeno di invecchiamento demografico. Ridurre l’enorme spesa assistenziale, spesso impropriamente contabilizzata sotto il capitolo “pensioni”, e aumentare i tassi di occupazione, guardando tanto alle esigenze specifiche dei giovani quanto a quelle della quota crescente di lavoratori over 55, sono le vere sfide di governo e opposizione nei prossimi mesi. Un accordo bipartisan nell’interesse del Paese, e non delle parti, sarebbe forse l’unica soluzione. 

Anno:
2024
Tema:
Lavoro, Welfare altro