Assicurazioni e impegno ESG, un possibile boost di lungo periodo

Le Compagnie di Assicurazione si confermano tra i player istituzionali più attenti alla sostenibilità, malgrado i rendimenti dei prodotti ESG abbiano sofferto le recenti turbolenze dei mercati. Vale però la pena ricordare che la performance di questi strumenti andrebbe giudicata sul lungo periodo e che, in quest'ottica, le gestioni separate potrebbero beneficiare della crescente sensibilità collettiva verso le tematiche ambientali 

Bruno Bernasconi

Il comparto assicurativo, e in particolare il settore Vita, rappresenta storicamente uno strumento centrale per diminuire l’incertezza del futuro e rafforzare la formazione di risparmio, ma anche una risposta alle esigenze di pianificazione e protezione del proprio patrimonio. Le polizze Vita rimangono, infatti, una delle forme più importanti di impiego per il risparmio gestito e pesano, secondo i dati della Banca d'Italia, per circa il 14% dello stock di attività finanziarie delle famiglie italiane. Anche per queste ragioni la contrazione nella raccolta premi del settore,  registrata nel 2022 e proseguita nel 2023, costituisce un punto sul quale riflettere con attenzione. Complessivamente, nel 2023 i premi raccolti da tutte le imprese operanti nel nostro Paese hanno sfiorato i 145 miliardi, con un calo dell’1,2% rispetto al 2022 (anno in cui il volume premi risultava invece in calo del 9,4%) interamente riconducibile al -4,8% registrato nel comparto Vita contro l’incremento del 7,7% del comparto Danni. 

Le Compagnie di Assicurazione giudicano comunque positivamente la performance finanziaria ottenuta lo scorso anno nel 95% dei casi, secondo quanto emerge dalla sesta edizione dell’indagine sulle politiche di investimento SRI dei player istituzionali curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. La survey ha raccolto le risposte di 22 Compagnie, che rappresentano circa 325 miliardi di euro di investimenti e pesano per il 46% sul totale della classe C (rami Vita, esclusi i prodotti Linked e rami Danni), pari a circa 700 miliardi. Nel dettaglio, dall'indagine campionaria emerge che la soddisfazione per i risultati ottenuti è conseguenza del livello di diversificazione del patrimonio investito, ritenuto come buono o ottimo dalla totalità delle Compagnie rispondenti.

Come ragionevole aspettarsi, tra le forme di investimento principali delle Compagnie si confermano nuovamente le obbligazioni - scelte da 21 rispondenti su 22, risultato questo in linea con quanto emerso nell’ultimo Report sugli investitori istituzionali italiani, nel quale si riscontrava un’incidenza superiore al 78% degli investimenti totali del settore Vita, classe C – e i FIA, che salgono al secondo posto (82%). Tra le altre forme di investimento “preferite” si riscontrano i fondi comuni e gli ETF, utilizzati entrambi dal 77% dei rispondenti, seguiti dalle azioni scelte dal 72% del campione. Osservando le intenzioni future di investimento, le obbligazioni si confermano lo strumento prediletto con l’86% delle preferenze, complice il ritorno di rendimenti interessanti dopo diversi anni. Seguono, seppur con percentuali significativamente più contenute, i FIA (50%), le azioni (41%) e i fondi comuni (36%).

Figura 1 – Gli investimenti delle Compagnie di Assicurazione: presente e intenzioni future a confronto

Figura 1 – Gli investimenti delle Compagnie di Assicurazione: presente e intenzioni future a confronto

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2024 - “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”​

Venendo invece al cuore dell’indagine Itinerari Previdenziali, ossia quella legata alle tematiche ESG, le Compagnie di Assicurazione si confermano la categoria di investitori istituzionali di gran lunga più incline all’adozione di una politica sostenibile, utilizzata da 18 imprese o gruppi su 22 (82%) e con le restanti 4 che dichiarano di essere intenzionate a implementarne una in futuro. Dati ancora più significativi se confrontati con l’intero campione di riferimento composto, oltre che dalle Compagnie di Assicurazione, anche da Casse di Previdenza, Fondazioni di origine Bancaria e fondi pensione negoziali e preesistenti: su 128 enti rispondenti, 66 (pari al 53%) dichiarano di adottare formalmente una politica di investimento SRI, mentre tra coloro che non lo fanno il 75% (corrispondente a 44 enti) dichiarano che lo faranno in futuro. 

Passando alle motivazioni/obiettivo che spingono gli enti ad adottare tali politiche, il 77% delle Compagnie risponde per “una gestione più efficace dei rischi finanziari”; motivazione cui fanno seguito il desiderio di “fornire un contributo allo sviluppo sostenibile” (64%) e il “miglioramento della reputazione” (45%), mentre solo il 27% sceglie l’opzione “ottenere rendimenti finanziari migliori”. Anche la valutazione ex post dell’applicazione di tali politiche indica tra i due impatti maggiori “la diversificazione del rischio” (74%) e “la reputazione dell’ente” (68%), mentre il miglioramento in termini di rendimento è stato scelto da un solo rispondente. Pesano probabilmente in tal senso le recenti turbolenze dei mercati finanziari che non hanno risparmiato nemmeno i prodotti ESG: in ogni caso caso, una conferma di come l’attenzione ai temi sostenibili vada spesso oltre le performance attese. 

Per quanto riguarda le strategie utilizzate, le esclusioni si confermano al primo posto per le Compagnie di Assicurazione salendo al 95% e interrompendo il trend di discesa degli ultimi tre anni (93% nel 2021, 87% nel 2022 e 81% nel 2023), seguite a parimerito al 50% da convenzioni internazionali e investimenti tematici. Come rilevato anche per altre categorie di investitori, le strategie più attive come engagement e best in class si collocano invece nella parte bassa della classifica per diffusione, rispettivamente con il 36% e il 32% delle preferenze. 

Figura 2 – Le strategie di investimento sostenibile adottate

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2024 - “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”​

Infine, l’82% delle imprese assicuratrici rispondenti dichiara di voler incrementare la propria esposizione agli investimenti sostenibili nel prossimo futuro e i settori verso cui dovrebbero essere indirizzate maggiori risorse si confermano in linea con quelli che interessano le tre grandi transizioni che stiamo attraversando, ecologica, demografica e digitale: al primo posto figurano infatti le energie rinnovabili (68%), seguite da healthcare (45%), infrastrutture sanitarie (36%), Silver Economy (27%) e tecnologia (27%).

Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

6/5/2024 

 
 

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