Le prospettive della sanità privata integrativa del SSN tra vincoli di finanza pubblica e invecchiamento

Annual Meeting di studio dedicato alle forme socio-sanitarie integrative

Nonostante il continuo aumento delle forme sanitarie integrative e del numero di iscritti - che riporta alla memoria e replica esattamente nei numeri la situazione dei fondi pensione “ante 1993” (circa 1.000 forme e 1,6 milioni di iscritti) - permane, come per i fondi pensione nel 1993, la mancanza di una legge quadro che regoli quelle che da qui in poi (ma occorrerà l’accordo di tutti) potremmo chiamare “forme di assistenza socio-sanitaria integrativa” e ne preveda il monitoraggio e la vigilanza. Gli iscritti, secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute, sono oltre 16,2 milioni tra lavoratori, pensionati e persone a carico; le forme 324 ma si è toccata anche la punta di 334 e forse più, visto che non c’è alcun obbligo di iscrizione all'Anagrafe ministeriale. 

Intanto, perché “socio-sanitarie”? Perché la popolazione invecchia, ed è una bella notizia se si pensa che prima della Seconda guerra mondiale l’aspettativa di vita in Italia arrivava a stento a 59 anni e la mortalità infantile, nel 1939, colpiva 170 nati ogni 1.000 ma molti altri non arrivavano ai 18 anni. Invecchiando, tuttavia, aumentano notevolmente le prestazioni sanitarie ed, esponenzialmente, quelle di assistenza e non autosufficienza che, per via dei vincoli al bilancio pubblico, difficilmente potranno essere ulteriormente finanziate dallo Stato, mettendo in difficoltà il SSN e quello socio-assistenziale INPS. Un contesto nel quale le forme di assistenza sanitaria integrativa, proprio per la loro funzione assistenziale (il 20% delle prestazioni extra-LEA in odontoiatria, recupero della salute, prestazioni sociali a rilevanza sanitaria e prestazioni sanitarie a rilevanza sociale) e in prospettiva quasi certa di sostegno alla non autosufficienza, possono essere indispensabili per la tenuta complessiva del sistema. Del resto, se oltre 16 milioni di italiani e prospetticamente almeno altri 15 (se si farà una legge seria anche dal punto di vista fiscale eliminando le differenze tra deducibilità e detraibilità poco costituzionali), aderiranno alle forme socio-sanitarie, il sistema sanitario nel suo complesso subirà una fortissima riorganizzazione con riduzione delle liste di attesa e, quindi, ampi benefici anche per i non iscritti ai fondi.

Sul versante normativo le uniche novità per il settore sono riconducibili ai due decreti ministeriali sulla costituzione e relativa organizzazione dell’Osservatorio nazionale permanente dei fondi sanitari integrativi (Ofsi), che opererà presso la Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della salute (DM 15 settembre 2022), e sull’istituzione e le modalità di funzionamento del Cruscotto delle prestazioni dei fondi sanitari con finalità di monitoraggio (DM 30 settembre 2022) all’interno della piattaforma del Nuovo sistema informativo sanitario (Nsis), che si interfaccerà con l’attuale Sistema informativo anagrafe dei fondi sanitari. Siamo però ancora molto distanti da una legge quadro sul modello della previdenza complementare, considerando che ancora oggi non c’è neppure l’obbligo di pubblicazione dei bilanci, non c’è vigilanza, riserva tecnica e vige ancora l’anacronistica iscrizione annuale. Eppure gli enti, le Casse e le società di mutuo soccorso erogano prestazioni sanitarie e socio-sanitarie sulla base dei propri statuti e regolamenti che possono prevedere sia prestazioni sanitarie comprese nei LEA sia extra LEA (minimo 20%) e, tra questi soggetti che rappresentano la quasi totalità delle forme operanti (311 contro 13 forme e meno di 40mila iscritti), ci sono tutti i fondi di origine contrattuale che, a differenza dei fondi pensione, sono ad adesione obbligatoria e quindi presentano grandi opportunità di sviluppo ed espansione anche per le protezioni LTC.

Per questo diviene sempre più urgente, anche per salvaguardare il sistema e gli iscritti, discutere su quale normativa adottare (modello previdenza complementare?), quale vigilanza, quali prestazioni, quali sinergie sviluppare tra pubblico e privato (il sistema delle convenzioni) e tra fondi pensione e fondi socio-sanitari. Domande a cui cercheremo di dare risposte in questo “congresso” che continua idealmente i temi che, in questi ultimi 10 anni, Itinerari Previdenziali ha trattato nel corso degli eventi dedicati al welfare integrato. 
 

Il meeting è a porte chiuse e la partecipazione strettamente su invito. Per informazioni scrivere a info@itinerariprevidenziali.it