Gli investimenti "nell'inverno" energetico

Convegno virtuale dedicato agli investitori istituzionali

Lo sviluppo impetuoso dal 1945 a oggi (PIL decuplicato e popolazione mondiale passata da 2 a 8 miliardi) è in gran parte dovuto alla enorme disponibilità di energia a basso costo. Come di recente evidenziato dalla guerra in Ucraina e dai cambiamenti climatici, per diversi motivi geopolitici e ambientali, si rende tuttavia ora necessaria un'inversione di tendenza verso il nucleare e, soprattutto, versole rinnovabili.

Eppure, stando ai dati Eurostat, nel nostro Paese la produzione elettrica da rinnovabili è pari al 37%; l'Austria ne ricava il 78,2%, la Svezia il 74,5%, la Danimarca il 65,3%, il Portogallo il 54%, e la Spagna è al 42,9%. L'Italia è lenta: dal 2011 al 2020 ha installato appena 0,8 gigawatt di "nuove fonti pulite" all'anno preferendo, come la Germania, usare il gas russo a buon mercato (come la Germania). I risultati sono prezzi del metano alle stelle, e bollette energetiche insostenibili per imprese e famiglie, mentre il costo dell'elettricità da rinnovabili è attualmente un quinto di quella dal gas: se si fosse investito a suo tempo su sole e vento, adesso gli italiani avrebbero meno problemi con i conti di fine mese e, con buona probabilità, anche la posizione di Putin sarebbe ben differenti. 

I paragoni con gli altri Paesi, dati alla mano, sono dunque impietosi. Le pale eoliche italiane producono 18,8 TWh, il 6,1% dei consumi nazionali di elettricità. Il Paese del sole ricava 24,9 TWh dal fotovoltaico, appena l'8,5% della sua corrente; altri 47,6 TWh vengono dall'idroelettrico, il 15% del fabbisogno (e le dighe sono impianti che risalgono a decenni fa). Le biomasse dai boschi e dall'agricoltura italiana forniscono invece appena il 6% della corrente nazionale, vale a dire 19,6 TWh. Per avere un termine di confronto, basti pensare che la Svezia produce 27,4 terawattora di elettricità dall'eolico e progetta di arrivare a 46,9 TWh nel 2024. D'altro canto, la Danimarca ricava da questa fonte pulita il 56% dell'elettricità che consuma.

Anche per nostra responsabilità, stiamo quindi oggi vivendo quello che potremmo definire l'inverno dell’energia, situazione che sta già condizionando pesantemente l’economia del Paese e, di conseguenza, gli investimenti. Quali le idee e le strategie per tornare "alla bella stagione"? Questa la fondamentale domanda che animerà il confronto tra gestori, player istituzionali ed esperti del settore nel corso del webinar promosso dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. 

 

Per partecipare è necessario iscriversi. Per informazioni, potete contattarci via e-mail all'indirizzo info@itinerariprevidenziali.it

 

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