Chi sono, cosa fanno e cosa desiderano: un ritratto degli over 50 italiani

In che modo la transizione demografica sta incidendo su consumi e stili di vita della popolazione italiana? La fotografia dei Silver del nostro Paese scattata dall'ultimo Quaderno di Approfondimento Itinerari Previdenziali dedicato all'economia d'argento

Mara Guarino

Una fascia anagrafica complessivamente soddisfatta della propria situazione economica e con buone sensazioni verso il futuro malgrado alcuni comprensibili timori verso le conseguenze dell’invecchiamento (su tutte, perdita di autosufficienza e solitudine), che svolge un ruolo sociale importante dedicandosi sia ad attività di volontariato sia di cura della propria famiglia (nipoti, fragili, etc) e vive le proprie abitudini di consumo in funzione dell’età, concentrandosi in particolar modo su cura della casa e tutela della salute. È questo il ritratto degli ultra50enni del nostro Paese che emerge dall’ultima edizione del Quaderno di Approfondimento Itinerari Previdenziali dedicato alla Silver Economy, presentato quest’oggi a Roma presso la sede di Confcommercio: un’occasione per definire le caratteristiche di una popolazione destinata a diventare sempre più rilevante non solo in termini numerici, ma anche socio-economici, grazie agli esiti della survey “Chi sono, cosa fanno e cosa desiderano i Silver italiani”, condotta da Format Research per conto del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e 50&Più, sistema associativo interamente dedicato al mondo della terza età. 

Realizzata su un campione di 5.002 unità statisticamente rappresentativo della popolazione italiana di età superiore ai 50 anni,stratificato per genere, classe anagrafica (50-64 anni, 65-74 anni, oltre i 75 anni) e macroarea geografica di residenza (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole), l’indagine – condotta nel 2022 - analizza i tratti salienti della platea di riferimento indagandone, con il duplice obiettivo di circoscriverne i bisogni - presenti e futuribili - e di offrire spunti utili sui principali settori toccati dall’economia d’argento. Proprio per questa ragione, i risultati espressi dal campione indagato sono stati poi “pesati”, in proporzione percentuale, rispetto all’universo nazionale della popolazione italiana e interpretati anche alla luce delle ulteriori segmentazioni del campione derivanti dalle categorie (pensionati, lavoratori attivi, pensionati-lavoratori, in cerca di occupazione e casalinghi/e), composizione del nucleo familiare, titolo di studio e reddito netto mensile. Chi sono dunque i Silver italiani?


Famiglia e società, il ruolo nelle reti informali

Tra i primari ambiti indagati dal questionario - ideato da Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, e Gian Carlo Blangiardo, già Presidente Istat, Professore Emerito presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, e Componente del Comitato Tecnico Scientifico Itinerari Previdenziali – spicca indubbiamente il ruolo degli over 50 all’interno di reti informali, come quella familiare ma non solo. Spesso desiderosi anche di compagnia, Silver intervistati sono di frequente nonni a tempo pieno o quasi; non di rado continuano a svolgere qualche attività lavorativa anche dopo il pensionamento, oppure frequentano associazioni e centri di aggregazione, con buona predisposizione per progetti di utilità sociale facenti capo alla pubblica amministrazione o in ogni caso alla comunità di riferimento (come ad esempio quello dei collaboratori civici proposto dalla pubblicazione Itinerari Previdenziali). 

Nel dettaglio, in media, il 63% dei Silver assiste un proprio familiare, mentre il 31% pratica almeno ogni tanto attività di volontariato e associazionismo, con un picco del 36,4% tra gli over 75 e una propensione a esercitare un ruolo attivo, anche con uno sguardo rivolto al futuro, più accentuata soprattutto tra i laureati (in media circa 6 persone su 10). Dati che secondo il Centro Studi e Ricerche testimoniano non solo la fondamentale attività sociale svolta dagli “anziani”, ma anche il loro notevole apporto economico in ambito sia domestico sia statale. Tanto che «volendo, con un poco di fantasia, calcolare il valore di questo contributo tenuto conto nel numero complessivo dei Silver italiani e ipotizzando che il 40% di loro dedichi una media di 4 ore al giorno per 5 giorni a settimana x 45 settimane, è possibile stimare con un valore prudenziale di 10 euro l’ora – ha puntualizzato il Prof. Brambilla nel corso della presentazione del Quaderno realizzato con il patrocinio di ASviS-Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile e FUTURAnetwork - che queste attività sfiorino i 50 miliardi l’anno».

