2016: l'anno della flessibilità in uscita. Opinioni e proposte a confronto

Convegno di studio e approfondimento

La riforma Monti - Fornero ha fortemente ridotto la flessibilità in uscita, elevato sensibilmente i requisiti per il pensionamento, senza prevedere una fase transitoria. Si sono determinate così una serie di rigidità poco sostenibili sia nella fase attuale sia nel medio lungo periodo, e poco compatibili con il metodo di calcolo contributivo. Le rigidità riguardano i due canali di uscita verso la pensione: l’anzianità contributiva e l’età di pensionamento, entrambi indicizzati alla speranza di vita. Il risultato è stato di generare instabilità e insicurezza tra i lavoratori e pensionati, oltre al fenomeno degli “esodati”.

Il convegno “2016: l’anno della flessibilità in uscita. Opinioni e proposte a confronto” è stato l’occasione per illustrare una proposta che alcuni tra i più autorevoli esperti in materia pensionistica avanzano alla politica e al Paese. La flessibilità in uscita (uno dei pilastri della legge Dini del 1995) ripristina la validità del metodo contributivo, stabilizza il sistema pensionistico, restituisce certezze e serenità ai lavoratori e potrebbe chiudere il ciclo ventennale di riforme previdenziali.

La proposta riduce le rigidità, che penalizzano tra l’altro i lavoratori precoci, gli esodati, i disoccupati di lunga durata e le donne; inoltre riduce le tensioni sociali legate a situazioni di inoccupazione in assenza di redditi, evita di scaricare costi sulle diverse forme di ammortizzatori sociali e rimette in moto il mercato del lavoro, facilitando l’ingresso dei giovani.

 

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