IRPEF, la redistribuzione del carico fiscale negli ultimi 15 anni

Come si è redistribuito il carico fiscale IRPEF fra le varie fasce di reddito negli ultimi 15 anni? I dati MEF e Agenzia delle Entrate rielaborati nell'ultimo Osservatorio Itinerari Previdenziali offrono un quadro chiaro su cui riflettere per valutare proposte di riforma del sistema fiscale

Michaela Camilleri

I dati MEF e Agenzia delle Entrate rielaborati nell'ultimo Osservatorio Itinerari Previdenziali delineano un quadro chiaro rispetto alle dichiarazioni IRPEF rese dagli italiani, un quadro che dovrebbe far riflettere quando si valutano possibili proposte di riforma del sistema fiscale. Estendere agli ultimi 15 anni lo sguardo di osservazione, analizzando gli andamenti delle principali variabili demografiche ed economiche e la distribuzione dell’imposta versata sia per fasce di reddito, è molto utile per valutare il grado di sostenibilità della spesa pubblica nel suo complesso e, in particolare, per la protezione sociale. Un lungo periodo in cui, da un lato, si sono susseguite anche crisi di rilievo come quella finanziaria del 2008 e quella pandemica del 2020 e, dall’altro, sono intervenute importanti modifiche fiscali.

La prima evidenza che emerge dall’analisi dei trend di medio periodo è l’incremento dei redditi complessivamente dichiarati, che nel 2022 hanno superato quota 950 miliardi. Tuttavia, al confronto con l’andamento delle altre variabili economiche tra il 2008 e il 2022, si nota come l’aumento complessivo sia stato pari al 21,44%, circa 3 punti percentuali meno dell’inflazione che nello stesso periodo ha segnato un +24,16%. I redditi sono quindi cresciuti meno dell’inflazione ma poco più del PIL (+19,26%, 16,03% al netto del TIR), a fronte di una spesa per il welfare che, nello stesso arco temporale, è salita invece del 38%. 

Leggermente al di sotto del valore dell’inflazione, verosimilmente anche a causa di COVID-19 e provvedimenti come “pace fiscale” e flat tax, anche l’incremento del gettito complessivo che, senza considerare la riduzione attribuibile al TIR, è aumentato dal 2008 al 2022 del 23,16%. Al netto del TIR (Trattamento Integrativo), valore più aderente alla realtà perché riflette il flusso di cassa in entrata e quindi quanto pagano effettivamente gli italiani, l’IRPEF totale versata nel 2022 ammonta a 189,31 miliardi, in aumento dell’8,1% rispetto all’anno precedente. Interessante peraltro guardare al dettaglio che vede l’IRPEF ordinaria (169,59 miliardi nell’ultimo anno di analisi) cresciuta del 19,19%, quella regionale (13,9 miliardi) del 67,21% e quella comunale (5,8 miliardi) del 95,35%: un incremento particolarmente vistoso, quest’ultimo, per quanto le addizionali comunali – cresciute di pari passo con le riduzioni dei trasferimenti statali ai comuni - restino su importi complessivamente modesti.

Nello stesso periodo il numero di cittadini dichiaranti, cioè coloro che presentano la dichiarazione annuale dei redditi, dopo un periodo di riduzione dovuto anche agli effetti della crisi iniziata nel 2008 e protrattasi fino al 2014, è cresciuto leggermente fino al 2019 per poi scendere nel 2020 a 41.180.529 (-0,83 rispetto al 2019 e -1,49% rispetto al 2008). Dal 2021 è ripresa la crescita, con il +0,77% del 2021 e l'1,28% del 2022 (42,027 milioni di dichiaranti), che ha portato a superare per la prima volta il valore del 2008. 

Negli ultimi due anni è cresciuto anche il numero dei versanti, ovvero i dichiaranti che presentano una dichiarazione positiva e pagano almeno 1 euro di IRPEF, attestandosi a 32,373 milioni. Anche a causa degli effetti pandemici, nel 2020 il numero è sceso a 30,327 milioni (-2,68% sul 2019), che rappresenta il dato più basso della serie storica, molto lontano dal massimo 31,59 milioni del 2011 e ancora inferiore a quello di inizio serie nel 2008, per poi riprendersi nei successivi due anni raggiungendo il massimo nel 2022 con un +4,14% sul 2008. Nonostante il dato sia in crescita, occorre prestare ancora attenzione al fatto che se solo 32,373 milioni di abitanti su oltre 59 milioni presentano una dichiarazione positiva significa che poco meno della metà della popolazione è a carico di qualcuno, mettendo a rischio la sostenibilità finanziaria del nostro sistema di welfare sempre più costoso anche per effetto dei trend demografici in atto.