I risultati di questa sezione del questionario si prestano tuttavia, secondo gli estensori, anche a un’altra importante riflessione, quella sull’atomizzazione dei nuclei familiari: il 17% del campione dichiara infatti di non avere figli e nipoti, il che implica minori possibilità di contare sul welfare familiare nell’eventuale momento del bisogno. Una tendenza che, combinata al progressivo invecchiamento della popolazione, potrebbe da una parte porre il problema del mancato sostegno per le attività di cura e, dall’altra, aprire molte opportunità per il mondo dei servizi alla persona.


Silver e la casa di abitazione 

In tema di abitazione la principale evidenza emersa dal questionario è che oltre l’80% degli over 50 italiani vive in una casa di proprietà con una distribuzione pressoché identica sia tra le diverse classi d’età sia tra le aree geografiche, con l’unica eccezione rispetto all’attività svolta. Tra coloro in cerca di occupazione la percentuale scende infatti al 68,3%. 

Figura 1 – I principali timori dei Silver italiani in materia di invecchiamento

Figura 1 – I principali timori dei Silver italiani in materia di invecchiamento

Fonte: Quaderno di Approfondimento Itinerari Previdenziali “Silver Economy, la grande economia del prossimo decennio”

In generale, i Silver tendono a vivere in case di medie-grandi dimensioni che non sembrano però adeguatamente attrezzate per affrontare problemi legati alla non autosufficienza e alla disabilità che, d’altro canto, figurano tra le conseguenze dichiaratamente più temute dell’invecchiamento. Eppure, solo poco meno del 22% degli intervistati 50/74enni vive in un’abitazione attrezzata per garantire sicurezza e autonomia nei movimenti anche in vecchiaia, pur mostrando una certa sensibilità al tema in ottica futura. Benché il dato salga per gli ultra75enni al 28,2%, verosimilmente di pari passo con problemi legati alla sfera della salute e/o a una mobilità più limitata, risulta quindi chiaro come anche nel settore dell’abitare e in particolare della domotica, ci siano ampi margini di miglioramento e di investimento, tramite i quali assecondare sia il bisogno di continuare a svolgere senza eccessive difficoltà le principali attività di vita quotidiana (elettrodomestici smart, ausili alla mobilità interna, etc) sia un altro importante trend emerso dalla ricerca, vale a dire la forte attenzione verso la sostenibilità ambientale e risparmio energetico.

Secondo quanto emerge dalla survey, c’è però un altro aspetto interessante da considerare in merito al rapporto dei Silver con la casa e più in generale con il luogo di abitazione: «Gli over 50 italiani amano vivere soprattutto nei centri (o semicentri) di città e paesi – spiega il Prof. Brambilla – concretizzando nei fatti non solo un cambiamento nella vita sociale ma anche una possibile riconfigurazione dei quartieri e dei loro servizi, come nel caso dei negozi di prossimità». Tuttavia, i Silver italiani amano anche trascorrere periodi fuori città, al mare o in montagna, tanto che ben il 22% degli intervistati dichiara di possedere almeno un altro immobile oltre alla casa di abitazione, con valori particolarmente elevati tra gli over 75 (per i quali la percentuale toccata sale addirittura il 26%). 


Il rapporto con salute e sanità 

Nonostante un ampio ricorso alla medicalità (addirittura 7 persone su 10 nella fascia tra i 65 e i 74 anni), la gran parte degli over 50 (il 92,8%) giudica positivamente il proprio stato di salute. Molto attenti nei confronti della propria condizione soprattutto gli intervistati del Nord, relativamente meno giovani e contraddistinti da un alto livello professionale, reddituale e di istruzione. 

Pur a fronte della crescente sensibilità verso il tema dettata dalla pandemia e giudizi contrastanti sul servizio pubblico (il 28% del campione del Mezzogiorno valuta la sanità pubblica come insufficiente, ancora piuttosto limitato il ricorso a forme di assistenza sanitaria integrativa: tra i 65/74enni, solo il 13,6% è iscritto a fondi sanitari e affini, rispetto al 24,5% dei 50/64enni e al 25% degli over 75. Le adesioni più numerose si riscontrano tra pensionati/lavoratori (43,1%) e occupati (32,5%), mentre sono più basse per i pensionati (17,4%), soprattutto quelli anziani già da molto tempo in quiescenza, i casalinghe/i e chi è in cerca di occupazione: categorie, quest’ultime, che risultano non a caso essere anche quelle che hanno maggiormente sostenuto spese sanitarie out of pocket. «In un moderno welfare mix, la sanità complementare svolge un ruolo cruciale sia per i singoli sia per lo Stato ma gli italiani, e i Silver non fanno purtroppo eccezione, non ne hanno ancora compreso appieno le potenzialità, in termini sia di risparmio sia di efficienza dei servizi prestati per cura e prevenzione: per questo, occorrerà puntare maggiormente in futuro – ha rimarcato il Prof. Brambilla – su sanità integrativa e LTC, strumenti fondamentali per poter incrementare la speranza di vita in buona salute a 65 anni, ancora troppo bassa in Italia se confrontata con quella dei principali Paesi europei». 

