Il nuovo ordine mondiale dopo COVID-19: una sfida per le democrazie

COVID-19 è forse il più rilevante agente politico di cambiamento contemporaneo: l’imminente sconfitta del virus è allora solo l'inizio di una partita cruciale per il futuro delle democrazie e per la configurazione di un nuovo ordine mondiale

Gianluca Ansalone

COVID-19 non è un cigno nero. Già prima della pandemia il mondo era immerso in una serie di cambiamenti strutturali di cui abbiamo però ignorato troppo spesso e troppo a lungo le implicazioni. In particolare, l’11 settembre 2001, con i drammatici attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono, si è aperta ufficialmente l’era della cosiddetta sicurezza asimmetrica, nella quale attori non statali sono in grado di affondare colpi durissimi alla stabilità e alla crescita. È stato poi il turno della devastante crisi dei mutui sub-prime, che ha scatenato una tempesta finanziaria che si è presto tramutata in economica e dunque sociale. Neanche il tempo di provare a rimettere l’economia globale sui binari giusti che è arrivata la pandemia da coronavirus. 

Questi tre eventi vanno letti in continuità e sono da un lato l’onda lunga di un ordine mondiale che, a distanza di più di trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, è ancora alla ricerca di un nuovo assetto, dall’altro rappresentano la cifra di uno scenario geopolitico marcatamente asimmetrico, nel quale, anche per il futuro, dovremo aspettarci una proliferazione di minacce non statali in grado di infliggere colpi pesanti all’ordine internazionale. 

I rapporti finanziari, distribuiti ad esempio durante gli incontri annuali del World Economic Forum di Davos, i rapporti di intelligence, consegnati nelle mani dei decisori politici delle principali potenze, oltre ovviamente agli studi sugli scenari sanitari, prefiguravano il timore di un evento catastrofico globale dovuto al salto di specie di un virus. All’epoca, ovvero fino a qualche anno fa, era però più un timore recondito che un allarme. Motivo per il quale le classi dirigenti mondiali hanno fallito nel cogliere e interpretare i segnali deboli e hanno perso l’occasione di preparare i sistemi a gestire un’emergenza come quella nella quale siamo ancora immersi. 

La metafora bellica, utilizzata per descrivere gli effetti della pandemia, appare particolarmente appropriata se pensiamo alle conseguenze che dovremo affrontare nei prossimi anni. Dobbiamo prepararci a una nuova Yalta, con la divisione del mondo in nuove sfere d’influenza e con vaccini, tecnologie e dati a rappresentare i fili di una nuova cortina di ferro. Il Presidente degli Stati Uniti Biden ha dichiarato che l’America sarà l’arsenale del mondo dei vaccini. La Cina è dall’inizio della pandemia attiva sul fronte di una frenetica diplomazia vaccinale con le sue armi non convenzionali, i sieri Sinovac e Sinopharm. Così la Russia, che ha brevettato e prodotto il suo Sputnik V in quantità necessarie a inondare i Paesi di interesse geopolitico ma non per coprire la propria popolazione, oggi in forte sofferenza a causa del contagio.

Rispetto alla Guerra Fredda dello scorso secolo, la prossima avrà però caratteristiche nuove. Vedrà sì grandi potenze contrapporsi per la conquista di spazi di egemonia attraverso le biotecnologie e i dati ma segnerà anche il primo vero momento di frattura tra due modelli socio-politici: democrazie e autocrazie stanno reagendo alla pandemia in maniera molto diversa e vogliono esportare i rispettivi modelli usando i vaccini come armi. Alle democrazie spetta però forse il compito più difficile: dimostrare di poter uscire dalla crisi tenendo saldi i valori ma aggiornando i propri modelli e i propri sistemi. 

COVID-19 è il più rilevante agente politico di cambiamento contemporaneo. L’imminente sconfitta del virus è solo l’inizio della partita più importante per il futuro delle democrazie e per il nuovo ordine mondiale.

Gianluca Ansalone, Docente di Geopolitica, strategia e sicurezza e autore di "Geopolitica del contagio"

Gianluca Ansalone è un manager del settore farmaceutico e Docente di Geopolitica e Strategia presso l’Università di Roma – Tor Vergata e il Campus Biomedico di Roma. Il suo ultimo libro si intitola “Geopolitica del contagio – il futuro delle democrazie e il nuovo ordine mondiale dopo il Covid-19”, Rubbettino editore (con una prefazione di Gianni Letta).

13/6/2021

 
 

Ti potrebbe interessare anche