La nuova vita delle gestioni separate

Con l'aumento dei rendimenti dei BTP decennali, passati dal modesto 0,64% di gennaio 2021 al 4,2% di inizio 2023, le gestioni separate possono tornare a essere una valida e competitiva scelta di investimento per i risparmiatori alla ricerca di un porto sicuro in un periodo particolarmente burrascoso

Lorenzo Vaiani

Da ormai due anni a questa parte stiamo vivendo una fase storica quantomeno burrascosa, la diffusione su scala globale dell’epidemia da COVID-19 prima, lo scoppio del conflitto russo-ucraino poi e ancora, a seguire, la severa crisi energetica con il prezzo dell’energia che è arrivato a quintuplicare negli scorsi mesi. Sono stati indubbiamente mesi difficili, mesi di buriana in cui tanto i mercati obbligazionari quanto quelli azionari globali hanno risentito fortemente; tuttavia, all’orizzonte parrebbe essere emerso un possibile “porto sicuro” per gli investimenti, costituito dalle gestioni separate

Anche per via del programma di Quantitative Easing messo in campo dalla Banca Centrale europea, con l’acquisto esteso di titoli di Stato - che ha comportato l’aumento del portafoglio della BCE dai 590 miliardi del 2014 agli oltre 3mila miliardi del 2021 - i rendimenti dei titoli sono stati per oltre un quinquennio particolarmente bassi. Questo ha comportato la progressiva scomparsa delle gestioni separate come forma di investimento offerta dalle Compagnie di Assicurazione. Il Bollettino Statistico sulle Gestioni Separate Vita diffuso lo scorso agosto dall’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS), che analizza l’andamento tra il 2017 e il 2021, mostra chiaramente la contrazione dell’ultimo periodo: il numero di sestioni separate nell’arco temporale analizzato è passato da 289 a 270 (-6,6%), e di pari passo sono calati anche i loro rendimenti, scendendo dall’iniziale 3,1% al 2,5%.

Tuttavia, è appunto ragionevole ipotizzare che nel corso dei prossimi mesi possa verificarsi un’importante inversione di rotta. Infatti, la fiammata inflazionistica prodotta prima dalla ripresa post-pandemica e poi dagli effetti della guerra in Ucraiana hanno fatto aumentare in maniera significativa i rendimenti dei titoli di Stato. Se a questo si aggiunge la fine del Quantitative Easing e, più in generale, delle politiche espansive e di acquisto da parte della BCE, pare corretto supporre che gli elevati tassi di interesse sul debito possano continuare a rimanere presenti per diverso tempo. Il risvolto positivo della situazione è la possibilità per le gestioni separate di tornare competitive sul mercato, garantendo rendimenti di tutto rispetto. Oltre a ciò, occorre tenere in considerazione un ulteriore aspetto positivo offerto da questa forma di investimento, ovvero l’essere assai meno soggetta a fenomeni di volatilità: una caratteristica da non sottovalutare e che, anzi, può essere l’arma in più in termini di concorrenzialità, soprattutto alla luce del periodo particolarmente turbolento che i mercati finanziari stanno globlamente vivendo da ormai 12 mesi a questa parte. 

A riprova di quanto sopra basti considerare che, come emerge dal Nono Report sugli investitori istituzionali curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, i rendimenti delle gestioni separate di ramo I sono stati gli unici, tra quelli dei diversi investitori del welfare privato (fondi pensione negoziali, fondi pensione preesistenti, fondi aperti e PIP ramo III), a rimanere in territorio positivo nel 2021. Ulteriore conferma arriva poi anche dalla Nota di Aggiornamento COVIP di dicembre 2022 che mostra come le gestioni separate siano le uniche forme pensionistiche complementari ad aver ottenuto rendimenti netti positivi nel corso dell’ultimo anno (+1,1%), mentre per fondi pensione negoziali, fondi pensione aperti e PIP unit linked le perdite si sono aggirate intorno al -10/-11%. È per tale ragione che le gestioni separate sono tra le forme di investimento preferite da molti iscritti, anche nel confronto con il ramo III. Un’allocazione di risorse con rendimenti magari inferiori ma più che accettabili e pari nell’ultimo quinquennio, secondo i dati dell’ultimo Rapporto ANIA, mediamente al 2,8%.

Siamo sicuramente ancora dentro caratterizzato da un livello di incertezza significativo. Per fortuna, in questo mare tempestoso compare un attracco, una valida alternativa per consentire un minimo di riposo alla barca in balia delle onde. Indubbiamente i mesi a venire saranno mesi di riflessione per le diverse Compagnie di Assicurazione: aprire nuove gestioni o alimentare direttamente le vecchie? Riproporre il minimo garantito oppure no? O, ancora, come si possono inserire le gestioni separate all’interno dell’articolato e vasto scenario degli investimenti ESG e, più in generale, della sostenibilità? A queste domande (e non solo) Itinerari Previdenziali proverà a dare risposta nel convegno virtuale dedicato alle Compagnie di Assicurazione del prossimo 1 marzo.

Lorenzo Vaiani, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

27/2/2023

 
 

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