Poiché il maggior desiderio dei Silver è appunto quello di vivere il più a lungo possibile e in buona salute, non sorprende poi una certa sensibilità nei confronti di esercizio fisico, praticato con assiduità da 1 over 50 su 3, e di un’alimentazione sana: anche in questo caso, tuttavia, restano ampi i margini di miglioramento. Dalle domande somministrate si evince in particolare come l’attenzione verso l’acquisto di cibi salutari sia connotata soprattutto al femminile e cresca all’avanzare degli anni. Più in dettaglio, il 48,5% dei 50-64enni sceglie di comprare cibi sulla base dell’età e della propria salute; percentuale che sale fino a quasi il 55% nella fascia 65-74 anni e tra gli over 75. Ancora scarso invece il ricorso a dietologi o altri professionisti del settore, di cui pur viene riconosciuto il valore: in media, solo il 15,3% degli italiani se ne avvale. A pesare come fattori “discriminanti” anche livello di istruzione e disponibilità economica. 


Stili di vita e abitudini di consumo

Come ben evidenziato dall’indagine, anche mobilità, consumi e disposizione del proprio tempo libero sono destinati a cambiare di pari passo con modificazioni della famiglia e invecchiamento della popolazione, lasciando spazio a un’offerta di mercato al momento tutto sommato ancora modesta, per quanto in forte espansione e già trainata da attività di marketing dedicate. Tra gli ambiti che, in chiave prospettica, potrebbero rivelare le potenzialità maggiori automotive, turismo, food and bevarage, grande distribuzione, device per la telemedicina e la cura della persona; basti pensare a titolo esemplificativo ai cibi monoporzione, con specifiche nutrizionali adatte alle diverse età, oggi apprezzati soprattutto tra i laureati e poco considerati viceversa da chi ha titoli di studio meno elevati (4,4%). 

Figura 2 – Principali beni consumati per età e attività svolta Tabella 1.2 – Principali beni consumati per età e attività svolta
Fonte: Quaderno di Approfondimento Itinerari Previdenziali “Silver Economy, la grande economia del prossimo decennio”

In particolare, tra le voci di spesa al momento indicate come quelle cui vengono dedicate le maggiori risorse, i Silver segnalano con il 57% delle preferenze la casa, intesa come acquisto di mobilio, arredamento e utensili per la propria abitazione. Seguono i beni destinati alla corretta alimentazione (49%), l’abbigliamento (circa il 40%), i prodotti per igiene e cura del corpo e informazione e cultura (28%) e, con il 24%, beni, servizi e dispostivi per mantenere la salute fisica. Al momento ancora ridotte invece proprio le spese per la domotica – intesa in questo contesto con riferimento a tutti quei dispostivi che possono rendere la casa più “intelligente” per chi invecchia e/o ha problemi di salute e di movimento - e la mobilità, per esempio moto carrozzelle o similari: entrambi i temi spiccano già come rilevanti per la vita degli over 50, ma lo saranno con estrema probabilità ancora di più in futuro. 

«Dal questionario emerge insomma con grande evidenza che i Silver italiani sono consapevoli e si stanno preparando a cogliere non solo le sfide ma anche le opportunità legate alla longevità, seguiti da un mercato (ma anche da associazioni e parti sociali) che a propria volta stanno comprendendo le nuove esigenze dettate dalla demografia e cominciando quindi a offrire, sebbene ancora lentamente, una nuova gamma di prodotti e servizi su misura», ha precisato il Prof. Brambilla. E a riprova del fatto che l’era della Silver Economy è ormai avviata, sembra muovere finalmente i suoi primi passi anche la politica che, con la legge delega per il Sostegno agli Anziani, ha  strutturato un primo intervento per affrontare la grande transizione demografica in atto, con una serie di misure, quelle del “Patto per la Terza Età”, volte a evitare la marginalizzazione degli anziani in favore di un invecchiamento più attivo e di un maggiore riconoscimento del loro ruolo all’interno della società.  

Mara Guarino, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

28/6/2023

 
 

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