Figura 1 – Andamento del numero di contribuenti, versanti e ammontare IRPEF pagata negli ultimi 15 anni
(ammontare in miliardi)

Figura 1 – Andamento del numero di contribuenti, versanti e ammontare IRPEF pagata negli ultimi 15 anni (ammontare in miliardi)

Fonte: Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2024, Itinerari Previdenziali​

Ma come si è redistribuito il carico fiscale IRPEF tra le diverse classi di reddito nel periodo intercorso tra 2008 e 2022? Dall’analisi degli andamenti negli ultimi 15 anni, emergono tre fenomeni di particolare rilievo: un aumento di coloro che si dichiarano senza reddito (+462mila), un lieve aumento del numero complessivo dei contribuenti (+224mila) e una discreta crescita dei “versanti” (+1,286 milioni). Da sottolineare, inoltre, un robusto passaggio di dichiaranti dalle fasce più basse a quelle più alte, a incrementare così le cosiddette classi medie, a partire da quella con redditi tra 20mila e 29mila euro. Scendendo nel dettaglio, le prime classi di contribuenti fino a 20mila euro si riducono di 5,392 milioni, mentre quelle successive da 20 fino a 55mila euro aumentano di circa 4,856 milioni, a riprova di un positivo “slittamento verso l’alto” dei redditi più bassi che vanno a incrementare le fasce al di sopra dei 20mila euro. 

Tabella 1 – Confronto 2008-2022 tra il numero di contribuenti, versanti e ammontare IRPEF per scaglione di reddito Tabella 1 – Confronto 2008-2022 tra il numero di contribuenti, versanti e ammontare IRPEF per scaglione di reddito Fonte: Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2024, Itinerari Previdenziali​

Un fenomeno che riguarda non solo i dichiaranti ma anche i versanti, vale a dire coloro che pagano effettivamente almeno 1 euro di IRPEF: si riducono infatti di circa 4,095 milioni di soggetti le classi fino a 20mila euro, mentre salgono di 4,631 milioni per le classi successive fino a 55mila euro di redditi dichiarati, con un conseguente incremento dei versanti con un’imposta netta più alta. 

Questo quadro apparentemente positivo nasconde, però, alcune ombre. Esaminando gli importi versati per classi di reddito, emerge che i contribuenti fino a 20mila euro riducono il gettito dai 27,5 miliardi del 2008 agli 11,94 miliardi del 2022, con una diminuzione di 15,56 miliardi (circa -57%); i contribuenti con redditi da 20 a 29mila euro versano sostanzialmente la stessa cifra del 2008 (858.434 euro), mentre per tutte le classi successive aumentano sia i contribuenti sia l’ammontare versato. In particolare, per lo scaglione 29 -35mila si versano 7,10 miliardi in più (+44,57%); da 35 a 55mila, 13,59 miliardi (+49,41%) e da 55 a 100mila 8,6 miliardi in più rispetto al 2008 (+33,49%). Aumentano anche i contribuenti tra 100 e 200mila di 7,62 miliardi (+49,56%) e quelli oltre i 200mila euro di 9,67 miliardi (+80,56%).

È, dunque, vero che il gettito aumenta di 31,86 miliardi, ma si fa nel tempo sempre più marcata la divaricazione tra classi tanto che, nel confronto tra 2008 e 2022, le fasce fino a 29mila euro “perdono” 14,72 miliardi di imposte pagate, mentre per quelle da 29mila in su l’incremento è di 46,57 miliardi. Risultati che sembrano scontrarsi con la narrazione di molti media e di buona parte della politica circa un progressivo impoverimento delle classi meno abbienti: al contrario, i dati evidenziano una netta riduzione del carico fiscale a favore dei redditi fino a 20mila, che sono peraltro anche quelli che più beneficiano di bonus, detrazioni e altre forme di agevolazione. 

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

 4/11/2024 

 
 

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